Il destino delle nostre cellule può essere influenzato dall’arte, dal suono e dalla luce
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Giovedì 4 giugno Carlo Ventura ha tenuto il suo intervento per Danzare con la Tempesta. Professore ordinario di biologia molecolare presso la Scuola di Medicina, Università di Bologna, e direttore del Laboratorio Nazionale di Biologia Molecolare e Bioingegneria delle Cellule Staminali dell’Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi (INBB) presso gli Acceleratori di Innovazione del CNR, Bologna; ci ha condotto nel mondo vivo delle cellule per oltre un’ora di meraviglia. La scorsa settimana infatti abbiamo esplorato i massimi sistemi e allargato lo sguardo oltre le tempeste per muoverci in una più ampia mappa della medicina che integrasse anche la Terra, il cosmo e tutto l’ambiente che ci circonda per sviluppare salute; questa volta Ventura ci accompagna nelle profondità della cellula che si comporta come una città abitata di ricchezze e costellata di bellezza.
Le scoperte di Carlo Ventura e il suo team sono decisamente un cambio paradigmatico. Le cellule infatti, da come si evince dalle sue ricerche, le quali godono di pubblicazioni di spessore (come la rivista scientifica Nature), vengono influenzate dalla vibrazione meccanica, dal suono quindi, ma anche dalla luce.
Il suo intervento è una potente analisi di queste scoperte attraverso immagini al microscopio e sorprendenti osservazioni del microcosmo cellulare. La tesi ampia di Ventura è inoltre quella secondo la quale le nostre cellule vengono influenzate dallo stato di coerenza cardiaca in cui possiamo trovarci. Siamo un organismo in salute infatti quando viviamo in uno stato di coerenza del cuore, ovvero di armonia, ascolto e amorevole cura e tutte le nostre cellule vibrano all’unisono con noi. Esse venendo influenzate dalla luce e dal suono che sono appunto vibrazione, possono modificare il loro comportamento in base a come vibriamo interiormente. Come esseri umani siamo una comunità di cellule; siamo una moltitudine.
Il poeta Walt Whitman scriveva “Mi contraddico? Certo che mi contraddico, sono vasto, contengo moltitudini”, ma è quando integriamo questa diversità in una semplice armonia che creiamo salute dentro di noi e tutto attorno a noi.
Le scoperte di Carlo Ventura però non si fermano, infatti ci descrive di come queste possano cambiare il paradigma delle performance artistiche capaci di diventare con maggiore consapevolezza dei laboratori di cura di inestimabile preziosità. Ventura è anche presidente di VID art science uno spazio collettivo di esperienza pratica che unisce arte e scienza e grazie al quale ha avuto modo di esplorare approfonditamente quanto espresso dalle sue rivelazioni.
La performance d’arte, che sia di teatro, di ballo o un concerto è in grado di influenzare lo stato delle cellule e mutarne il destino. Questo ci mette di fronte al fatto che gli spettatori possono mutare il loro stato di salute semplicemente assistendo o contemplando l’arte. Qualcosa di sorprendentemente meraviglioso che porta a una nuova consapevolezza della medicina e lancia lo sguardo davvero oltre qualunque immaginario.
“Questo è ciò che viene inteso per un nuovo approccio molecolare e biofisico al benessere, dove si va a decifrare le modalità con cui le nostre cellule, ogni istante della nostra vita, vanno a creare questa sorta di armonia, questo gesto gentile che molto spesso, a nostra insaputa, rigenera e ripara danni anche importanti…”.
Carlo Ventura è convinto che questa sia la scienza del futuro perché può operare quella saldatura tra saperi, tra voglia di condividere che è stata troppo soffocata dal riduzionismo scientifico. Inoltre crede che la ricerca scientifica debba saper celebrare con gioia i suoi limiti per aprirsi ad altre realtà con cui coesistere e questo vale anche per l’arte e per ogni forma di manifestazione dell’intenzione umana mossa da quella gentilezza sublime che è l’amore.
Un contributo occidentale a mio parere mirabile ai grandi saperi delle società native e tradizionali che narrano da tempi immemori che ogni cosa è connessa, viva e interdipendente.
L’intervento inoltre è stato arricchito anche dalla presenza di Emiliano Toso, musicista e biologo cellulare, anche lui danzatore della tempesta, forza generatrice di Danzare con la Tempesta, con il suo progetto Translational Musica, e grande estimatore di Carlo Ventura che introduce e chiude l’incontro amabilmente grazie ai suoi brani, tra cui Gentilezza, composto, come raccontato dal pianista, in un momento di fusione coerente esistenziale con la natura. Un gesto certamente gentile il suo che rende ancora più grande questo intervento.
Ma si parlerà ancora di cambio di paradigmi questo giovedì 11, con il penultimo incontro della seconda edizione di questa rassegna, insieme a Tania Re, psicologa clinica, antropologa ed esperta di etnobotanica. Tratteremo l’erboristeria e l’etnomedicina come non l’avete mai vista!
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