24 Lug 2020

Riscaldamento globale: capirlo, reagire, adattarsi

Scritto da: Clara Lobina

Il riscaldamento globale in corso è causato in larga parte da noi esseri umani. Come lo stiamo provocando e cosa stiamo facendo per scongiurare il punto di non ritorno e cercare di adattarci al nuovo scenario?

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Indice

Cos’è il riscaldamento globale
Cause del riscaldamento globale
Conseguenze del riscaldamento globale
Conseguenze del surriscaldamento in Italia
Rimedi contro il cambiamento climatico
Il punto di non ritorno
Cosa si sta facendo per il clima?
Quali sono le decisioni prese alla COP26 (Accordo di Glasgow)?
Altre iniziative contro il riscaldamento globale

Riscaldamento globale notizie quotidiano in fiamme
Fonte foto: Elvis Bekmanis su Unsplash

Cos’è il riscaldamento globale

Il riscaldamento globale è un graduale innalzamento della temperatura dell’atmosfera legato all’aumento della concentrazione di anidride carbonica e altri gas serra nell’aria. È ormai certo che noi umani abbiamo contribuito ampiamente a provocarlo bruciando enormi quantità di combustibili fossili per produrre energia.

Riscaldamento globale, dall’inglese global warming, è usato spesso come sinonimo di cambiamento climatico. In realtà, l’aumento delle temperature è solo un aspetto della crisi climatica in corso. Periodi di surriscaldamento e raffreddamento fanno parte della natura del nostro pianeta, quello a cui assistiamo oggi però è un fenomeno senza precedenti perché causato dalla nostra specie.

Tutto è iniziato nella seconda metà del Settecento con la rivoluzione industriale. Dal 1850 abbiamo misurazioni precise e da allora la temperatura media della Terra è andata sempre crescendo, con un aumento medio di 0.07°C per decennio e di circa 1°C nell’ultimo secolo. Ce ne siamo accorti soprattutto ultimamente, perché i 5 anni più caldi – dal 1850 in poi – sono venuti tutti dopo il 2015.

Il surriscaldamento globale comporta un incremento delle temperature medie e delle temperature massime. Ma a livello locale e temporaneo potrebbero calare anche le temperature minime, invernali e non. È probabile anche che si verifichino sempre più spesso ondate di calore estive di intensità crescente e fenomeni in cui si combinano temperatura e umidità estreme.

Senza interventi seri, si prevede che entro la fine del secolo la temperatura aumenti di 3-5 °C rispetto all’era pre-industriale, e modellizzazioni dell’IPCC mostrano che potremmo avere persino sottostimato l’aumento delle temperature. Intanto secondo la Nasa, il 2020 è stato l’anno più caldo di sempre.



L’Italia si sta scaldando a una velocità doppia rispetto a quella media del pianeta, come tutta l’area mediterranea. L’inverno 2020 è stato il più caldo degli ultimi trent’anni e uno dei più caldi in assoluto, con il 34% di precipitazioni in meno rispetto alla media del periodo.

Inoltre, in Italia e nel mondo, sono in aumento gli eventi meteorologici estremi (tifoni, uragani sempre più potenti, fenomeni estremi di calore e umidità) dovuti alla maggiore energia accumulata in atmosfera.

Il cambiamento climatico non è un problema per la Terra o per la natura, che si riorganizzeranno: è un problema per noi esseri umani, che abbiamo una capacità di adattamento limitata. Sulla stabilità climatica è nata e si è sviluppata la nostra stessa civiltà.

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Cause del riscaldamento globale

La principale causa del riscaldamento globale è l’attuale concentrazione di anidride carbonica nell’aria, a sua volta causata dalla liberazione di CO2 fossile. Infatti dal Settecento estraiamo dal suolo e bruciamo quantità crescenti di carbone, petrolio, gas. Il carbonio che tengono imprigionato da milioni di anni, nella combustione, si lega all’ossigeno trasformandosi in anidride carbonica.

Così la concentrazione di questo gas nell’atmosfera è passata dai 280 ppm dell’era preindustriale ai 417 ppm attuali, con effetti disastrosi perché si tratta di un gas ad effetto serra.

Effetto serra e gas serra

Cosa significa effetto serra?

Immagina un ambiente completamente vetrato: l’involucro lascia passare il calore del sole – che è una radiazione ultravioletta – ma trattiene il calore emanato dagli oggetti della stanza – che è una radiazione infrarossa. Il risultato è che finché i raggi del sole colpiscono le vetrate, la temperatura dell’ambiente tende ad aumentare.

I gas serra dell’atmosfera si comportano come il vetro nella stanza e grazie ad essi la Terra è abitabile: altrimenti la temperatura media sarebbe di -18°C. Ora però inizia a fare un po’ troppo caldo.

I gas serra che più influiscono sul riscaldamento globale di origine antropica sono:

  • Anidride carbonica
    Emessa nella combustione di carbone, gas, petrolio e derivati; liberata dagli alberi e dal suolo con deforestazione e agricoltura industriale. Responsabile del 63% del riscaldamento globale.
  • Metano
    È molto più pericoloso della CO2, infatti pur essendo meno presente nell’aria è responsabile del 19% del riscaldamento globale. Bovini e ovini digerendo ne producono grandi quantità.
  • Ossidi di azoto
    Emessi nella combustione di carbone, gas, petrolio e derivati, e liberati dai fertilizzanti azotati usati nell’agricoltura convenzionale, sono responsabili del 6% del riscaldamento globale.
  • Gas fluorurati e idrofluorocarburi
    Non esistono in natura, li creiamo noi esseri umani per usarli come isolanti, refrigeranti o nell’elettronica. Sono dannosissimi ma in parte in dismissione. 
Ciminiere di una raffineria emettono di gas serra responsabili del riscaldamento globale
Gas serra e altri inquinanti vengono emessi da uno stabilimento industriale. Fonte foto: Chris LeBoutillier su Pixabay

Insomma, possiamo anche dire che le principali cause del riscaldamento globale sono l’uso di combustibili fossili, la crescita del consumo di carne, l’agricoltura industriale e convenzionale e la deforestazione. Il tutto esasperato dall’incremento demografico.

Ma la situazione è questa anche perché abbiamo aggredito il pianeta in svariati modi, riducendo la sua resilienza. Abbattendo gli alberi e praticando un’agricoltura non ecosostenibile priviamo il suolo della sua capacità di mitigare il clima e favorire le precipitazioni, liberiamo nell’aria la CO2 contenuta nel terreno e negli alberi.

Il cambiamento climatico è lo specchio del nostro rapporto con la Terra.

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Conseguenze del riscaldamento globale

L’effetto più ovvio del riscaldamento globale è quella di rendere inabitabili vaste aree del pianeta per via di temperature incompatibili con la vita umana. C’è poi una lunga serie di conseguenze dirette e indirette, che tendono ad alimentarsi a vicenda:

  • Scioglimento dei ghiacci
    Sia i ghiacciai polari che quelli di montagna si stanno gradualmente riducendo. Poiché il ghiaccio riflette la radiazione solare, il mare e il suolo no, la Terra assorbirà progressivamente più calore.
  • Aumento del livello dei mari
    Il ghiaccio che si scioglie fa innalzare il livello degli oceani, che progressivamente sommergono parte delle coste. 
  • Acidificazione dei mari
    La concentrazione di CO2 non aumenta solo nell’aria ma anche nell’acqua, che diventa sempre più acida e aggressiva per molte specie, come conchiglie e coralli.
  • Desertificazione
    Nella regione mediterranea e nell’Africa meridionale aumenterà la siccità, forse anche in Europa, colpendo circa 500 milioni di persone. Lo dice l’IPCC nel rapporto Il cambiamento climatico e la terra
  • Eventi climatici estremi
    Il rapporto dell’IPCC afferma anche che con alta probabilità la frequenza, l’intensità e la durata degli eventi legati al calore, comprese le ondate di caldo estive, continueranno ad aumentare nel corso del 21° secolo. Così anche gli eventi che portano precipitazioni estreme. Non avremo solo estati torride ma anche inverni gelidi, dovuti allo spostamento a sud del confine tra aria polare artica e aria calda tropicale. Anche gli uragani diventano più intensi e frequenti, anche in aree in cui non erano comuni, per via di maggiori differenze di temperatura. 
Suolo arido e privo di vegetazione, una delle conseguenze del riscaldamento globale
Inaridimento del suolo e desertificazione. Fonte foto: Brad Helmink su Unsplash
  • Diffusione di malattie tropicali
    Dalle zone d’origine i patogeni si spostano verso zone a clima più mite aggredendo nuove specie animali e vegetali che non sono preparate a resistere, come già successo a palme e ulivi.
  • Migrazione di animali e piante
    Molte specie si stanno già spostando verso i poli o verso altitudini maggiori. Alcune specie migratorie partono in anticipo o diventano stanziali provocando temporanei scompensi negli ecosistemi, come l’invasione delle cavallette in Africa e Sardegna.
  • Danni sociali
    Effetti a catena sulla società dovuti a problemi economici, condizioni di vita sempre più precarie, cibo meno nutriente, possibili epidemie e diffusione di malattie veicolate da insetti anche in zone temperate, carestie.

Nel 2021, il sesto rapporto dell’IPCC ha confermato che queste previsioni sono fondate.

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Conseguenze del surriscaldamento in Italia

Il nostro paese è uno di quelli in cui le temperature stanno aumentando più velocemente. Questi sono i maggiori rischi per l’Italia:

  • Riduzione della qualità e quantità dell’acqua
  • Frane
  • Erosione e desertificazione
  • Siccità e incendi
  • Perdita di biodiversità
  • Problemi di salute causati dal caldo e dall’inquinamento, malattie infettive e infortuni legati alla calamità naturali
  • Problemi economici: avremo meno energia idroelettrica, meno turismo, agricoltura e pesca meno produttive.

Per saperne di più leggi la nostra Visione 2040 sul clima

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Rimedi contro il riscaldamento globale

Cerchiamo soluzioni, ma i cambiamenti climatici sono già in atto: possiamo cercare di mitigarli e di adattarci al meglio delle nostre capacità. Più che di rimedi al surriscaldamento globale parliamo di obiettivi da perseguire per limitare i danni:

  • Ridurre il più possibile le emissioni di gas serra. 
  • Risparmiare, riutilizzare e gestire meglio l’acqua.
  • Ri-organizzare il sistema sanitario perché sia pronto a prevenire e affrontare nuove problematiche.
  • Prevenire il dissesto idrogeologico.
  • Fare in modo che boschi e suolo stocchino la maggior quantità possibile di CO2 sottraendola all’atmosfera.
  • Preservare e incrementare la biodiversità e quindi la resilienza degli ecosistemi.
  • Passare al 100% di energia pulita entro il 2040.
  • Perseguire la sostenibilità ambientale e costruire un’economia circolare.
  • Aumentare la resilienza delle comunità.
  • Mettere in sicurezza i centri abitati, le infrastrutture, le coste
  • Mettere in piedi sistemi di monitoraggio, prevenzione dei danni e supporto alla decisione.
  • Informare le persone sui rischi e su quel che si sta facendo per limitarli.
  • Responsabilizzare i cittadini e  coinvolgerli nelle decisioni politiche attraverso processi partecipativi.
  • Organizzare corsi di adattamento climatico per aiutare i cittadini a sviluppare la resilienza climatica e sapere cosa fare in caso di eventi meteorologici estremi.

Siamo di fronte a problemi complessi e avremo bisogno del pensiero sistemico per trovare soluzioni che non creino danni maggiori dove meno ce l’aspettiamo.

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Vuoi sapere come fare la tua parte per limitare il riscaldamento globale e come adattarti al meglio ai cambiamenti ormai inevitabili? Leggi la nostra Visione 2040 sul clima.

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Il punto di non ritorno del cambiamento climatico

C’è una cosa che rende il cambiamento climatico ancora più pericoloso: il fatto che esistono probabilmente dei punti critici oltre i quali le conseguenze dei cambiamenti diventano indipendenti dal comportamento umano, quindi incontrollabili. Questo a causa di fenomeni che si autoalimentano, chiamati cicli di retroazione positivi. Ad esempio c’è il rischio che l’aumento delle precipitazioni in zone tropicali liberi CO2 stoccata nel suolo, che a sua volta genererebbe nuove piogge e così via. 

Ma quanto è vicino il punto di non ritorno?

Il Rapporto speciale sul riscaldamento globale di 1,5° C prevedeva il punto di non ritorno verso il 2030. E nel frattempo abbiamo fatto molto poco per correre ai ripari. Dal 1979 al 2017 sono raddoppiati i fenomeni in cui alta temperatura e umidità si uniscono creando condizioni in cui la specie umana non può sopravvivere. Sono stati locali e di breve durata, però si sono verificati 10 anni prima del previsto. Il punto di non ritorno potrebbe quindi essere molto vicino.

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Cosa si sta facendo per il clima?

Secondo gli esperti, gli obiettivi che gli stati si sono dati per rallentare il cambiamento climatico sono insufficienti, e per di più non rispettati. Infatti, per il Climate Action Tracker, l’unica nazione che sta portando avanti politiche coerenti con gli impegni presi è il Gambia.

Nel rapporto Emission Gap del 2021, l’UNEP (Programma dell’ONU per l’Ambiente) ha stimato che, in base agli impegni degli stati per la riduzione di gas serra, la temperatura media della terra salirà di 2.7°C entro la fine del secolo.

Un altro allarme è stato lanciato dal WMO (Organizzazione meteorologica mondiale o OMM): nonostante le dichiarazioni dei governi, i livelli di gas serra continuano a crescere, e si va verso un incremento medio della temperatura di 1.5°C-2°C. Neanche il rallentamento dell’economia legato alla crisi del Covid-19 ha influito significativamente sulle emissioni climalteranti.

Periodicamente i capi di stato si incontrano per concordare azioni per contenere la crisi climatica, in vertici mondiali che procedono a fatica per la difficoltà di conciliare il modello economico attuale con la sostenibilità ambientale.

Cosa sta facendo l’Europa

Pur non facendo abbastanza, tra le economie avanzate l’Europa è quella che si sta impegnando di più per contrastare i cambiamenti climatici. Il 14 Gennaio 2020 A Strasburgo è stato presentato il piano d’investimenti per il Green deal europeo 2050, il piano di transizione ecologica più ambizioso fin qui presentato da un continente per raggiungere le emissioni zero entro il 2050. Verranno stanziati mille miliardi di euro per:

  1. Migliorare l’efficienza energetica degli edifici.
  2. Riconvertire il settore energetico passando gradualmente alle rinnovabili.
  3. Modernizzare i trasporti. 
  4. Mitigare le crisi industriali legate alla decarbonizzazione e non penalizzare troppo alcuni stati la cui economia dipende molto dalle fonti fossili.

L’Unione Europea ha anche elaborato una strategia digitale per far sì che tutti i datacenter nel proprio territorio siano a emissioni zero, consapevole che un cloud ecosostenibile è sempre più necessario per rispettare gli obiettivi climatici.

C’è anche qualche piccolo segnale positivo sul fronte emissioni. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) tra il 1990 e il 2018 l’Europa ha emesso il 23.2% di gas serra in meno nell’atmosfera, con diminuzioni progressive di anno in anno. Nel 2018 il calo è stato del 2.1%, grazie alla transizione verso energia da fonti rinnovabili con chiusura di alcune centrali a carbone. Sempre troppo poco, ma meglio di niente.

Nel frattempo, l’emergenza Covid-19 ha dimostrato che gli stati quando vogliono possono prendere provvedimenti che fino al giorno prima erano impensabili. Come dice anche Luca Mercalli, se non si è fatto ancora abbastanza a livello politico è perché si ha paura di danneggiare l’economia, che domina la società anziché essere al suo servizio. 

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Accordi sul clima e COP

Le Nazioni Unite hanno iniziato ad occuparsi del clima nel 1992 col Summit della Terra di Rio de Janeiro, in cui è nata la Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico (UNFCCC). Da lì in poi  i paesi che hanno firmato si riuniscono quasi tutti gli anni nelle Conferenze delle Parti (COP) per discutere della situazione e dei provvedimenti da adottare. Alcune di queste conferenze hanno avuto scarsi risultati, altre hanno portato ad accordi storici come il Protocollo di Kyoto, del COP3 del 1997, un piccolo passo verso la decarbonizzazione.

Poi nel 2015 al COP21 c’è stato un altro passo avanti: è stato firmato l’Accordo di Parigi, con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura entro la fine del secolo ad un massimo di 1.5-2 °C rispetto ai livelli pre-industriali. I 2 gradi di aumento infatti sono stati stimati come soglia massima entro cui possiamo sperare di sopravvivere con una società simile a quella attuale. Un aumento inferiore a 1.5 gradi invece salverebbe anche piccole isole-stato del Pacifico e dei Caraibi, che altrimenti verrebbero sommerse.

Perturbazione estiva che incombe su un campo di cereali, possibile effetto del riscaldamento globale
Perturbazione estiva. Fonte foto: Yan Laurichesse su Unsplash

Purtroppo si è deciso di ridurre le emissioni solo dell’8% ogni anno, percentuale inadeguata a raggiungere l’obiettivo dei 2°C massimi di aumento della temperatura, abbandonando al loro destino i popoli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici. D’altra parte però, l’Accordo di Parigi prevedeva anche che i paesi ricchi versassero ai Paesi più poveri 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020 per aiutarli nell’adattamento e nella mitigazione climatica: cosa fatta in minima parte.

L’Italia ha ratificato l’accordo circa un anno dopo; mentre Usa e Cina hanno aderito formalmente prima dell’UE.

Da allora le conferenze ONU, compresa la COP25 di Madrid, hanno continuato ad arenarsi sul mercato delle quote di CO2 e i limiti di emissione per i singoli stati. Qualche piccolo passo avanti è stato fatto con la COP26.

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Quali sono le decisioni prese alla COP26 (Accordo di Glasgow)?

A novembre 2021, i leader mondiali si sono di nuovo riuniti per discutere delle azioni necessarie per arginare il riscaldamento globale e hanno firmato un documento chiamato Glasgow Climate Pact. Queste sono le decisioni prese dalla COP26 e i principali contenuti dell’accordo:

  • I governi si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra del 45% entro il 2030 e azzerarle totalmente entro la metà secolo, per non superare gli 1.5 °C di innalzamento della temperatura.
  • I “paesi ricchi” e meno colpiti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici hanno accettato di raddoppiare – almeno – gli aiuti economici ai paesi più svantaggiati rispetto ai livelli del 2019. Ma c’è da dire che ancora non è stata elargita la maggior parte dei contributi promessi con l’Accordo di Parigi.
  • Gli stati si impegnano ad avviare una fase di graduale abbandono del carbone come fonte energetica. Anche in questo caso, non sono stati definiti né limiti né scadenze. 

In sostanza, l’unico obiettivo misurabile previsto dall’accordo della COP26 è quello della riduzione delle emissioni. E non sono state definite le azioni necessarie per arrivarci. Sappiamo che per farlo bisognerebbe adeguare entro l’anno gli obiettivi di riduzione delle emissioni delle singole nazioni (Nationally Determined Contributions o NDC), ma questo punto è stato rimandato alla COP27 del 2022.

Leggi di più su cosa è successo a Glasgow e sui risultati della COP26

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Altre iniziative contro il riscaldamento globale 

Vista l’inerzia dei governi, c’è chi si attiva per diffondere la consapevolezza del problema climatico e per pretendere interventi.

Nel 2018 è nato Fridays For Future, movimento ispirato da Greta Thunberg che ha portato in piazza milioni di persone negli scioperi globali per il clima, per chiedere ai governi di fare finalmente qualcosa di serio per contrastare il riscaldamento globale. 

Sempre nel 2018 è nato Extinction Rebellion (XR), un movimento internazionale, “dal basso”, nonviolento, fondato in Inghilterra in risposta alla devastazione ecologica causata dalle attività umane, basato sui risultati scientifici. Il movimento chiama alla disobbedienza civile nonviolenta per chiedere ai governi di invertire la rotta che ci sta portando verso il disastro climatico e ecologico.

Ogni anno si tiene in contemporanea in tutto il mondo Climathon, una maratona di idee su come rendere le città più sostenibili e resilienti al cambiamento climatico.

È in atto un movimento mondiale che invita le persone a fare Fossil Fuel Divestment, cioè disinvestire dalle aziende che sfruttano i combustibili fossili per supportare invece chi produce energia da fonti rinnovabili. Nel nostro paese, l’Italian Climate Network ha promosso la campagna DivestItaly.

Come società, non riusciamo a vedere il pericolo che incombe. La Grande Cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile, mette in luce come l’arte e la cultura occidentali creino intorno agli oggetti un immaginario che ci porta a desiderarli, mentre si occupano raramente del futuro dell’umanità.

Strisce rosse e blu rappresentano l'incremento delle temperature in Italia dal 1901 ad oggi
Andamento delle temperature in Italia dal 1901 ad oggi, in una grafica di Ed Hawkins. Fonte foto: ShowYourStripes

C’è chi si affida all’arte e al potere delle immagini per comunicare il riscaldamento globale, come il climatologo Ed Hawkins, che nelle sue Warming Stripes rappresenta l’andamento delle temperature con strisce blu e rosse. L’artista Sara Michieletto invece fa leva sulle emozioni e comunica i cambiamenti climatici attraverso la musica col suo progetto Emotion for Change.

Questo articolo contiene link sponsorizzati a Terra Nuova e Macrolibrarsi. Se acquisti attraverso questi link, noi guadagniamo una piccola percentuale che ci permette di continuare a raccontarti l’Italia che cambia.

Un Green New Deal Globale
Il crollo della civiltà dei combustibili fossili entro il 2028 e l’audace piano economico per salvare la Terra
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