Seguici su:
Veneto - La Fattoria del Legno è il primo bosco didattico del Veneto. Siamo in provincia di Vicenza, vicino al paese di Caltrano lungo la strada silvo-pastorale che sale in montagna lungo le pendici dell’Altopiano di Asiago.
Andrea Zenari, laurea in scienze forestali, tre anni fa fonda questa realtà che è sia un’azienda agricola che una fattoria didattica e ora appunto un bosco didattico secondo la nuova legge regionale veneta. È un luogo didattico soprattutto per gli adulti ma vengono offerti percorsi e attività stimolanti e formative anche ai bambini e alle famiglie. Ultimamente viene utilizzato anche da chi vuole uno spazio tranquillo per lavorare via web in remoto.
Ma cosa si fa in un bosco didattico? Lo chiedo ad Andrea che dopo anni di lavoro in giro per il mondo, impegnato nella certificazione di segherie, ha deciso di fermarsi e mettere in pratica ciò che aveva imparato fino ad allora: «Posso insegnare le attività inerenti alla vita del bosco, sulla sua gestione e sulla vita del boscaiolo, dagli aspetti alimentari a quelli organizzativi, facendo vivere l’esperienza diretta e la possibile sostenibilità economica».
In Italia, infatti, i territori forestali, ad esempio coltivati o sfalciati fino agli anni ’60, sono stati abbandonati e ora sono boschi cedui considerati improduttivi.
La Fattoria del Legno si sviluppa su 5 ettari di terreno. È presente l’attività di selvicoltura che ha permesso l’avvio economico dell’azienda. Andrea in tre anni ha piantato quasi diecimila abeti, gli alberi di Natale. Li coltiva in vaso e li affitta durante il periodo natalizio, consegnandoli nelle case e riprendendoli alla fine delle feste. Quando gli Abeti diventano troppo grandi, dopo circa 3/4 anni, li trapianta nel bosco.
Invece l’attività di utilizzo del legno ruota attorno a quello di recupero, quello che proviene da alberi che vengono tagliati nei giardini, nelle strade o che cadono naturalmente con le tempeste. Andrea attraverso le attività offerte in fattoria e nei boschi fa conoscere tutto il mondo legato al legno; offre percorsi tematici, attività pratiche e investe molte energie nell’insegnare a carpentieri, boscaioli e arboricoltori come lavorare il legno e come usare la segheria.
Nei corsi infatti si costruiscono baite o altre strutture mettendo in pratica le diverse tecniche costruttive. Con una segheria mobile insegna a lavorare poco il legno, spesso mantenendolo rotondo o al massimo squadrato. Una lavorazione rustica che rimette in circolo il legno e utilizzato in maniera consapevole a seconda del tipo e della grandezza per valorizzarlo al meglio.
«Il primo edificio che ho fatto, dopo un anno e mezzo per ottenere le licenze necessarie, è stata una Blockhaus con travi squadrate con incastri agli angoli come le baite, che ha la caratteristica di avere una grandissima capacità di isolamento termico. Ma il legno ha molte proprietà, essendo leggero ha una notevole capacità antisismica e inoltre se non viene bruciato stocca CO2 per tutta la sua durata di vita.
Nel lavoro precedente, viaggiando così tanto, ho visto molti modi di gestire il legno nelle foreste. In alcune parti del mondo si tende a tagliare gli alberi e poi a ripiantarli invece qui cerchiamo di creare aree della foresta dove si faciliti il rinnovo naturale. Infatti si taglia a “buchè” di 20/30 mq di diametro (tagliandone 3-4 vicini), così arriva la luce e si facilita la crescita delle piante giovani. La selvicoltura naturalistica è molto vicina ad un bosco biologico; non si fa nessun altro intervento fisico o trattamento da parte dell’uomo».
Andrea organizza eventi e corsi, ama ospitare per qualche giorno persone interessate a conoscere la vita del boscaiolo in tutti i suoi aspetti culturali, geografici, tecnici ed economici. «Voglio far vedere che si può lasciare una vita monotona che incrementa un sistema non sostenibile e contemporaneamente migliorare la propria qualità di vita».
Uno dei progetti futuri della Fattoria del Legno è una costruzione adatta a offrire i “bagni di fieno”: una tecnica terapeutica in cui ci si immerge in fiori e piante secche costituite da molte piante officinali di montagna fresche e in via di fermentazione (Arnica, Genziana, Iperico, Timo, Aconito, etc). Il forte calore raggiunto, lo scambio idrico-salino e la respirazione del polline di queste piante curative, rendono il trattamento adatto ad alleviare dolori articolari, problemi cutanei e circolatori, favorendo la detossificazione dell’organismo e rinforzando il sistema immunitario. Questa terapia, chiamata fitobalneoterapia è usata da più di un secolo in Trentino Alto Adige.
Anche questa tradizione, tuttora molto diffusa in queste zone, fa parte del patrimonio culturale e territoriale da preservare e promuovere poiché sono attività svolte in completa sintonia con l’ambiente e con uno stile di vita sano e semplice.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento