Innesto, l’orto urbano che riqualifica la periferia educando al verde
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Torino - Riqualificare aree cittadine, sottraendole alla speculazione edilizia, al degrado e all’inquinamento, realizzando orti urbani è già di per sé una risposta concreta a favore della collettività. A Torino c’è un’associazione che fa questo e molto di più: educa al verde, recuperando il legame con la terra e con i cicli della natura.
Come? «Quando all’inizio del 2015, ci siamo ritrovati a immaginare Innesto, – racconta Sara Ceraolo, co-fondatrice e segretario dell’associazione – abbiamo semplicemente pensato a che genere di opportunità di contatto con il verde avremmo voluto nella nostra città e, non trovandone di rispondenti ai nostri bisogni, abbiamo deciso di crearla da zero». L’individuazione dei bisogni è l’azione preliminare per eccellenza, necessaria per la realizzazione di qualsiasi progetto. La chiave per il successo.
La dimensione più innovativa di Innesto è proprio quella di non rientrare in una definizione canonica di “associazione di orticoltura”. Oltre alla sperimentazione nel campo della produzione orto-floro-vivaistica, Innesto si dedica allo sviluppo di progetti a sfondo sociale, finalizzati alla sensibilizzazione della collettività. «Dietro alla possibilità di coltivare un metro cubo di terra in mezzo alla città, – prosegue Sara – si apre automaticamente una dimensione di cittadinanza attiva». Ecco perché tutti i progetti di Innesto includono momenti di aggregazione, come workshop, gruppi di lettura nell’orto, aperitivi e merende.
«Il nostro tentativo – continua – è volto alla creazione di micro-comunità virtuose, ma si tratta di un processo lungo, che va continuamente alimentato». Le iniziative, sempre gratuite e aperte a tutti, creano occasioni di incontro tra gli ortolani che coltivano i cassoni negli spazi gestiti dall’associazione, i cittadini col pollice verde ma anche semplici curiosi.
Ortoterapia? In un certo senso sì, perché il verde risponde a un bisogno, che non è solo legato al contatto con la realtà naturale, ma rivela una profonda connessione con il desiderio di appartenenza a un gruppo, che si riconosce nella condivisione di conoscenze che rischiano di andare perdute.
Innesto fa parte di OrMe, rete degli orti metropolitani di Torino. Durante il lockdown, i decreti in vigore hanno impedito a tutti il raggiungimento dell’orto. Innesto però, insieme agli altri enti della rete, ha discusso con la Città di Torino e con tutti gli attori istituzionali per portare l’attenzione del governo nazionale e locale sul tema dell’orticoltura urbana.
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Durante quest’emergenza sanitaria, presto trasformatasi in emergenza sociale, la povertà alimentare, si è presto manifestata e per alcuni l’orto sta rappresentando una chance in più di contribuire a portare sulla propria tavola prodotti freschi e a costi molto ridotti. I mesi di marzo e aprile, tra l’altro, sono fondamentali per la semina e l’impostazione dell’orto.
Dopo diversi tentativi e richieste, la Città di Torino il 20 aprile ha sbloccato gli accessi agli orti di proprietà (o in locazione) e il 10 maggio a quelli associativi (come Innesto), così gli ortolani hanno sono riusciti ad accedere nuovamente ai propri orti. L’organizzazione in rete con le altre realtà di orticoltura urbana ha dimostrato una fondamentale risorsa e punto di forza per l’interlocuzione con le autorità.
Inoltre, da ottobre 2019, gli ortolani del gruppo degli “Orti al Centro” hanno raccolto il testimone da Innesto e hanno iniziato ad autogestire il proprio spazio, rimanendo un gruppo informale con due referenti che oggi si interfacciano con il direttore del Parco Commerciale, che continua a coprire le spese del gruppo di ortolani poiché crede molto nel progetto.
Si può creare “un Innesto” in altre città? «Il nostro progetto principale, Orti Dora in Poi, è strettamente legato al contesto di Parco Dora, il territorio nel quale si sviluppa». Con una lettura sensibile, può certamente essere replicato in altri contesti, analizzanndo i caratteri specifici del luogo scelto.
Allora, diamoci da fare!
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