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Che cosa ha insegnato questo periodo di quarantena a noi imprenditrici ed imprenditori? I nostri modelli di business non sono eterni e siamo vulnerabili. Più di quanto avremmo pensato di essere. Il futuro si presenta incerto. La vera “ripresa” appare ancora lontana e dopo due mesi come quelli appena passati viene da chiedersi: davvero i miei clienti (o potenziali clienti) hanno ancora bisogno di quello che offrivo loro prima della pandemia? I miei prodotti/servizi rappresentano ancora beni ad alto valore aggiunto?
L’incertezza porta ad una contrazione dei consumi. Chi acquista sceglie e sceglierà con maggiore prudenza in cosa spendere o investire i suoi soldi. È come una nuova fase di start-up, per tutte le imprese. Quindi da dove ri-partire oggi?
Dalle 2 P: Progettazione e Partecipazione.
La prima: PROGETTAZIONE.
Apriamo un testo di organizzazione aziendale e appare questa semplice definizione: “La pianificazione è quel processo attraverso cui fisso nuovi obiettivi e predispongo mezzi e percorsi per raggiungerli”. La prima domanda da porsi quindi è: quali sono gli obiettivi della mia organizzazione oggi?
Tra le attività finora svolte che cosa funzionava molto bene pre-Covid19 ? E che cosa invece non funzionava ed è quindi arrivato il momento di abbandonare prima di rimettersi in viaggio? Il contesto liquido in cui ci troviamo ad operare richiede di viaggiare leggeri, portando con noi l’essenziale. Bisogna avere il coraggio di fare i conti con le proprie performance passate. Tirare fuori i dati contabili aggiornati e analizzarli. Se questi dati mancano, è il momento buono per mettere in piedi un nuovo sistema gestionale, cambiare consulente e commercialista e cercare qualcuno che davvero ci insegni a gestire la nostra impresa.
Stiamo per salpare verso lidi sconosciuti: la plancia di comando e la bussola sono i primi strumenti su cui investire, prima ancora che su un paio di campagne Facebook dall’esito incerto. Dobbiamo imparare a pianificare non solo a livello qualitativo, ma anche quantitativo. Margini ristretti e mercati in contrazione, ci richiedono precisione, flessibilità e capacità di analisi quotidiana per “aggiustare la rotta”. Le analisi contengono anche numeri, altrimenti si chiamano “sensazioni”.
Urge innovare. Ma come si fa ad innovare velocemente? Con la seconda P: PARTECIPAZIONE.
È arrivato il momento di chiedere aiuto. A chi? Ai propri clienti, ai fornitori, ai dipendenti… insomma a tutti gli stakeholder. È il momento di spalancare le porte della propria impresa e… confrontarsi, lasciarsi contaminare. I contesti più innovativi sono quelli aperti. Quanto è realmente aperta ed innovativa la mia impresa? Per poter avere nuove risposte, serve porsi nuove domande e porle anche a chi lavora con noi ogni giorno. Come fare per aumentare la partecipazione all’interno della mia impresa?
Per avere risposta a questa domanda chiedetelo direttamente alle persone che lavorano con voi: come pensate che possiamo aumentare la partecipazione in azienda? Attivare processi di maggior partecipazione significa cominciare a chiedere e ad ascoltare le risposte perché, come dice la permacultura, la soluzione è nel problema stesso. Quando decidiamo di aprirci al confronto con i nostri stakeholder e/o con tutti i componenti del team, stiamo assumendo che ognuna/o di loro abbia un punto di vista necessario al raggiungimento dell’obiettivo. Questo è l’assunto di base di qualsiasi processo di partecipazione.
Partecipare significa aprire spazi di ascolto e co-progettazione dove non siamo gli unici a fissare la direzione e quindi a trovare le risposte. Concretamente: invitate i vostri stakeholder a una giornata di confronto creativo su una domanda per voi importante, o su una sfida che state vivendo. Probabilmente scoprirete che non siete gli unici a viverla! Le soluzioni che emergeranno saranno buone non solo per voi, ma per l’intero eco-sistema di cui facciamo parte e per questo saranno più resilienti e sostenibili sul lungo periodo. Così come la bio-diversità è un valore fondamentale a livello biologico per la sopravvivenza di un eco-sistema allo stesso tempo le progettualità emerse da un team bio-diverso saranno più in grado di rispondere alle sfide emergenti.
Questo tempo ci dice chiaramente che un aumento della complessità non può essere compreso da uno solo: un solo leader al comando, una sola azienda, una sola persona. Oggi più che mai c’è bisogno di interrogare l’intelligenza collettiva di un team, di una rete, di una comunità per trovare soluzioni innovative, creative, resilienti. Nella partecipazione uno più uno non fa due, ma tre, quattro, sei e il tutto è maggiore della somma delle parti!
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