2 Lug 2020

IC3 Modena: la scuola digitale in cui luci e colori risvegliano l’anima – Scuola Che Cambia #6

Scritto da: Daniel Tarozzi
Riprese di: DANIEL TAROZZI, PAOLO CIGNINI, DANILO CASERTANO
Regia di: DANIEL TAROZZI

Oggi il camper alla ricerca della scuola che cambia si è fermato a Modena. Qui abbiamo visitato una scuola media straordinaria in cui il digitale è messo al servizio di un modello educativo incentrato su autonomia, fiducia e responsabilità. E i risultati non hanno tardato ad arrivare.

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Emilia-Romagna - Sesta tappa del viaggio che ci porta a scoprire nuovi modelli educativi, nuova scuola changemaker scelta da Ashoka. Da Firenze ci siamo spostati a Modena e per la precisione alla scuola secondaria di I grado dedicata a “Piersanti Mattarella” parte dell’Istituto Comprensivo 3.

Siamo in una scuola digitale, eppure quello che mi sorprende – appena entrato – è un esplosione di luce, colori, allegria. Sono emozionato. Grandi vetrate, pareti dipinte, mobili colorati, banchi colorati, libri colorati, vetri colorati. C’è persino un impianto fotovoltaico. Giovani ragazzi e ragazze ci sciamano intorno spostandosi da un aula all’altra. Qui le classi appartengono agli insegnanti e sono gli alunni a spostarsi a ogni ora. In questo modo, ci racconta una professoressa, i ragazzi entrano in classe “in punta di piedi”.

Mentre parliamo sentiamo delle voci che ci raggiunge in ogni corridoio. Appartengono a due studentesse che gestiscono una radio pomeridiana e la mattina mandano “in onda” in tutta la scuola degli annunci. Ora stanno invitando i ragazzi a contribuire a tenere puliti i corridoi. Poco dopo parliamo con una bidella che ci spiega come dopo il primo mese, gli studenti (parliamo di scuola media!) capiscono che qui vengono responsabilizzati e smettono di sporcare iniziando anzi a pulire.

modena 1

Ogni studente ha un suo armadietto, come nei film americani. La parola chiave, qui, è autonomia, accompagnata da un costante invito all’ascolto. E i ragazzi, intervistati da noi, ci raccontano come sentire la fiducia dei più grandi li renda felici. Ovviamente ci sono delle regole, ma le insegnanti cercano di condividerle piuttosto che imporle. «Il tentativo – ci spiegano – è educare a scoprire dentro di sé la direzione».

Ovviamente niente lezioni frontali. I banchi sono rotondi (esagonali forse?). Ogni studente ha un tablet e ci sono grandi lavagne elettroniche. Sì, ci siamo arrivati al digitale di cui parlavo in apertura. Ma un digitale che si integra con la natura, con la responsabilità, con la media education. L’obiettivo è superare le dicotomie, mettere insieme natura e cultura per educare il cittadino.

A un certo punto il Preside Barca e alcune insegnanti hanno iniziato a eliminare alcuni libri di testo, sostituendoli con supporti digitali o esperienziali e i risultati non hanno tardato ad arrivare. Il tablet è visto come uno strumento di accompagnamento alla didattica e non fine a se stesso. Gli studenti sono invitati “a crescere condividendo il sapere”, come richiesto dal cooperative learning. Tutto viene proposto come occasione di piacevole apprendimento. «Non dico che non bisogna faticare – ci spiega un’altra insegnante – ma allo stesso tempo ci si può divertire!».

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L’entusiasmo degli insegnanti è l’altra caratteristica che mi sorprende in questo istituto. E forse non è un caso. Fin da prima che questa sede venisse inaugurata, infatti, il corpo docente si è autoselezionato. Chi lavora qui lo ha scelto, ha scelto di scommettere su un diverso modello educativo, un diverso approccio alla scuola, ed è stato coinvolto nelle scelte e nella conseguente operatività. I risultati sono davvero impressionanti. Al momento il Mattarella ospita trecento studenti, ma ogni anno – con dolore – il Preside Barca è costretto a rifiutare alcune iscrizioni per mancanza di posti.

Per questo è fondamentale che anche questa esperienza venga presto replicata altrove. «Possiamo farcela – mi confida un’insegnante. Siamo una comunità educante. Possiamo realizzare qualsiasi obiettivo, ma per farcela dobbiamo essere tutti alleati».

Volete toccare con mano quanto vi ho appena raccontato? Che aspettate? Tornate all’inizio di questo articolo e guardate il mini-documentario che racchiude l’esperienza!

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