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Genova - Frutto di un’attiva complicità tra diverse realtà associative genovesi, attive nella tutela ambientale, A thousand trees project intende sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza delle aree verdi sul territorio urbano, in chiave ecologica, ma anche di fruibilità.
«Gli alberi sono simbolo di vita e di forza, oltre a essere uno degli strumenti naturali più efficaci per combattere i cambiamenti climatici – esordisce Matteo Ciappina, uno dei due ideatori del progetto – e quindi abbiamo deciso di piantarne non uno, ma mille!». Il luogo scelto per la piantumazione è stato il monte Moro, devastato da violenti incendi tra il 2016 e il 2018 (tremendo quello del 2017).
L’idea, dopo una mobilitazione social, è diventata poi un progetto strutturato, successivamente autorizzato tramite un patto di collaborazione siglato con il Municipio territorialmente competente, che ha dato ufficialmente il via all’acquisto dei primi lotti di piantine. «L’iniziativa è stata coordinata proprio dall’ufficio tecnico del Municipio Levante – prosegue Ciappina – perché il nostro intento non era solo quello di recuperare il verde dell’area, ma, soprattutto di rendere partecipi nella protezione dell’ambiente anche le istituzioni, oltre che i cittadini».
A partire da ottobre, i piccoli arbusti di frassino, leccio, roverella e corbezzolo sono stati accomodati nella terra, con cura, dalle mani dei tanti volontari che si sono susseguiti di domenica in domenica, e sono stati aiutati a crescere, grazie alle settimanali “scarpinate” sul Moro, nel corso dei mesi invernali. Perché sono state scelte proprio queste piante? Innanzitutto perché sono autoctone, della macchia mediterranea, e perché particolarmente efficienti in caso di incendio. «D’altronde – mi spiegano i ragazzi – è meglio che il bosco sia vario: con queste specie eventuali incendi si propagano più lentamente, inoltre il corbezzolo ha la proprietà di rigenerare velocemente nuovi getti (i “polloni”)».
L’attività di riforestazione è stata naturalmente interrotta dal lockdown, ma a maggio i ragazzi hanno ricominciato a occuparsi degli alberi in crescita, non più in gruppo, ma individualmente. Strappare erbacce, pacciamarle, ricreare le canalette dell’acqua e soprattutto a bagnare le piantine sono le attività previste in questa fase di cura e crescita.
Proprio in questi giorni un piccolo gruppo di volontari è salito in collina, con le taniche di acqua per abbeverare le giovani piante e studiare una strategia di approvvigionamento idrico più funzionale. «La stagione estiva e un eventuale eccesso di caldo – spiegano alcuni volontari – ci preoccupano molto, quindi, è importante continuare ad aver cura degli alberelli che abbiamo messo a dimora nel corso dei mesi passati, grazie all’aiuto di molte persone, che speriamo continuino a collaborare con noi».
Progetti come questo, dal forte valore didattico di cura del nostro pianeta, hanno visto la partecipazione anche di numerosi bambini, tra cui la mia quasi treenne, incuriosita ed estremamente attirata dal lavorìo di tutti i presenti. I bambini sono piccoli, ma vivaci, attori del cambiamento. «L’obiettivo è proprio di far evolvere il progetto coinvolgendo le scuole, – spiega Gaia, una volontaria – proponendo laboratori in classe, con materiali di riciclo, e delle uscite sul Monte Moro, per insegnare ai piccoli partecipanti come si accomodano le piantine e spiegando la tipologia degli alberi scelta».
In vista del traguardo dei 1000 alberi, i giovani attivisti organizzeranno nel mese di Settembre un evento con festa, a cui saranno invitati tutti i volontari che nel corso dei mesi hanno partecipato e anche chi vuole conoscere il progetto e quale sarà la sua evoluzione. «Presto potremo rivederci per festeggiare l’innesto della piantina numero 1000 e, con la stessa forza dei nostri alberi, ci saluteremo guardando al domani e al percorso appena concluso!» sorridono.
Il progetto è replicabile in altre zone urbane. La speranza è che A thousand trees project non si esaurisca sul Monte Moro e che, anzi, funga da fonte d’ispirazione anche per altri quartieri.
L’entusiasmo e la mobilitazione che si sono generati in questi mesi può aver innescato una piccola grande miccia a Genova.
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