13 Lug 2020

Il riciclo della plastica segna il riscatto di una comunità in Etiopia

Scritto da: Alessandra Profilio

Favorire il riciclo e la riduzione dei rifiuti plastici coinvolgendo e sensibilizzando l'intera comunità, migliorando le condizioni socioeconomiche della popolazione e innescando un profondo cambiamento culturale. A tal fine CIFA ha realizzato ad Awassa, in Etiopia, il progetto 100% Plastica i cui risultati saranno presentati in una conferenza online in diretta su Facebook mercoledì 15 luglio.

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Donare un futuro migliore agli abitanti più vulnerabili di Awassa, in Etiopia, monetizzando il riciclo dei rifiuti provenienti dall’isola di plastica del lago e dalla città. Con questo obiettivo l’organizzazione CIFA for People ha realizzato tra l’aprile 2017 ed il luglio 2020 il progetto 100% Plastica co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e dell’agenzia di sviluppo tedesca Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit (GIZ).

Finalizzato a trasformare la raccolta e il riciclo dei rifiuti plastici in fonte di reddito per i raccoglitori, il progetto ha portato alla creazione nella città di Awassa di una filiera innovativa del riciclo del PET, capace di coinvolgere l’intera comunità e di contribuire ad uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, innescando un profondo cambiamento culturale e sociale.

100 per cento Plastica Favil
Foto tratta dal sito di CIFA

Attualmente la gestione dei rifiuti solidi ad Awassa, in Etiopia, è critica. L’utilizzo del PET è cresciuto esponenzialmente a causa dell’aumento dei consumi di acqua e di bibite in bottiglie di plastica a discapito del vetro. A questa crescita non è seguito un potenziamento del sistema di raccolta e riciclo dei rifiuti. Risultato? Una grande isola di plastica minaccia la biodiversità del lago della città e l’accumulo di rifiuti per le strade e nelle fogne, provocando continui intasamenti dei canali, inondazioni e aumento della sterilità del suolo. Inoltre, la pratica di bruciare i rifiuti aumenta i rischi per la salute.

In questo scenario si inserisce il progetto di CIFA pensato per migliorare la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti solidi, farne una fonte di reddito addizionale per i raccoglitori e, al contempo, creare un’occasione di apprendimento e riflessione sui danni creati dalla plastica per l’ambiente e per l’intera comunità.

«Siamo rimasti tutti molto sorpresi positivamente da questa esperienza – ci ha raccontato Nadia Rossetto, responsabile dei progetti in Etiopia per CIFA – Principalmente perché l’iniziativa, nata dal no profit, ha previsto un partenariato con il profit, ovvero con un’azienda che si occupa del riciclo del pet in Etiopia e si è occupata delle bottiglie raccolte dai raccoglitori».

Oltre alla creazione e attivazione del nuovo centro di raccolta della plastica e alla realizzazione di un piano logistico efficiente, sono state impiegate 400 persone come raccoglitori, con una forte prevalenza di donne. «Anche in questo caso – continua Nadia Rossetto – CIFA ha perseguito come obiettivo lo sviluppo socioeconomico delle categorie più fragili. Ad Awassa siamo andati a lavorare con i raccoglitori di rifiuti urbani, una fascia di persone molto povera. Abbiamo previsto una fase di formazione sul diritto del lavoro e la sicurezza, per rafforzare, dare dignità e far acquisire a questa categoria di lavoratori consapevolezza dell’importanza del loro ruolo per la comunità».

100 per cento Plastica Selemawit
Foto tratta dal sito di CIFA

Il progetto ha previsto anche molte azioni di sensibilizzazione e formazione nelle scuole coinvolgendo, con giochi e laboratori sulla plastica, circa 30.000 studenti delle scuole primarie e secondarie. Sono stati organizzati anche degli eventi comunitari più ampi è si è creata cosi un’onda che ha coinvolto tutta la comunità. «Durante questi tre anni di progetto è cambiata la percezione della popolazione rispetto alla tutela dell’ambiente».

«Noi di Cifa – continua la project manager dell’organizzazione – abbiamo supportato e monitorato tutti i processi nei tre anni ma già durante l’ultimo anno di progetto ci siamo resi conto che la raccolta e vendita della plastica è andata avanti anche senza un nostro ruolo forte: la nostra mediazione, in altre parole, si è resa sempre meno necessaria».

«Se prima la raccolta dei rifiuti era fatta da raccoglitori informali che andavano porta a porta dalle famiglie che davano un contributo e poi tutte queste persone andavano in discarica a portare i rifiuti, con questo sistema i raccoglitori si sono organizzati in associazioni riconosciute dalla municipalità.

Di fatto abbiamo diminuito il volume dei rifiuti che finiscono in discarica tramite il riciclo di una parte di questi. Inoltre spontaneamente sono state avviate altre catene del riciclo di altri tipi di plastica e altri materiali. Non abbiamo cambiato il loro sistema di rifiuti ma siamo intervenuti nel migliorarlo e rafforzarlo. Al contempo abbiamo promosso la tutela del territorio ed il miglioramento socioeconomico di una comunità», conclude Nadia Rossetto.

CIFA ha scelto di raccontare questa esperienza di successo in una conferenza online in diretta su Facebook, aperta alla partecipazione, dal titolo “Il riciclo in Etiopia: la cooperazione tra profit e no profit per la creazione di valore sociale ed economico”. L’appuntamento è fissato per mercoledì 15 luglio, dalle ore 09:00 alle ore 13:00, con un programma ricco di contributi dedicati al tema dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale.

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