L’importanza dell’immaginazione per costruire noi stessi e il mondo che vogliamo
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L’immaginazione è per l’essere umano il canale di conoscenza più libero e prezioso in quanto permette di accedere a tutto ciò che è irraggiungibile attraverso la logica e il giudizio. Ampliando la nostra visione e la capacità di progettare il futuro, questa facoltà può avere un impatto positivo sul mondo, oltre che sulla costruzione ed evoluzione di noi stessi. Ne abbiamo parlato con il filosofo e scrittore Matteo Ficara che abbiamo avuto il piacere di intervistare nuovamente in occasione della recente uscita del suo libro “Andata e ritorno“.
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Istruzioni per il viaggio immaginale |
Che cos’è l’immaginazione e perché hai deciso di dedicare a questa buona parte della tua ricerca?
Non ho deciso io di iniziare a lavorare sull’immaginazione, è capitato: in alcune pratiche immaginative, mi sono imbattuto nelle Stanze dell’Immaginazione – un metodo di pensiero che ho poi scoperto, strutturato e iniziato ad insegnare – e da lì è iniziata la mia avventura con l’immaginazione. Una facoltà alla quale – nel tempo – ho dato molti nomi e molte forme. Ad oggi posso dire che l’immaginazione è la facoltà di pensiero che ci permette di scoprire cose nuove: ci fa espandere la coscienza in territori altrimenti irraggiungibili, al di là del confine della ragione, dove poter ampliare visioni, intuire idee, scorgere futuri.
Come nasce il tuo libro “Andata e ritorno” e di cosa parla?
L’idea di un manuale tascabile in cui raccogliere in modo semplice gli oltre 10 anni di ricerche e pratiche che ho fatto su pensiero e immaginazione, l’ha avuta il mio editore, Spazio Interiore di Roma. Idea che ho abbracciato con piacere. Ho scritto il libro con un triplice scopo: discernere il pensiero dal mentale, illustrare che l’immaginazione è la nostra capacità di pensiero più evoluta, insegnare ad usare le nostre principali facoltà di pensiero nel modo più semplice e proficuo. Per questo ho inserito una mappa dei territori del pensiero e le regole per esplorarli.
Cosa differenzia l’immaginazione dalla fantasia e dalla creatività?
Esistono molte idee di “creatività”: quella manuale pratica di un artista (che è una techne) e quella ideativa del “generare idee nuove ed utili”, che ne è a fondamento. Per come la vedo io, nell’atto creativo possiamo usare più facoltà, come ad esempio la fantasia (che ci permette di ricombinare delle immagini già presenti nel nostro immaginario), come anche l’analisi (che ci permette di discernere tra aspetti differenti usando la logica). L’immaginazione, invece, non si basa su qualcosa che c’è già, ma ci permette di intuire, di vedere scoprire idee nuove. È questo che la differenzia da tutte le altre facoltà.
“L’Immaginazione apre le porte ad esperienze profonde del Sé e rende possibile la formazione stessa del Sé”, ha affermato Carl Gustav Jung. In che modo, l’Immaginazione, rende possibile la formazione stessa del Sé?
Rispondo con un esempio: quando i nostri genitori ci leggevano le fiabe, noi non solo le ascoltavamo, ma le vedevamo, ci immedesimavamo in esse, immaginandole. Le ricerche sui neuroni specchio dicono che quando vediamo qualcuno fare una specifica azione, nel nostro sistema si attivano gli stessi centri. Qualcosa di simile accade se immaginiamo quelle azioni o delle situazioni: se immaginiamo di stare in riva al mare, possiamo sentire la sabbia tra le dita, il rumore delle onde e forse anche la sensazione dell’acqua che ci bagna i piedi.
I bambini immaginano di essere eroi ed eroine di diversi mondi e, immaginando quelle avventure, le vivono, facendone esperienza. Questa esperienza forma il proprio sé. È un processo che tutti conoscono e possono usare, scegliendo con cura le storie da immaginare.
In alcuni di questi “viaggi immaginali” possiamo (e qui l’immaginazione si differenzia da una visualizzazione) non definire tutta l’esperienza, ma semplicemente iniziarla (decidendo una meta) per poi scoprirne i dettagli quando la stiamo vivendo. Questo è il modo di esplorare e conoscere che ho descritto in “Andata e Ritorno”.
Qual è il rapporto tra immaginazione, conoscenza e azione?
Per rispondere devo dare una (almeno vaga) idea di cosa intendo con “coscienza”: il centro delle nostre due principali capacità, che sono “attenzione” e “intenzione”. La coscienza è “lì, da dove osservi il mondo” e “lì, da dove pensi il mondo, decidendo come agire”. È un po’ come se la coscienza fosse un essere a sé stante, che ha, guida e gestisce le due capacità di attenzione o intenzione. Questa definizione ci aiuta a comprendere che possiamo portare la coscienza in altri luoghi, fuori dallo spazio stretto in cui è rinchiusa (la ragione e la nostra attuale idea del mondo), fino a scoprire nuovi territori. Questo ci permette di aprirci all’alterità, di ampliare la visione ed essere più in grado di vestire panni altrui, come anche di progettare per il futuro invece che agire a corto raggio. Insomma: ci aiuta a decidere in modo più consapevole, per agire meglio.
“Abbiamo la capacità di fare cambiamenti enormi ma stiamo fallendo perlopiù perché abbiamo lasciato deteriorarsi uno strumento chiave: l’immaginazione umana”. È quanto scrive il fondatore delle Transition Towns, Rob Hopkins, nel testo che racconta storie di progetti che in tutto il mondo stanno mettendo la capacità di immaginare al centro di ciò che fanno e, nel farlo, immaginano e costruiscono una nuova democrazia, una diversa economia ed un futuro migliore. Cosa ne pensi? Credi anche tu che molte crisi di oggi siano legate ad un fallimento dell’immaginazione e che la soluzione a questi problemi possa essere rappresentata proprio da una rinascita di questa facoltà?
Sì, in parte. L’immaginazione è da sempre una delle capacità che ci ha permesso di evolvere. Ne parla anche il prof. Harari nei suoi libri ed abbiamo anche visto che ci permette di “pensare futuro”. Ma pensare ed immaginare non è sufficiente: servono altri tre ingredienti che possono legarsi all’immaginazione, ma che devono essere considerati distintamente:
Narrazione.
Abbiamo bisogno di visioni migliori per il futuro, più ampie, nuove, ma anche di saperle narrare. Siamo fatti di storie, di miti che ci definiscono fin dalle origini e verso uno scopo. Abbiamo bisogno di nuovi miti, che ci dicano chi possiamo essere nel futuro. Ecco perché mi sto concentrando molto, ora, sull’immaginazione narrativa.
“Co”.
Condivisione, Comprensione, Compassione, Collaborazione, Co… Abbiamo bisogno di scardinare l’idea degli “io” e passare al “noi”, di superare il muretto di confine dell’ego e passare all’eco, ad una visione ben più vasta che premi chi sa rinunciare ad un adesso di godimento del singolo, per un futuro migliore per tutti. E dobbiamo farlo insieme. La mia consorte Lara Lucaccioni ed io, lo facciamo condividendo contributo utile nel nostro gruppo fb “La Specie Felice”.
Impegno.
Inutile dirlo: una visione senza azione è solo fuga dalla realtà e siamo in un’epoca in cui non possiamo più permetterci di fuggire, la chiamata arriva in piena urgenza. Anzi in stato di “emergenza” e dobbiamo rispondere.
Quali sono, in conclusione, le implicazioni dell’immaginazione sulle dinamiche del mondo attuale?
Quali sono? Ahimè ancora solo “possibilità”. L’immaginazione ci permette di guardare oltre, di creare il nuovo, e sta accadendo in parte – anche Italia Che Cambia ce lo sta testimoniando – ma manca una cultura della responsabilità, che faccia comprendere al visionario, che quella visione non è solo un sogno, ma una possibilità che, con la giusta leva, può cambiare il mondo.
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