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La campagna di Equity Crowdfunding di HUMUS su LITA.co si è conclusa il 23 luglio a quota 80K Euro e vede tra gli investitori NaturaSì, Altromercato e SIT-Social Innovation Teams. La mission di HUMUS – contrastare l’irregolarità del lavoro in agricoltura e le derive del caporalato – ora ha alleanze ancor più solide e forza maggiore. In sette mesi di campagna la startup piemontese HUMUS ha raggiunto grandi traguardi, in termini di raccolta equity (chiudendo poco distante dall’obiettivo massimo, 100K Euro) e di sviluppo commerciale (acquisendo nuove aziende agricole e stipulando importanti partnership).
Non solo è stata raccolta una somma che consentirà di raggiungere risultati importanti ma la campagna di Equity Crowdfunding ha riscosso l’interesse di realtà di grande rilievo nazionale, attente all’impatto sociale e ambientale e impegnate da anni verso un cambiamento sostenibile.
La parola ai principali investitori
NaturaSì, che da anni si impegna per un’agricoltura in cui tutti gli attori dell’ecosistema siano coinvolti e responsabili, dai produttori ai consumatori, ha deciso di partecipare alla campagna entrando come investitore istituzionale.
«Crediamo che la tutela sociale, il rispetto del lavoro e il rispetto della terra debbano andare di pari passo e questa è anche la mission della nostra azienda, attraverso la promozione e il sostegno dell’agricoltura biodinamica e biologica. Per questo l’adesione al progetto è stata naturale. Humus Job, oltre ad assicurare un trattamento equo e regolare del lavoro, offre a tutti, soprattutto in questo periodo, la possibilità di sperimentarsi a contatto con la terra, un’occasione per essere attori di un consumo più consapevole, dal campo alla tavola», dichiara Fausto Jori, Amministratore delegato di NaturaSì. La più grande azienda italiana specializzata nella produzione e distribuzione di prodotti biodinamici e biologici ha deciso di supportare attivamente Humus contribuendo alla campagna di equity crowdfunding su LITA Italia così che gradualmente anche le aziende dell’ecosistema NaturaSì possano far parte del progetto HumusJob.
A cascata, anche Altromercato, SIT – Social Innovation Teams e numerosi privati hanno scelto di aderire entrando con investimenti significativi. Allineati sulla vision di un mondo più equo, in cui a tutti gli attori lungo la filiera venga dato il giusto valore e riconoscimento, Altromercato – principale realtà di Commercio Equo e Solidale in Italia da oltre 30 anni – ha scelto di investire in HUMUS perché, come dichiara Alessandro Franceschini, Presidente Altromercato: «Siamo sempre stati a fianco dei più deboli offrendo alternative concrete con l’attuazione di progetti per lo sviluppo economico, sociale e ambientale del territorio come questo di HUMUS nel quale abbiamo creduto e che ha rivelato sin dal principio grandi potenzialità.
Perché è dai piccoli progetti e dalle piccole scelte di ognuno di noi che dipende il futuro di tutti». Anche SIT – Social Innovation Teams, una community per l’imprenditorialità e l’innovazione sociale composta da studenti, ricercatori, professionisti, investitori, imprenditori e innovatori, crede in HUMUS. «Abbiamo scelto di investire in Humus perché crediamo che il caporalato sia un problema grave e sappiamo che gli imprenditori sociali hanno bisogno di tanto aiuto: non solo cercano di rendere il mondo migliore ma provano a farlo combinando l’obiettivo sociale con la sostenibilità economica».
Tra gli investitori privati, una famiglia di imprenditori veneti ha fortemente creduto nel progetto e ha aiutato HUMUS a raggiungere e superare ampiamente l’obiettivo minimo di raccolta. Un investimento che non è solo monetario, ma è espressione del coraggio di una grande realtà imprenditoriale a investire in realtà ad alto rischio ma a forte impatto sociale, della volontà di sostenere attivamente un cambiamento sostenibile nel settore agricolo.
L’irregolarità del lavoro in agricoltura e la soluzione offerta da Humus
L’obiettivo di HUMUS, infatti, è contrastare l’irregolarità del lavoro in agricoltura, le derive di sfruttamento e il caporalato. Non demonizzando gli imprenditori agricoli, ma collaborando con loro e fornendo soluzioni facilmente implementabili che legano le esigenze delle aziende ai diritti dei
lavoratori, con attenzione particolare alle economie locali e alla sostenibilità.
Una sfida grande ma necessaria perché le condizioni del lavoro agricolo sono spesso al limite dello sfruttamento e i numeri sono enormi. Nel nostro paese ci sono 1.600.000 aziende agricole e, tra queste, il 39% assume la manodopera con contratti non completamente regolari. I lavoratori in agricoltura sono 1.200.000. Di questi, 405.000 sono stranieri e il 72% lavora con contratti non regolari. I lavoratori stagionali sono 1.050.000 e di questi 370.000 sono stranieri.
Secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto (2020), sono 400.000 le persone investite dal fenomeno del caporalato, l’80% straniere. Il caporalato costituisce un indotto di 4,8 miliardi di Euro e un’evasione fiscale pari al’1,8%. 30.000 aziende agricole – il 25% del totale di quelle che impiegano lavoratori dipendenti in circa 80 distretti agricoli – ricorre all’intermediazione mafiosa. Condizioni lavorative indegne con conseguenze gravi come disagio abitativo e ambientale, aumento di malattie, difficoltà di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, per coloro che si imbattono nel caporalato e nel lavoro nero. Ma assenza di diritti e tutele (impossibilità di accesso alla mutua, alla disoccupazione agricola, ecc…) e precarietà della vita anche per coloro che si ritrovano nella grande sacca del lavoro grigio, ossia il pagamento in busta paga di una minima parte delle giornate effettivamente lavorate.
Di fronte a queste problematiche drammatiche che investono il settore agricolo, HUMUS offre un network a iscrizione gratuita ed eroga servizi integrati ad aziende e lavoratori. Una piattaforma indipendente di ricerca lavoro impegnata a favorire contratti etici e regolari. Promozione e accompagnamento alla costituzione di Contratti di Rete tra imprese agricole, una forma di collaborazione che, attraverso la condivisione, permette alle aziende di aumentare la propria sostenibilità economica favorendo la crescita delle stesse e dell’economia locale. Un bollino etico di qualità del lavoro e la promozione dell’impatto sociale virtuoso delle aziende del network. Corsi di formazione specifica in agricoltura co-progettata con le aziende agricole sulla base delle loro esigenze e corsi di formazione sui diritti del lavoro in agricoltura.
Costruire insieme la cultura del consumo responsabile
Consapevoli che certe sfide non si vincono da soli, HUMUS opera creando connessioni e sinergie con chi da anni si batte per la dignità del lavoro e un’agricoltura sostenibile, informando e contribuendo a costruire una cultura del consumo responsabile. E la campagna di Equity Crowdfunding appena conclusa porta i tre membri del team ancora più vicini al loro obiettivo grazie alla possibilità di collaborare con realtà a forte impatto sociale e ambientale come NaturaSì, Altromercato e SIT-Social
Innovation Teams.
LITA e gli investimenti sostenibili
È stato possibile raggiungere questi ottimi risultati grazie anche al fatto che i fondatori di HUMUS, Elena Elia e Claudio Naviglia, hanno scelto LITA Italia per la campagna di Equity Crowdfunding. Perché LITA.co riavvicina i cittadini al mondo della finanza attraverso trasparenza e democraticità
degli investimenti a impatto e – promuovendo l’impact investing – partecipano attivamente alla riduzione delle disuguaglianze sociali e ambientali in tutto il mondo. L’attenzione di LITA Italia a progetti a forte impatto sociale e ambientale ha attratto realtà con vision vicine a quella di HUMUS e ha favorito un incontro virtuoso.
Humus: progetti per il futuro
CRC Innova – entrata l’anno scorso nella compagine sociale della startup sposandone visione e obiettivi – è stata la prima realtà a credere in HUMUS. Grazie alla campagna di Equity Crowdfunding su LITA Italia, all’incontro con NaturaSì, Altromercato e SIT-Social Innovation Teams che si è generato, alla famiglia di imprenditori veneti e a tutti i privati che credono in HUMUS, ora il progetto può proseguire a vele spiegate. Aumentare il numero delle aziende che aderiscono al network etico di HUMUS, accrescere il numero di contratti regolari, mantenere il trend in crescita di Contratti di Rete e di corsi di formazione, creare – insieme a NaturaSì e Altromercato – un bollino etico per la sostenibilità sociale e ambientale delle aziende agricole, stringere collaborazioni con associazioni datoriali a livello regionale e nazionale sono i prossimi obiettivi che la giovane startup cuneese perseguirà.
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