Le erbe spontanee: una ricchezza da riscoprire e tutelare
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La Spezia - Lasciare tutto e andare a vivere in campagna, se per molti, oggi, sta diventando un’opzione percorribile, quarant’anni fa recuperare le proprie radici contadine era del tutto inconsueto. La storia di Lella Canepa inizia così, con il gesto controcorrente di trasferirsi con il marito e i due bambini piccoli in un paesino nell’entroterra dello spezzino.
«Volevo vivere in un mondo semplice, senza “tante cose”, a contatto con la natura, ma soprattutto volevo che i miei figli imparassero cos’è la libertà». Si chiacchiera con Lella come con una persona che si conosce da sempre, perché è trasparente, come le acque del fiume Vara. Ama ciò che è spontaneo da sempre e da qualche tempo coltiva la passione verso la dimensione tutta femminile del sapere, non solo sulle erbe selvatiche commestibili, ma anche sull’arte del rammendo, del rattoppo, del bucato, del caffè, e, in generale, della gestione domestica, tramandato per generazioni da sua mamma, sua nonna e la sua bisnonna.
Il suo blog è un vivaio di post che riguardano le nozioni che Lella, quasi quotidianamente, condivide con i suoi lettori. «Oggi – mi rivela – ho parlato di una pianta acquitrinosa completamente sconosciuta, la tifa (Typha), che diede origine alla primissima farina realizzata dall’uomo». Scopro, così, che le prime tracce di questa antica farina risalgono a più di 30.000 anni fa e sono state ritrovate a Bilancino, in Toscana.
È un piacere ascoltarla, perché in ogni parola c’è la sua storia e nella sua voce c’è la determinazione nel portare avanti il suo progetto di vita. E pensare che il sito è nato quasi per caso, dal desiderio dei figli di non perdere tutto quel sapere di cui lei oggi è depositaria, trasmesso di generazione in generazione.
«Inizialmente – sorride – scrivevo giusto per amici e parenti, poi dalle visualizzazioni ho capito che questo mondo contadino interessa sempre di più». Sul blog si legge: «La gente vuole di nuovo respirare aria pura, coltivare l’orto, rivuole il contatto con gli animali e tu… torni di moda…». Da lì, la decisione di pubblicare diversi manuali e di aprire un’associazione culturale. «Credo moltissimo nella riscoperta e nella valorizzazione delle erbe spontanee e del loro impiego in cucina, per questo l’ho chiamata “Erbando”».
Durante gli incontri organizzati da Lella («Non li chiamo volutamente “corsi” – spiega – perché spesso, in realtà, sono uno scambio, in cui io per prima imparo da chi partecipa e mi racconta delle tradizioni della sua famiglia»), che fanno sempre il sold out, si affronta, naturalmente, il tema delle erbe selvatiche e di come vengono utilizzate per preparare la pietanza ligure del “prebuggiun”. Senza pretesa di divulgazione scientifica, il suo solo obiettivo è diffondere il suo sapere, affinché non vada perduto: si parla della morfologia delle erbe e di come riconoscerle e raccoglierle, attraverso immagini e informazioni semplici.
«Da fine estate – conclude – riprenderanno i miei incontri nella casa di Erbando, sempre disponibile per pianificare passeggiate ed eventi dedicati a chi vuole avvicinarsi al mondo delle erbe spontanee».
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