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Per i lavoratori dello spettacolo, fermi ormai da mesi e con pochissimi aiuti statali, il lockdown non è ancora finito e non c’è nessuna notizia certa in merito alla ripartenza di un settore oggi profondamente in crisi. Lo denuncia tra gli altri Daniele Guerriero, direttore di produzioni televisive che ha diffuso un video dal titolo “Nei titoli di coda c’è gente che (non) lavora”.
Puoi presentarti e dirci di cosa ti occupi?
Sono Daniele Guerriero e nella vita faccio il direttore di produzioni televisive e al momento il direttore di me stesso.
Come nasce l’idea di questo video?
L’idea di questo video nascita dal silenzio sul mondo dei lavoratori dello spettacolo, soprattutto per quanto riguarda le riaperture dei set cinematografici e televisivi: ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna notizia certa. Mi sono così chiesto in che modo avrei potuto richiamare l’attenzione su questo settore. Dopo una chiacchierata con il mio amico attore Massimo Ceccovecchi ho buttato giù l’idea ed il giorno dopo giorno è nato questo video realizzato in collaborazione con Emanuele Gulli e Massimo Ruggini di On-off produzioni, che ringrazio pubblicamente per la registrazione il montaggio.
Oltre al mio ci sono altri video che denunciano questo problema e lanciano un messaggio chiaro: per noi il lockdown non è finito per niente.
Qual è la situazione dei lavoratori dello spettacolo oggi e quali prospettive per il futuro?
La situazione dei lavoratori del mondo dello spettacolo era già complessa e in questo momento è davvero critica. Con le dovute accortezze sta aprendo un po’ tutto tranne il nostro settore e tutti noi siamo in attesa di avere delle date presunte per poter ripartire.
Quali aiuti ha dato o previsto lo Stato per questi professionisti?
Ad oggi lo Stato ha aiutato i lavoratori dello spettacolo con il famoso bonus di 600 euro nel mese di marzo e il problema è che ormai siamo arrivati a giugno. Attendiamo anche dalla Regione (Lazio, ndr) un aiuto per chi è fermo addirittura da febbraio e avendo magari la partita IVA ha ricevuto appunto solo quei 600 in cinque mesi. La situazione comincia ad essere problematica per migliaia di famiglie.
Cosa possiamo fare per sostenere il settore?
Al momento non si può andare al cinema e nei palinsesti televisivi vanno in onda soltanto vecchie produzioni. Credo che lo spettatore abbia il potere di pretendere dalla rete o dai canali prodotti e programmi nuovi.
Come stanno reagendo i lavoratori dello spettacolo?
Vorrei fare un applauso ai lavoratori dello spettacolo che nonostante tutto attendono con pazienza. Dietro quello che vediamo in televisione, al cinema, a teatro o ai concerti c’è un mondo fatto di persone appassionate che amano profondamente questo settore.
In questo periodo di pausa forzata non sei stato fermo ma hai lanciato su Facebook il format I Quaranteni, al quale Italia che Cambia prende parte da diverse settimane. Di cosa si tratta e come nasce questo format?
Sin dall’inizio del lockdown mi sono domandato cosa avrei potuto fare per non impazzire chiuso in casa, per fare qualcosa di produttivo e per offrire un po’ di leggerezza ad amici e non solo. È nato cosi – in collaborazione con Enrico Carcasci, Jerry Potenza e la pagina satirica La Refubblica – I Quaranteni, un format quotidiano che ogni giorno affronta, con ironia, un argomento specifico: dal come sopravvivere alla pandemia allo Yoga del Sorriso, dalla musica ai consigli di nutrizione, dall’ecologia con voi amici di Italia che Cambia ai racconti di italiani all’estero. Il giovedì è dedicato ai giovani e ospitiamo professori, maestri, psicologi ma anche tanti ragazzi appassionati di musica. Il venerdì partecipano solo ospiti femminili e il sabato è il giorno di chiusura della settimana dedicato alla musica. Il primo maggio abbiamo organizzato un concertone online contro le mafie al quale hanno partecipato i 20 artisti che cantano sulla nostra pagina Facebook. Devo dire che il format sta andando molto bene: una bella esperienza che va avanti da tre mesi e sinora ha ospitato oltre cento artisti.
Stai anche realizzando un documentario…
Sì, da tempo avevo nel cuore il desiderio di girare un documentario sull’ambiente. Da qui è nato anche il primo contatto con Italia che Cambia. Il legame emerso tra questo virus e l’inquinamento ha rafforzato l’idea di portare avanti questo progetto, che sto realizzando insieme a Carlo Boni. Durante il lockdown abbiamo deciso di realizzare alcune videochiamate che raccontassero questo periodo e che saranno all’inizio del documentario. Proprio in questi giorni sono iniziate finalmente le riprese e spero che l’ambiente possa continuare a far parte del mio futuro lavorativo.
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