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Lo si legge ovunque (il che significa che lo scrivono in tanti) e, complice il lockdown, comincia a essere una lettura “più interessante” perché abbiamo toccato con mano che effettivamente i nostri business e le modalità con cui li svolgiamo sono costantemente perfettibili.
Il lockdown ha evidenziato le fragilità delle nostre organizzazioni. Se proprio vogliamo vedere uno lato positivo della pandemia è che il periodo di stop ha costretto molti imprenditori a farsi nuove domande e innescare riflessioni inedite su come portare avanti la propria attività.
La settimana scorsa abbiamo incontrato una ventina di imprenditori/imprenditrici e molti hanno raccontato di come si sono ritrovati a farsi venire nuove idee, rimboccarsi le maniche e realizzarle. Ci sentiamo ancora fragili, perché il virus non se n’è andato e la domanda che ronza sottile e continua dentro alle teste di tutti è: come sarà in autunno?
Allora meglio prepararsi e innovare. Già, ma come? Da dove partire, soprattutto ora che le risorse finanziarie scarseggiano, la burocrazia incombe e le persone a disposizione per effettuare un triplo salto carpiato sono sempre le stesse?
In questo articolo non troverete un consiglio pratico su quale sito internet inserire la vostra idea e capire se vi daranno soldi per realizzarla ad un tasso stracciato o addirittura a fondo perduto. No, questo se volete ve lo spieghiamo in consulenza, ma garantiamo che non è sufficiente per innovarsi. La vera ricetta dell’innovazione porta con sé un ingrediente vincente e si chiama: desiderio di contaminazione.
Se rimaniamo chiusi nei nostri uffici, nelle nostre fabbriche, nei nostri cantieri e non alziamo la testa, non ci lasciamo contaminare dalle esperienze degli altri, dalla conoscenza delle “novità” a cui poter attingere, non esisterà reale innovazione, ma solo tentativi di “fare qualcosa di diverso che io non so fare e non so come fare”. Questa non è innovazione: è solo un ghiotto piatto su cui vorranno mangiare tanti consulenti pronti a raccontarvi la loro mezza verità. Lasciate perdere, non credete a nessuno di loro.
Lasciamoci contaminare, cerchiamo una nuova visione “nel mondo”. Vi lasciamo con una bellissima frase che un imprenditore ci ha donato alcuni giorni fa dopo averci raccontato delle sue attuali fatiche: “L’impresa è come un gruppo di persone che lancia un sasso nel fiume e CREDE che questo cambierà il movimento dell’acqua. Ma le nuove imprese oggi sono molto di più di questo: sono quelle che riescono ad aprirsi all’altro”.
Contaminandosi, raccontandosi, creando sinergie, riscoprendosi come persone in grado di darsi la mano (per ora metaforicamente!) e guardare assieme il fiume delle difficoltà di questo periodo. Il primo passo verso l’innovazione? Aprire la porta della propria impresa.
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