21 Mag 2020

Social Dreaming e coronavirus: cosa ci raccontano i sogni di questi tempi?

Scritto da: Lorena Di Maria

Sogni vividi, incubi, immagini ricorrenti. I sogni di questi mesi ci raccontano come sono cambiate le nostre vite e le nostre abitudini, facendo emergere emozioni e paure condivise. Ce lo racconta Franca Fubini, psicoterapeuta ed esperta di Social Dreaming, che a Torino, attraverso questa tecnica, organizza gruppi di incontro per condividere i propri sogni e dare forma al contesto sociale che stiamo vivendo.

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Torino - Che sogno hai fatto stanotte? Quante volte ci svegliamo la mattina con il ricordo o la vaga percezione di un sogno che finisce per accompagnarci tutta la giornata. Ma quelli che ci ricordiamo in questo periodo sono stranamente intensi e vividi, per molti di noi anche più frequenti del solito.

Sarà per il cambio di abitudini quotidiane, per l’inattività e la riduzione dell’attività fisica che hanno modificato la qualità del sonno o per lo stato di smarrimento che questo periodo ha generato. Ma qualsiasi motivazione sia, che informazioni utili ci possono dare i sogni che popolano in questo periodo la nostra notte? Ne abbiamo parlato con Franca Fubini che da anni organizza incontri di Social Dreaming ovvero gruppi di incontro tra le persone per condividere i loro sogni, col fine di esplorare la dimensione sociale che quotidianamente viviamo.

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«E’ notte e cammino, ci sono diverse persone sdraiate sulla strada e coperte da lenzuola come se stessero dormendo». «Ero un personaggio della Divina Commedia e mi trovavo a visitare il mondo dei morti». «Nel mio sogno ho sentito un forte senso di colpa per ciò che è stato fatto al pianeta Terra». Questi sono solo alcuni esempi emersi dagli incontri di Social Dreaming che Franca sta conducendo e che tanto hanno da raccontare di questo momento.

Come mi viene spiegato, sono tantissime le persone che stanno sentendo la necessità di condividere il proprio mondo onirico. «I sogni di questo periodo hanno la stessa caratteristica dei sogni di qualunque periodo – mi racconta Franca – ovvero riflettono ciò che sta succedendo. Ciò che fa la differenza, però, è che questo momento storico ci mette davanti a una situazione completamente nuova. Nella storia siamo già stati colpiti da eventi sociali impattanti come ad esempio le guerre o l’influenza spagnola che contagiò migliaia di persone. Ma questi eventi catastrofici sono stati parte di un passato che nessuno di noi ha mai sperimentato in prima persona e per questo motivo ci troviamo a vivere per la prima volta con una grande incertezza».

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Ciò che emerge maggiormente dai sogni di questi ultimi mesi è il contatto con l’imprevedibile e l’impermanente. Molti dei sogni riportati durante le sedute di social dreaming rimandano a un “trauma sociale”. Le emozioni che sono emerse in questi mesi sono la sensazione di incertezza, ansia e paura, il sentirsi disorientati nello spazio-tempo, il non sapere dove si sta andando, il confronto con la morte, la ricerca di risposte, una preoccupazione causata dal disagio economico e lavorativo, la paura di perdere il controllo.

Per capire meglio cos’è il social dreaming, dobbiamo fare un passo indietro di qualche decennio e catapultarci nella Londra degli anni ’80 quando Gordon Lawrence, direttore del Tavistock Institute of Human Relations, ipotizzò che fosse possibile “sognare socialmente”, recuperando l’immenso sapere storico e antropologico delle diverse culture. In che modo? Partiamo dal presupposto che i sogni contengano informazioni fondamentali del contesto sociale in cui ci troviamo. Attraverso la condivisione di questi sogni è possibile far emergere tutte quelle sensazioni, emozioni che viviamo individualmente ma che, allo stesso tempo, ci troviamo a vivere anche come collettività.

Sul sito del Tavistock Institute è possibile consultare gli archivi degli incontri di social dreaming che stanno avvenendo nel periodo della pandemia e che riportano centinaia di sogni raccontati durante gli incontri gratuiti a cui chiunque può partecipare.

Ciò che emerge dai racconti di Franca Fubini è il grande numero di persone che, in questo momento di crisi globale, sentono l’esigenza di condividere i propri sogni. «Questo periodo di pandemia ha costretto gli incontri ad avvenire solo in modo virtuale, si è persa la presenza corporea e la sensorialità, ma è anche stato possibile superare le restrizioni geografiche». Nelle “matrici” che Franca facilita, sponsorizzate da Social Dreaming International Network e da “Il Nodo Group” di Torino, partecipano persone di provenienza varia, dai cinque continenti. Attraverso questa metodologia ci possiamo rendere conto di quanto le nostre vite siano connesse e interconnesse e di come siamo capaci, insieme, di creare un pensiero sistemico.

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E proprio il sogno ci sta insegnando quanto sia importante adottare nuove pratiche nel quotidiano, come la pratica del confronto, dell’incontro e della condivisione. E’ importante costruire uno spazio sociale in cui la vulnerabilità e la fragilità tornino ad essere un valore, dove le persone abbiano la possibilità di mettersi in relazione e ascolto con le altre. La pratica del social dreaming ci insegna che tutto ci riguarda e tutto ci attraversa. Fare le domande e condividere le risposte dando nuovi significati diventa in questo senso un modo di (r)esistere.

«Creare dei luoghi dove puoi pensare è un’occasione preziosissima. Il social dreaming, stimola una comunicazione differente da quella a cui siamo normalmente abituati e favorisce conversazioni significative in un ambiente libero da giudizi, pregiudizi e gerarchie; importante è il sogno non il sognatore e tutti i sogni hanno la stessa importanza. Lawrence diceva che nella matrice l’ego viene accantonato per un pò: infatti non emergono discussioni, dibattiti nè opinioni giuste o sbagliate. Esiste il desiderio di accedere alla conoscenza insita dei sogni, e a cosa stiano comunicando».

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