Migranti in campo per sostenere l’agricoltura rimasta senza manodopera
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Asti - «Le nostre campagne hanno sete di manodopera che si fatica a reperire, oggi ancora di più per la chiusura delle frontiere. La campagna può favorire l’integrazione sociale, come ci dimostrano numerosi casi concreti, e può diventare un salvagente per tanti italiani che sono rimasti senza lavoro a causa dell’emergenza Covid». Sono queste le parole di Alessandro Durando, presidente di Cia Asti che, insieme all’associazione Piam Asti, da tempo impegnata nell’integrazione e nell’inserimento lavorativo di persone migranti sul territorio, ha dato vita al progetto “Migranti in Campo”.
Un progetto che ha l’obiettivo di garantire l’inserimento nei campi e nei vigneti come risposta concreta. La diffusione del virus ha infatti messo in ginocchio la forza lavoro dell’agricoltura, dove si riscontrano grandi necessità di assumere lavoratori. “Migranti in campo” vuole quindi offrire uno strumento che, da un lato, aiuti gli agricoltori locali e dall’altro fornisca un’opportunità di lavoro ai ragazzi migranti.
Il progetto è stato avviato già nel 2017 per promuovere il lavoro, l’alloggio e l’inclusione sociale dei rifugiati. L’esperienza di Asti fungerà da laboratorio sperimentale anche per altre province che credono nel forte valore dell’agricoltura sociale dove la manodopera che coinvolge persone migranti rappresenta una risorsa indispensabile di cui le aziende agricole non possono più fare a meno.
Così nell’astigiano sono stati coinvolti una sessantina di ragazzi residenti nelle strutture di accoglienza gestite da Piam oltre che persone rifugiate che ora si trovano alla ricerca di un lavoro. Nel complesso troveranno opportunità di lavoro profughi, rifugiati e richiedenti asilo che, nella maggior parte dei casi, avevano già acquisito competenze per i lavori in agricoltura e svolto corsi di formazione, tirocini e ottenuto diversi patentini.
Come riportato sul sito di Cia Asti, «Le migrazioni, attraverso percorsi di accoglienza integrati con il territorio, sono un fattore generativo di sviluppo locale», racconta Alberto Mossino, presidente di Piam Asti. Partendo dall’accoglienza, l’Onlus astigiana si è infatti impegnata nella valorizzazione e nella conservazione delle eccellenze agro-alimentari piemontesi. Ad esempio a Villa Quaglina vengono portati avanti progetti con ragazzi migranti. Qui si coltivano il mais ottofile rosso, il mais giallo marano, altre famiglie storiche di cereali, senza diserbanti né pesticidi. Si coltiva anche canapa ed è stato avviato un vigneto sperimentale.
Chi vorrà partecipare all’ospitalità sarà remunerato con le risorse del progetto e, Se il numero di richieste sarà consistente, verrà coinvolto il progetto MOI di Torino che ha attualmente in accoglienza più di 500 migranti con una preparazione in ambito agricolo o con competenze per lavorare come muratori, giardinieri o falegnami.
Le aziende interessate possono inviare una mail a: asti@cia.it
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