Seguici su:
Torino - A Torino in molti la conoscono o hanno avuto modo di incontrarla almeno una volta. Chiara Trevisan è un’artista professionista, un’attrice ma anche una domatrice di pulci, un’appassionata amante della lettura, una sognatrice, una viaggiatrice di mondi. In qualsiasi di queste vesti la si conosca si può stare certi che dopo una conversazione con lei ci si ritroverà a sua volta magicamente trasformati.
Solitamente la si incontra nella splendida cornice di piazza Carignano davanti allo storico teatro della città, ritrovo di artisti e musicisti che regalano alla piazza un’atmosferica sempre romantica. Qui Chiara allestisce il suo salotto, dove un tappeto, due sgabelli in legno e un carretto colmo di libri trasportato da una bicicletta ci fanno rendere conto di essere arrivati nel posto giusto.
Dal 2011 Chiara è per tutti la Lettrice vis à vis, sempre pronta ad accoglierti con il suo sorriso e un libro in mano mentre passeggi per le vie del centro. E se ti fermi per una chiacchierata con lei sicuramente ti dispenserà qualche utile consiglio.
«L’idea del mio progetto è nata in un momento in cui il sistema teatrale era entrato completamente in crisi e, per un’artista indipendente, lavorare era diventato molto difficile. Oltre a questa situazione, in quel periodo mi ammalai e fui costretta a trascorrere molto tempo ferma, sdraiata sul divano. Mi resi conto che avevo a disposizione la compagnia di tanti libri e molto tempo per pensare. Così approfittai della grande occasione che mi era stata data e iniziai a riflettere su come reinventare la mia vita a partire dalle mie capacità ed esigenze più profonde. Volevo sentirmi libera di far nascere un progetto che potessi portare in strada e guardandomi intorno pensai: che cos’ho a disposizione? La risposta è stata semplice: tanti libri e una bicicletta. E ciò fu sufficiente per catapultarmi in una nuova avventura».
Portare i libri in strada significa renderli accessibili a tutti e dare una chance alle persone che si nutrono troppo poco di lettura, facendo scoprire loro che anche solo una piccola pagina può rappresentare una grande rivelazione. «La maggior parte del tempo lo trascorro ad ascoltare le persone». Mi confida. «Il mio lavoro consiste nel trovare la pagina giusta per la persona giusta al momento giusto».
Chiara è un’inguaribile amante della lettura. Come mi racconta, ha avuto la grande fortuna di essere stata cresciuta da genitori che le leggevano spesso storie e che, in questo modo, le hanno trasmesso l’importanza e la bellezza della lettura condivisa ad alta voce. «Nel corso della vita ho elaborato un sistema attraverso cui leggo, segno le pagine, le catalogo e le ripercorro costantemente. Sono sempre alla ricerca di stimoli e quando mi imbatto in qualche nuovo punto di vista lo raccolgo e lo inserisco nel mio lavoro».
Tutti i frammenti di storie, poesie e racconti contenuti nei suoi libri finiscono in quello che la nostra protagonista ha soprannominato “il mio catalogo di idee”, una vera e propria raccolta di frasi, parole chiave e citazioni utili da utilizzare nel proprio lavoro in strada. «Durante la conversazione chiedo ai miei ospiti di scegliere dal catalogo quattro o cinque frasi o parole che attirino la loro attenzione e chiedo loro di collegarli e commentarli, andando a comporre una narrazione personale che gli dia la possibilità di raccontarsi realmente. Sulla base di ciò che emerge sceglierò un brano tra i libri che custodisco nel carretto, donando un consiglio o uno spunto su cui riflettere e da cui farsi ispirare».
Ed è proprio questa l’arte di una lettrice vis à vis. Creare in un luogo pubblico e trafficato dal continuo via vai dei passanti, uno spazio di confronto intimo e profondo. Uno spazio dove poter essere se stessi, dove l’ascolto è sacro e il giudizio assente, e dove poter far emergere il nostro lato più autentico. «Ho scelto di lavorare in strada perchè volevo essere trovata da chi non mi stava cercando. In mezzo alla strada le persone inciampano in me e una volta che hanno inciampato possono fermarsi e scoprire qualcosa di nuovo».
Nella sua quotidianità la nostra lettrice risponde ad un bisogno sempre più attuale e condiviso dalle persone, ovvero la necessità di uno scambio autentico e di trovarsi in uno spazio protetto in cui ci sia una sospensione del giudizio. Uno spazio, insomma, dove qualcuno si mette a tua disposizione, ti ascolta e grazie a quest’ascolto ti fa ritrovare una parte di te. Quella che Chiara ha portato in strada è una reale e genuina forma di disponibilità e gentilezza ormai dimenticata. Come mi racconta, «A volte mi è stato addirittura chiesto se fossi una psicologa, come se l’unica persona con cui potersi confidare debba essere necessariamente un terapeuta!».
Come mi viene spiegato, «La cosa più curiosa è che quando le persone si avvicinano percepisco una certa rigidità ma, nel corso della nostra conversazione, la maggior parte di queste finisce per dimenticarsi di essere in uno spazio pubblico, si cala completamente nel presente e il nostro colloquio raggiunge dei livelli di intimità spesso sorprendenti. Nel corso degli anni più volte mi sono sentita confidare “sei la prima persona a cui lo dico”, e questo è un regalo grandissimo che mi lascia stupefatta e grata, perchè capisco che in quei pochi minuti sono riuscita a trasmettere un senso di fiducia a cui non siamo più abituati».
In questo periodo di distanziamento sociale il mondo dell’arte di strada è stato fortemente penalizzato. Come mi fa notare Chiara «se poco si parla di concerti, cinema e spettacoli teatrali, l’artista di strada è stato completamente dimenticato dalle istituzioni». Al momento Chiara si sta reinventando e attraverso i mezzi continua a proporre incontri a distanza per tenere vivo lo scambio di cultura, partecipando anche a diverse iniziative di solidarietà che promuovono la lettura.
Una nota positiva che sottolinea è che è evidente per tutti che se chiudi in casa per due mesi un’intera popolazione privandola dell’ordinario, delle abitudini e del movimento, il benessere mentale viene sostenuto e preservato solo grazie alle produzioni artistiche. «Quando si stempererà questo momento di crisi le persone si renderanno conto che in quei due mesi hanno potuto sopravvivere grazie al fatto che hanno ascoltato della musica, letto un libro, scoperto degli autori, visto degli spettacoli». Se prima era un passatempo concedersi un film, un libro o un concerto, da adesso ci auguriamo che tutto ciò venga percepito più come una fondamentale necessità.
A bordo di un sidecar nella fantastica storia di Arianna |
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento