3 Lug 2020

“Orto del Piazzo”, un luogo per incontrarsi e coltivare cibo sano e locale

Al Piazzo - il nucleo più antico di Biella - su un’altura a ovest del centro cittadino, dalla sinergia delle associazioni Let Eat Bi, White Rabbit e Harambee, sta nascendo il progetto che tornerà a rendere produttivo un antico terreno, impiegando le risorse messe in campo da soggetti in temporanee situazioni di fragilità. L'iniziativa, che nel tempo potrebbe ospitare incontri pubblici o didattici, consiste nel dare la possibilità ai cittadini di affittare parti di questo appezzamento - di cui si occuperanno le tre realtà del territorio - ricevendo la verdura che nascerà nell'orto.

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Un giardino di cui fare esperienza con tutti i sensi, un luogo in cui riprendere contatto con la natura e i suoi frutti, osservandone i colori e immergendosi nei suoi ritmi e profumi: sono queste, in sintesi, le caratteristiche chiave dell’iniziativa Orto del Piazzo, ideato come un luogo per incontrarsi e produrre cibo sano e locale.

Grazie al progetto Let Eat Grow 2.0, finanziato da Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, tre realtà biellesi – Let Eat Bi, White Rabbit Event e Harambee – stanno facendo fiorire questa iniziativa. Come specificato da chi si occupa del progetto, l’obiettivo è ricostituire una comunità attiva e propositiva che si ritrova negli stessi valori: l’inclusione, il rispetto della natura, l’importanza della cura e del riuso della terra e delle sue risorse. «L’Orto del Piazzo – si legge sulla pagina Facebook – è un Terzo Paradiso nel territorio biellese, dove l’incontro tra città e campagna, tra uomo e natura produce cibo, bellezza e buone pratiche».

Prima di scoprire i dettagli di questa novità, ripercorriamone la nascita: la genesi si deve al progetto Terre Abbandonate di Let Eat Bi, nato con l’obiettivo di mettere in contatto i proprietari di terreni incolti (inseriti nel Catasto dei Terreni) con chi è interessato a coltivare un appezzamento ma non lo ha a disposizione (Anagrafe dei Coltivatori). Attraverso una piattaforma raccoglie una mappatura dei terreni abbandonati disponibili e mostra tutti i coltivatori interessati ad ‘adottare’ un terreno abbandonato.

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«Crediamo che questo progetto – viene sottolineato nel sito – possa portare allo sviluppo di buone pratiche di cura, difesa e valorizzazione del territorio locale, incentivando la creazione di legami sociali duraturi e lo scambio di saperi tra generazioni e culture diverse». È nel contesto di questa iniziativa che il 28 maggio 2019 Mauro Palladino e Margherita Palladino hanno messo a disposizione di Mauro Lombardi (presidente di Harambee) e Riccardo Gambi (dell’associazione White Rabbit) il loro terreno situato nella collina del Piazzo.

Il terreno, prima incolto, ora sta tornando a fiorire. Ma quello che poteva essere un semplice scambio ha dato vita a un nuovo progetto all’insegna dell’inclusività e del cibo sano e locale. Dal terreno, infatti, si stanno realizzando diversi orti, in cui verrà coltivata la verdura che gli associati potranno consumare settimanalmente ritirandola al campo. Un’operazione che a breve sarà curata a 360 gradi da un’associazione temporanea di scopo, formata da Let Eat Bi (capofila del progetto che si occuperà della comunicazione con il coordinamento di Armona Pistoletto), White Rabbit Event (il referente Riccardo Gambi è intestatario del terreno) e Harambee (che si occuperà del personale, dei volontari e, grazie al partenariato con CISSABO, dei tirocinanti). Ai nostri microfoni è intervenuto il presidente di quest’ultima realtà, Mauro Lombardi: «Abbiamo 5 terrazzi – spiega – dove coltiveremo verdura con un sistema specifico, ma realizzeremo anche uno speciale orto giardino del Terzo Paradiso, composto da fiori e piante aromatiche. Sarà un’opera naturale che dovrà coinvolgere i cinque sensi. Non solo, il nostro desiderio è che l’Orto del Piazzo diventi un luogo d’incontro o un posto che la gente possa frequentare».

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Per quanto riguarda la parte agricola, si struttureranno aree di terreno da 30 metri quadrati ciascuna, che i cittadini potranno affittare (modalità e dettagli saranno svelati al momento del lancio del sito). Con quella cifra l’orto diventa, per un periodo limitato, del temporaneo proprietario. Quest’ultimo darà il nome al terreno e riceverà, senza far nulla (o se vorrà lavorandoci in prima persona), una o due volte alla settimana la verdura del proprio appezzamento. Sì, perché della gestione pratica dell’orto si occuperà Mauro Lombardi dell’associazione Harambee con tirocinanti e volontari. «Attualmente – ha aggiunto – i terreni disponibili sono una dozzina, ma il progetto se avrà successo potrà essere replicabile in altre zone». In questa parte dell’iniziativa l’impronta di Let Eat Bi è molto marcata: si punta a offrire cibo sano, locale e stagionale, con prodotti all’insegna della sostenibilità.

A livello pratico come si può aderire a questa iniziativa affittando un terreno? Innanzitutto si incontra il team del progetto, che poi consiglierà le colture più indicate in base alla stagione. L’affittuario potrà quindi affidarsi ai suggerimenti oppure specificare eventuali preferenze o ortaggi da non seminare, tutto in base alle proprie esigenze. «Lo spazio di 30 metri quadrati che proponiamo – specifica il presidente di Harambeee – è ideale per una famiglia con un bambino, ad esempio. In caso di nuclei più numerosi, è possibile affittare anche più zone insieme. Tutte le aree saranno comunque chiuse al pubblico, solo chi ci lavora e chi affitta può accedervi. Sarà una sorta di condominio dove ognuno ha il suo alloggio/spazio, ma con una portineria». Mauro Lombardi si sofferma poi una delle parole chiave dell’iniziativa, la sostenibilità: «La verdura che proporremo sarà ovviamente naturale, frutto di un lavoro organico senza prodotti chimici. Tutto al contrario della grande distribuzione…».

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Come detto, inoltre, l’Orto del Piazzo si contraddistinguerà anche per una proposta che va oltre l’ambito agricolo: l’idea delle associazioni coinvolte è quella di attivare una serie di iniziative – sempre vicine ai temi cardine del progetto – che possano coinvolgere un ampio target di pubblico. Un bacino d’utenza che includerebbe, ad esempio, soggetti interessati a iniziative didattiche e scolastiche, incontri, eventi, conferenze e molto altro ancora.
Il progetto, dopo un anno, sarà presto pronto a cogliere i primi frutti. Una linfa alimentata dalla squadra che opera nel dietro le quinte, come testimonia l’ultimo post nella pagina Facebook del progetto, che riporta, per sottolineare questo aspetto, un antico proverbio Keniota: «Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme».

Articolo tratto da Journal cittadellarte

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