2 Lug 2020

Verso un’economia post-covid per il bene comune

Scritto da: Redazione

La dichiarazione unanime rilasciata dal movimento internazionale per l’Economia del Bene Comune (EBC) con raccomandazioni per la politica economica durante e dopo la crisi COVID-19. Il movimento EBC vede un'economia orientata al Bene Comune come l'unico modo per garantire un pianeta sano e vitale alle future generazioni.

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Il movimento internazionale per l’Economia del Bene Comune (EBC) con questo testo fa la sua prima apparizione pubblica in maniera congiunta. Dal 2010 il movimento propone un modello socio-economico sistemico e sostenibile che si basa su valori fondamentali come la sostenibilità, l’inclusione sociale e la cooperazione in antitesi con l’attuale modello che mette al primo posto gli obiettivi finanziari e privilegia la competizione, contribuendo all’aumento di minacce per l’umanità quali il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, così come l’attuale pandemia.

Il COVID-19 non è che l’ultimo di una serie di virus che hanno gravemente colpito la salute e la vita dell’uomo. HIV, Ebola, Sars1 e Mers e Sars2 sono tutti esempi di zoonosi, il cui significato scientifico indica l’effetto della trasmissione di un virus attraverso “un salto della specie” dall’animale all’essere umano.

È scientificamente provato che l’aumento dei casi di zoonosi è una conseguenza dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e della crescente pressione sugli habitat della fauna selvatica, a causa della deforestazione, della caccia incontrollata, dell’agricoltura industriale e dell’inquinamento atmosferico.

L’attuale pandemia, così come altre minacce, non è apparsa senza i precedenti avvertimenti degli scienziati in documenti ufficiali come: I limiti alla crescita (1972), il Rapporto Brundtland (1987), la Carta della Terra (2000, il Millennium Ecosystem Assessment Synthesis Report (2005), o il concetto di limiti planetari (2009). Com’è possibile che questi avvertimenti non siano stati ascoltati dai decisori a tutti i livelli?

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L’influenza delle lobby commerciali
Negli ultimi decenni, le organizzazioni di lobbying al servizio di interessi economici conclamati, hanno speso molto denaro per influenzare il processo di Rio-Johannesburg, per mettere in discussione o negare il cambiamento climatico, per prevenire regolamenti vincolanti per le imprese multinazionali, e, più recentemente, per inserire un tribunale multilaterale per gli investimenti (Multilateral Investment Court) nell’agenda internazionale dell’UE. Questi interventi sono dannosi per la natura e per i diritti fondamentali della grande maggioranza degli esseri umani, e stanno minando la democrazia.

Di conseguenza, le cause sistemiche alla radice dei problemi ecologici e sanitari non sono rappresentate adeguatamente nel dibattito pubblico; l’attenzione dei media si concentra principalmente sulle vaccinazioni e sui prodotti creati dalle aziende farmaceutiche. La progressiva privatizzazione dell’OMS – la fondazione privata di Bill e Melinda Gates è già il secondo più grande finanziatore di questo organismo – sta gravemente minando le politiche pubbliche e le priorità democratiche. Un approccio sistemico alla politica sanitaria consentirebbe di sviluppare strategie per evitare future zoonosi, migliorando la sostenibilità delle attività economiche e favorendo la salute e la resistenza alle malattie delle persone attraverso un’alimentazione sana, un’occupazione sicura, l’inclusione sociale e l’eliminazione della povertà.

Appiattire altre curve
Cosa possiamo imparare dalla crisi attuale? L’umanità deve assumere un atteggiamento rispettoso nei confronti della Terra, considerando se stessa come parte della rete della vita, né esterna né superiore alle altre forme di vita. Dobbiamo prendere coscienza della nostra vulnerabilità e della nostra dipendenza da un ambiente integro, creando una convivenza rispettosa con tutte le forme di vita. La crescita economicaillimitata si è trasformata in un rischio pericoloso: gli scienziati hanno definito nove limiti planetari critici, alcuni dei quali sono già stati superati. Lo stesso rigore e determinazione che i governi hanno dimostrato quando hanno cercato di appiattire la curva del contagio del Covid-19, deve essere adottato per appiattire le curve dell’uso del suolo, del consumo di energia e di risorse, della disuguaglianza e del potere illimitato delle multinazionali.

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Verso un’Economia per il Bene Comune
Dal 2010 il movimento “Economia del Bene comune” si è diffuso in 30 Paesi di tutti i continenti, dove sono attivi 200 gruppi territoriali. 3000 organizzazioni sostengono il movimento e 700 imprese, scuole, università, comuni e quartieri cittadini hanno redatto un Bilancio del Bene Comune. governi regionali in Spagna, Austria e Germania lo hanno incluso nei loro programmi di governo. Nel 2015 il Comitato Economico Sociale Europeo ha pubblicato di propria iniziativa un parere sul modello EBC2, in un secondo parere il CESE ha dichiarato l’EBC un “nuovo modello economico sostenibile”.

L’EBC è un’economia di mercato pienamente etica che mette le imprese private e la proprietà al servizio del bene comune al fine di proteggere gli ecosistemi globali e i valori fondamentali della dignità, giustizia sociale, solidarietà, sostenibilità e democrazia. Il Prodotto del Bene Comune, che misura tutti gli aspetti rilevanti della qualità della vita, potrebbe essere posto come prioritario al PIL. Un’economia che metta al primo posto i bisogni delle persone e i valori democratici e consideri il denaro e altre forme di capitale come risorse per raggiungere questi obiettivi, è davvero ciò che gli antichi greci intendevano per “oikonomia”. Dare priorità ai risultati finanziari è in realtà il suo opposto: “chrematistiké” o capitalismo, come lo chiamiamo oggi. Un’economia orientata al bene comune è l’unico modo per lasciare un pianeta sano e vitale ai nostri figli e nipoti. L’attuale crisi legata al Covid-19 ci dà l’opportunità di guidare questa transizione.

Cambiare il paradigma del mercato
Il mercato dovrebbe sottostare all’obiettivo di stabilizzare il clima del Pianeta, di mantenere la biodiversità, la diversità culturale e di proteggere i diritti umani, i bisogni fondamentali e la dignità. Dovrebbe contribuire a creare lo “spazio sicuro” proposto dall’“Economia della Ciambella” di Kate Raworth.6 Il “commercio etico” e la “sussidiarietà economica” – ovvero dare priorità al commercio di prossimità e alle economie locali e utilizzare il commercio internazionale in maniera complementare, dovrebbe sostituire il “libero mercato” come dottrina dominante nel mercato globale.

Mercosur, CETA e altri accordi sono chiaramente esempi del vecchio paradigma del “commercio forzato” con conseguenze dannose. Un esempio di come un tale “ordine etico del mercato mondiale” possa essere stabilito è una tassa sul carbonio di 100 USD per tonnellata di CO2, come raccomandato dal Rapporto Stiglitz-Stern del 2017. I paesi che soddisfano questo obiettivo hanno il diritto di riscuotere la differenza ai Paesi con tasse più basse o inesistenti per mezzo di una tariffa ecologica.

Cambiare il paradigma fiscale
Una soluzione urgente e giusta alla crescente disuguaglianza è una maggiore tassazione dei redditi da capitale, della proprietà privata e delle eredità – e allo stesso tempo una democratizzazione progressiva per prevenire la corruzione e portare gli Stati al servizio delle persone. Nell’Eurozona, la ricchezza privata supera di 5 volte il debito pubblico. L’aumento delle tasse sulla ricchezza consentirebbe gli investimenti necessari per la salute, l’istruzione, l’eliminazione della povertà e la trasformazione economica. La “tassa sulle transazioni finanziarie” dovrebbe essere introdotta, idealmente, a livello globale. È un sintomo preoccupante della post-democrazia che una proposta molto condivisa come la regolamentazione dei mercati finanziari, sia stata esclusa dall’agenda dell’UE, anche se il gettito fiscale derivante sarebbe ammontato, secondo la WiFo di Vienna, fino a 310 miliardi di euro. In linea di massima, la circolazione internazionale dei capitali dovrebbe essere legata alla trasparenza e alla cooperazione fiscale, al fine di ridurre l’evasione fiscale e di eliminare i paradisi fiscali.

Combinare politica fiscale e monetaria
Dal momento che la crisi economica del 2020 sarà molto forte, è consigliabile un’azione congiunta di politica fiscale e monetaria. L’alleggerimento quantitativo (quantitative easing) è una misura con effetto limitato – se utilizzata per l’acquisto di obbligazioni societarie, può anche essere controproducente. Sarebbe più efficace una combinazione di eurobond (“coronabonds”) e di prestiti senza interessi dalle banche centrali allo Stato (Teoria Monetaria Moderna) fino a un limite ragionevole. L’art. 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che vieta i prestiti diretti della BCE ai membri della Zona Euro, dovrebbe essere modificato.

Cambiare le priorità di salvataggio
Nell’attuale gestione della crisi, non dovremmo ripetere i fallimenti precedenti: nella crisi finanziaria del 2008, abbiamo visto il salvataggio di entità cosiddette “sistemicamente importanti” (“troppo grandi per fallire”), la maggior parte delle quali strettamente legate agli interessi economici acquisiti menzionati in precedenza. È tempo di rompere questa logica e di concentrarsi su ciò di cui tutti abbiamo bisogno:
– investimenti pubblici in sanità, istruzione, trasporti pubblici sostenibili, alloggi e produzione alimentare sostenibile, creando così un’occupazione significativa e rispettosa del clima e contribuendo a trasformare l’economia verso la sostenibilità;
– l’introduzione di un reddito di base incondizionato, sufficientemente elevato da coprire tutti i bisogni primari di una persona;
un salario minimo (sensibilmente più alto del reddito di base) combinato con un reddito massimo, al fine di ridurre le disuguaglianze ad un livello accettabile e rendere le nostre società più inclusive;
– sostegno finanziario o fiscale principalmente alle PMI che contribuiscono al bene comune, cioè sono rispettose del clima, si impegnano per l’inclusione e la coesione sociale e sono consapevoli dell’importanza della biodiversità. Un criterio potrebbe includere un rapporto non finanziario sottoposto a revisione esterna, come ad esempio un Bilancio del Bene Comune, una certificazione B Corp o uno strumento simile. Prevediamo che a medio termine tutte le organizzazioni dovranno assumersi queste responsabilità.

Siamo consapevoli della portata e dell’enorme sfida dei cambiamenti proposti, in quanto il modello attuale è ormai consolidato e molte persone ne dipendono. Tuttavia, sempre più imprese, comuni, regioni e governi si stanno impegnando nella realizzazione di queste nuove idee e pratiche. Le imprese che hanno iniziato ad assumersi responsabilità sociali, ambientali e democratiche stanno ricevendo riconoscimenti e sostegno da tutte le parti. Città come Barcellona, Amsterdam, Stoccarda e Vienna stanno iniziando a promuovere questi necessari cambiamenti. Il movimento EBC è disposto a lavorare con un numero crescente di cittadini, imprese governi per raggiungere questi obiettivi.

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