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Da diversi anni la popolazione di lupi nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è tornata a crescere in maniera costante, tant’è che non è raro incontrarne un esemplare ed è frequente udirne l’ululato, che evoca atmosfere magiche e fiabesche.
Sebbene nell’immaginario collettivo, sedimentato dalle fiabe classiche, il ruolo del lupo sia quello del cattivo, del predatore famelico e spietato (su Italia che Cambia abbiamo provato a raccontare una favola un po’ diversa), le ricerche scientifiche ci mostrano un profilo ben diverso rispetto a quello della leggenda. Il lupo svolge un ruolo essenziale per l’ecosistema contenendo il numero di certi erbivori e eliminando le carcasse di animali morti e ha un comportamento sociale complesso e strutturato. Ha i sensi e un’intelligenza molto sviluppati, ed è un profondo conoscitore del territorio.
Fino agli anni ‘60 del secolo scorso le popolazioni di lupi in tutta Italia erano scese ai minimi storici e rischiavano l’estinzione per via della lotta spietata condotta contro di essi agli esseri umani. Fortunatamente grazie a numerose campagne e a una sempre maggiore sensibilità la tendenza si è invertita e oggi il canide popola molti dei parchi naturali italiani.
Tuttavia la convivenza fra umani e lupi non è sempre semplice. È il caso, in particolar modo, degli allevatori, che hanno il problema di proteggere il proprio bestiame (soprattutto le pecore) dal predatore. È possibile tutelare i pastori senza al tempo stesso mettere a rischio la presenza del lupo, e anzi garantendone la conservazione? A quanto pare sì, come sembra dimostrare il progetto portato avanti a partire dal 2017 (e rinnovato nei giorni scorsi) dall’Ente Parco nazionale delle Foreste Casentinesi assieme alla Fondazione Capellino, chiamato “Il cane da guardiania nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi”.
Il progetto in questione si svolge all’interno dell’area protetta del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e consiste nell’affidare ad alcune aziende agricolo-zootecniche che operano nel parco dei cani da guardiana per proteggere i propri greggi dai lupi. I cani da guardiania – o cani da protezione delle greggi – sono dei cani da pastore di grossa taglia. In Italia, vista l’assenza da diversi anni di predatori naturali, non sono molto usati e al loro posto vengono utilizzati solitamente cani di taglia media, più agili ma inadatti per la difesa del gregge. Ma la recente ricomparsa dei lupi rende l’utilizzo dei cani da guardiana, come ad esempio il pastore maremmano abruzzese, molto utile.
Il progetto casentinese, da poco rinnovato, al momento coinvolge 24 cani da guardiania dislocati in sei aziende agricolo-zootecniche: “Casa Pallino” (vecchia conoscenza di Casentino che Cambia), “Casa Righi” e “Del Monastero” di Pratovecchio Stia, “Le Casine”, L’Eremo” e “Podere La Greta” di San Godenzo.
La Fondazione Capellino, da settembre 2017, garantisce il mantenimento dei cani, donando all’Ente parco in questi anni circa 7.000 kg di mangime Almo Nature per i cani (la Fondazione è infatti proprietaria al 100 per cento di Almo Nature, l’azienda produttrice di cibo per animali sostenibile). L’Ente invece provvede all’assistenza tecnica e veterinaria e a dare una corretta informazione ai fruitori del territorio sulla presenza dei cani, sulle loro caratteristiche etologiche e sul comportamento da seguire in caso di incontro.
La collaborazione rientra nell’ambito del progetto “Humans and Wildlife” della Fondazione Capellino, il cui obiettivo è la salvaguardia della biodiversità, con particolare attenzione agli habitat dei grandi mammiferi e dei predatori minacciati dall’espansione delle attività umane.
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