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La scuola è sicuramente il tema caldo di queste ultime settimane. In un clima per molti ancora dominato dalla paura del contagio siamo sommersi da informazioni discordanti e di incertezze nella programmazione didattica. Quali sono gli scenari futuri? Dove stiamo andando in questa veloce trasformazione?
In una cultura medico-scientifica dove ancora prevale la separazione tra corpo e mente è ancora più difficile portare avanti istanze pedagogiche, psichiche, sistemiche, evolutive e sociali: sono considerate materie di serie b perché ormai ciò che conta è quantificare la salute e la vita, e non promuoverne i significanti qualitativi come la dignità, le prospettive personali fino a poterne cogliere anche gli aspetti immateriali.
La scuola ha bisogno di una gestione accurata e a lungo termine, oltre l’evitamento del rischio di contagio.
In una società sempre meno inclusiva, governata da logiche di mercato, le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi hanno sempre meno spazio e rilevanza. Ma quali sono le reali necessità dei minori? Se lo chiedono in molti, almeno tanti quanti stanno iniziando a riempire le piazze creando spazi di confronto e facendo reti tra docenti, dirigenti scolastici, genitori, medici e legali. Perché la gestione del futuro dovrebbe essere più partecipata e più informata. Ma vediamo intanto la situazione dal punto di vista medico-scientifico.
I dati scientifici
La dott.ssa Sara Gandini dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, esperta di epidemiologia e statistica, in una intervista a Radio Radicale già a giugno spiegava l’esito della revisione sistematica di tutta la letteratura scientifica pubblicata fino ad ora su individui da 0 a 18 anni per suscettibilità al SARS-CoV-2. Tutto ciò che è stato pubblicato in tutto il mondo e soprattutto in Europa e in Asia, e ciò che è emerso dagli aggiornamenti dei monitoraggi istituzionali risulta concorde sul fatto che la possibilità di contagio e di rischio malattia nei bambini è bassissima, anche in Italia dove però sta continuando un clima di paura con risvolti psicologici e sociali preoccupanti.
Concorde anche l’appello firmato da diverse scienziate, tra cui molte Top Italian Scientists, in cui si denuncia la poca scientificità con cui si è affrontato il problema e si richiede alla Ministra Azzolina di rivedere le linee guida (distanziamento fisico e mascherine) per il rientro a scuola incompatibili con il diritto educativo e con la salute psicofisica dei bambini e degli studenti.
D’altra parte sono molti i contributi di ricercatori, medici e psicologi sui danni dovuti al periodo di lockdown e alla gestione politica e mediatica della pandemia.
Oltre 700 tra psicologi e psichiatri hanno emesso un comunicato indirizzato alle istituzioni sugli effetti collaterali e sui pericoli che le azioni in programma per la riapertura a settembre hanno e potranno avere sulla salute mentale e sul benessere della comunità a 360 gradi. Il documento fondato su dati e ragionamenti scientifici valuta i danni psicologici, gli effetti della comunicazione contraddittoria e fondata sulla paura e la preoccupazione sulle conseguenze di una ripresa non sistematicamente ragionata.
Nel comunicato si parla di patogenesi della malattia mentale e di pericoli a lungo termine: “… A noi appare incomprensibile a livello logico di aver applicato in modo esasperato i principi di precauzione sanitaria per prevenire i possibili effetti di un virus e osservare la quasi negazione dello stesso principio per altri aspetti della salute come se i danni provocati da un virus fossero più rilevanti di quelli che riguardano l’equilibrio psichico e gli altri aspetti citati…”.
In una recente indagine condotta dal Gaslini di Genova sul periodo di quarantena, si rilevano problematiche comportamentali e sintomi di regressione nel 65% dei bambini minori di 6 anni e nel 71% di bambini e ragazzi compresi tra i 7 e i 18 anni.
Interessante anche l’indagine che il comune di Trento ha condotto con 21.626 questionari consegnati anche a migliaia di bambini e ragazzi (finalmente!) per capire di quali necessità avessero maggiormente bisogno e quali aspetti avessero sofferto di più durante la chiusura delle scuole.
I dati scientifici ed epidemiologici di contagiosità e pericolo relativi ai bambini sono chiari e non giustificano ritardi nella riapertura, misure di sicurezza (barriere fisiche, mascherine, distanziamento fisico) né le proposte di riduzione dell’orario o la didattica a distanza.
La riduzione dei servizi scolastici rischia di minare la salute psicofisica, l’apprendimento scolastico e la socialità delle future generazioni, soprattutto per i bambini e ragazzi provenienti da contesti più difficili.
Dispersione scolastica
A fine marzo la Ministra Azzolina aveva riferito che il 94% degli studenti era coinvolto nella DAD, didattica a distanza, invece la fotografia del Censis di fine Aprile ha registrato un dato che fa paura. La dispersione scolastica è superiore al 20%. Quindi i problemi pregressi sommati alla didattica a distanza imporrebbero azioni strutturali e non continuamente emergenziali.
Socialità e fiducia
La socialità è l’elemento cardine per una piena salute, per la costruzione del sé e per il diritto alla libertà di manifestare i propri talenti. Il senso della vicinanza e quello di appartenenza hanno bisogno dell’esperienza della fiducia. Le misure di sicurezza come mascherine e distanziamenti fisici minano alla base lo svolgersi delle tappe evolutive ed educative. Ed è questo che sta facendo mobilitare parte del mondo scolastico e civile.
Le mascherine impediscono la lettura dell’espressività del viso, forse la prima forma di linguaggio che si impara. La capacità di interpretare e quindi di assorbire informazioni permette di costruire man mano le aree corticali del cervello che sono alla base di qualsiasi capacità mentale, se no non ci si evolve. (1)
L’assenza di contatto fisico si accompagna al calo dell’umore, difficoltà a prendere peso, rallentamento nei processi di apprendimento, suscettibilità ad ammalarsi, iperattività ed aggressività. Al contrario sono anche ben conosciuti gli effetti straordinari del contatto e dell’abbraccio. (2)
La comunicazione fondata sulla paura che condiziona tutto l’asse di regolazione fisiologica costruisce memorie indelebili e incapacità di fare scelte ponderate.
I fattori di protezione
Solidea Bianchini, laureata in scienza dell’educazione, councelor e coordinatrice di servizi educativi per la prima infanzia, in una conferenza organizzata da Il Circo della Farfalla ci da qualche suggerimento.
«I fattori di protezioni dei minori sono relazioni solide, coerenza delle regole e gli esempi di autoregolazione. La capacità di essere resiliente vuol dire essere flessibili, poter esprimere creatività, autonomia, senso dell’umorismo, empatia, una base di attaccamento sicuro e la fiducia verso l’altro e il mondo. Se i bambini respirano un clima superficiale quello del “tutto andrà bene” si manda un messaggio incoerente, invece bisogna aiutare i bambini a ricostruirsi in altre forme affiancando nuove modalità di apprendimento per riattivare una propria organizzazione positiva: come sono, come mi sento…
I bambini hanno bisogno di movimento, del gioco libero e di contatto con la natura, con la terra, stando anche a piedi nudi. Anche per i più grandi non bisogna cedere al senso di prestazione, a voler recuperare ciò che si è perso, non hanno bisogno solo di compiti ma di una ampia gamma di proposte: devono potersi perdere nel tempo.
Gli adulti devono star loro accanto e non addosso, lasciarli liberi e coltivare l’autonomia e una esistenza individuale. Servono meno spiegazioni e meno prescrizione di regole anticontagio, non sminuire né esagerare superficialmente ma ascoltare. Ognuno è portatore di competenze deve informarsi, dialogare con le strutture scolastiche, partecipare e non delegare. Il lavoro deve essere congiunto tra famiglie, professionisti e istituzioni. In questo senso il patto di corresponsabilità proposto nelle linee guida ministeriali è una distribuzione della responsabilità del rischio di contagio anche sulle famiglie e potrebbe permettere di superare le rigidità ».
Il rapporto con le Istituzioni
La responsabilità riguardo alla possibilità del contagio è uno dei punti cruciali. Sembra che tra linee guida nazionali, regioni, comuni, dirigenti scolastici ci sia una relazione ambigua dove l’oggetto non sia la soluzione dei problemi ma la definizione dello spazio in cui potersi muovere senza subire ritorsioni legali o rischiare di essere incolpati per non aver fatto il possibile per evitare focolai.
Questo vale anche per le scelte sugli investimenti economici: non sul personale didattico o sulla messa in sicurezza delle strutture ma su oggetti che garantiscano il distanziamento. Inoltre il rischio di un aumento di oggetti di plastica, perché facilmente sanificabili, e di un’alimentazione basata sul cibo industriale è altissimo.
Tra le associazioni che più stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e che spingono per ottenere una riapertura a misura di bambino c’è La Scuola che Accoglie, costituita da più di 2000 docenti e dirigenti scolastici in tutta Italia. Sono stati tra i promotori della manifestazioni del 25 luglio, a Milano e in altre città italiane.
Chiara Tinuzzo, una delle docenti e delle referenti per il Piemonte: «La tendenza a voler promuovere la didattica a distanza, oltre il momento di crisi e per il futuro, impoverisce la funzione docente della scuola, manca la parte relazionale su cui si basa l’insegnamento per tutte le fasce evolutive e senza contare l’aspetto dei bisogni educativi speciali (BES) per quei ragazzi disagiati dal punto di vista economico e culturale.
Stiamo facendo rete anche con medici, psicologi, giuristi e avvocati per fare informazione e proteggere il diritto all’istruzione per tutti, anche per quelli che non vogliono omologarsi alle pressanti indicazioni sanitarie del governo. Tra il personale scolastico molti non accettano provvedimenti sanitari obbligatori come il vaccino antinfluenzale e i test sierologici che da diverse parti, tra società professionali e scientifiche, come la Fondazione Veronesi e la Società Italiana per la Medicina del Lavoro, indicano come inaffidabili. (3-4)
Sul sito de La Scuola che Accoglie stiamo raccogliendo tutto il materiale scientifico. Proprio l’altro ieri abbiamo pubblicato la diffida del Coordinamento Internazionale delle Associazioni per la Tutela del Diritto dei Minori (CIATDM) che chiede l’immediato scioglimento del Comitato Tecnico Scientifico “…che si è dimostrato manifestamente inadeguato al compito affidatogli, soprattutto per gli aspetti sanitari relativi alla gestione dell’emergenza.”»
Reti e movimenti stanno portando avanti iniziative di diverso tipo, con diversi linguaggi e sfumature.
Il Comitato Priorità alla Scuola ha già organizzato a giugno cortei in 60 città Italiane e ora invita, in piazza a Roma, la società civile per il 26 Settembre.
In Italia, unica in Europa ancora in stato di emergenza e che non ha mai riaperto le scuole anche dopo il crollo della curva epidemica (dati Istat), c’è voglia di ricostruire. Ci si trova però a dover fronteggiare problemi complessi, pregressi e strutturali come la costante marginalizzazione dei servizi formativi e una cultura della cura che si occupa del singolo rischio e non del vero determinante della salute, il sistema immunitario e tutto quello a cui è connesso: alimentazione, equilibrio psichico, buone relazioni, attività corporea, socialità, libera espressione di sé e realizzazione dei propri progetti con senso di amore e libertà.
Altre Fonti:
- Contributi sul ruolo del volto e della prossimità nella relazione educativa in età prescolare
- Danni psico-fisici da alienazione sociale
- Potential False-Positive Rate Among the ‘Asymptomatic Infected Individuals’ in Close Contacts of COVID-19 Patients
- Vaccinazione antinfluenzale. Utile o dannosa?
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