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Savona - L’avevano soprannominata “La taglia parchi”, la legge regionale del 19 aprile 2019 n.3, che cambiava la normativa regionale 12/95 che disciplina le Aree Protette in Liguria. Quando fu approvata ad aprile scorso scatenò diverse polemiche per la sua forte impronta anti-ambientalista: oltre a proporre il taglio di 540 ettari dal territorio dei più grandi parchi della Regione Liguria, metteva a rischio il parco delle Alpi liguri, quello dell’Aveto, dell’Antola e quello di Beigua. La proposta includeva la cancellazione delle 42 aree protette regionali nella provincia di Savona e del progetto, ormai decennale, di realizzare un nuovo parco nell’entroterra di Finale Ligure.
La legge ”taglia parchi” era stata fortemente voluta dall’assessore all’Ambiente Stefano Mai e appoggiata dalla maggioranza politica, la quale aveva dichiarato che lo scopo di tale normativa era quello di incoraggiare la realizzazione di nuove costruzioni edili, per cercare di ridurre lo spopolamento degli abitanti dall’entroterra ligure: «C’è chi tutela la biodiversità seduto sul divano di casa, noi preferiamo favorire la presenza dell’uomo nelle zone spopolate», aveva detto in una dichiarazione il consigliere di Forza Italia Angelo Vaccarezza, ex presidente della provincia di Savona.
In molti si erano mobililtati per opporsi: associazioni ambientaliste, Fridays for Future, partiti politici, singoli cittadini. A maggio 2020 alcune associazioni avevano inviato anche un dettagliato esposto indirizzato al Governo, in cui descrivevano dettagliamente le conseguenze che tale legge avrebbe potuto scatenare a livello ambientale e sociale. Ma i tentivi erano parsi invani, almeno sino a poche settimane fa, quando la responsabile degli Affari Regionali, Erika Stefani, ha annunciato a nome del governo l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale della legge regionale della Liguria numero 3 del 2019.
La Corte Costituzionale ha, infatti, dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 7, 10, 22, 23 e 31 della legge della Regione Liguria n. 3 del 2019, promosse, in riferimento all’art. 97 della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri e «inammissibile l’intervento nel processo costituzionale dell’Associazione Verdi Ambiente e Società (VAS), in quanto il giudizio di legittimità costituzionale in via principale si svolge esclusivamente tra soggetti titolari di potestà legislativa e non ammette l’intervento di soggetti che ne siano privi, fermi restando per costoro, ove ne ricorrano i presupposti, gli altri mezzi di tutela giurisdizionale eventualmente esperibili».
Le sezioni liguri di Lega Abolizione Caccia, di WWF e di Italia Nostra hanno divulgato un comunicato stampa in cui spiegano che sono stati “censurati dalla Consulta alcuni capisaldi del provvedimento del consiglio regionale della Liguria, proposti dall’assessore Stefano Mai, con i quali: si riducevano i confini dei parchi regionali (per circa 540 ettari) di Alpi Liguri, Antola, Aveto, Beigua, senza coinvolgere preliminarmente gli enti parco e gli enti locali; si violava la normativa statale che prevede che il piano del parco prevalga su tutti gli altri strumenti di pianificazione territoriale; si modificava il funzionamento degli organi consultivi , le ‘comunità del parco’ senza demandare tali questioni ai rispettivi statuti (ad esempio stabilendo che il voto di alcuni componenti conti per un peso di tre centesimi); si cancellavano i riferimenti alle aree protette di interesse locale”.
Secondo le associazioni ambientaliste “si tratta di una debacle clamorosa della Regione Liguria, per l’approssimazione della giunta e della dirigenza regionale, che hanno predisposto una legge regionale raffazzonata e zeppa di violazioni della legge quadro statale 394/1991 sulle aree protette, con disprezzo per le esigenze di salvaguardia del nostro patrimonio naturale”.
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