Baratto del Fare: il paese che sostituisce il denaro con la cultura del dono
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Verbania -
Oggi vi raccontiamo la storia di un gruppo di mamme e amiche che a Omegna, in Piemonte, hanno fatto della cultura del dono e dello scambio il loro cavallo di battaglia per rispondere a quest’emergenza. Abbiamo conosciuto Marta Orlandi che nel paese sta contribuendo a creare un modello dove il denaro non è al centro di tutto ma lo sono la solidarietà e i piccoli gesti quotidiani.
«All’interno della nostra cerchia di amicizia ci siamo sempre aiutate, ma è solo recentemente che abbiamo deciso di dare il nostro contributo per rendere il periodo che stiamo passando meno difficile per tutti». E lo stato di emergenza non poteva che essere il momento ideale per riscoprire valori ormai dimenticati e il senso di buon vicinato. «Ci siamo rese conto che è proprio in assenza di denaro che si possono utilizzare mezzi alternativi e praticare atti di solidarietà».
Così nasce il Baratto del Fare, promosso da Marta e dal suo gruppo di Mutuo appoggio chiamato “Viceversa”: si tratta di una rete di solidarietà che promuove lo scambio di tutto ciò che non sia denaro e che ci aiuta a riscoprire il senso di umanità e generosità spesso dimenticate della comunità in cui viviamo. L’idea è quella di mettere in contatto chi ha la possibilità di donare con chi si trova nella reale necessità di ricevere un aiuto pratico nelle faccende quotidiane. Parliamo di tempo, competenze, braccia forti, consigli, oggetti materiali, abilità personali e saperi.
Il baratto del fare vuole superare la logica del “dare per ricevere” facendo sì che il dono sia spontaneo perché si ha qualcosa da offrire mentre chi riceve non deve sentirsi obbligato a restituire il favore. Come ci spiega Marta Orlandi, in un momento storico in cui le risorse economiche risultano in sofferenza, diventa fondamentale valorizzare strumenti alternativi allo scambio di denaro.
Un manifesto per una vita felice, ricca e libera |
«In questo periodo di isolamento mi sono immaginata come ci ritroveremo dopo, se avremo imparato qualcosa di nuovo, se vorremo proseguire su un nuovo sentiero fatto di rispetto, ascolto e cura. Io vorrei ripartire con le scarpe vecchie ma il cuore rinnovato per prendermi cura del mondo, del vicino e di me stessa».
L’iniziativa prevede una stretta collaborazione con l’associazione Mastronauta, già promotrice del baratto di abiti ed oggetti che ha luogo a Omegna due volte l’anno e con l’associazione Dragolago che si occupa di integrazione sociale e solidarietà dal basso.
«Abbiamo creato un gruppo facebook in cui gli abitanti devono semplicemente compilare un form scrivendo quale aiuto possono offrire alla comunità, di cosa si ha bisogno o, volendo, entrambi. Ciò che ci ha stupite è che la risposta è stata più grande di quella che ci aspettavamo e in poco tempo hanno aderito un centinaio di persone, aumentando di volta in volta. Per via del distanziamento sociale lo scambio avviene a distanza ma non vediamo l’ora di poterci finalmente incontrare di persona».
Al momento sono tante le proposte offerte e le richieste di aiuto. Come ci spiega Marta, in molti hanno chiesto di poter accedere a prodotti alimentari a km0, a frutta e verdura, ma anche all’aiuto scolastico, a un supporto all’utilizzo della tecnologia e alle lezioni di cucito creativo.
«Qualche giorno fa ci ha scritto una persona che chiedeva aiuto nel tenere pulito il proprio terreno e successivamente un vicino ci ha contattati esprimendo il desiderio di potersi prendere cura di un orto». Questo ci dimostra che, nel nostro vicinato, siamo già in possesso di tutto ciò che ci può servire e che se superiamo il concetto del “mio” e del “tuo” ci rendiamo davvero conto di quanta ricchezza c’è intorno a noi».
Ad esempio, chi ha un orto, nel periodo in cui il raccolto delle zucchine sarà abbondante, potrà offrirle a chi in questo momento non ha la possibilità di coltivare, sapendo che ci sarà un momento in cui, se avrà una necessità, potrà essere appoggiato da una comunità che ha scelto la condivisione come suo punto di forza.
Come ci ricorda Marta, «È importante ricordarci che in fondo abbiamo tutti le stesse necessità, ognuno nella propria unicità in quanto i bisogni di una persona sono spesso i bisogni della collettività che la circonda. Questo periodo ci ha messo di fronte alla consapevolezza che come esseri sociali abbiamo bisogno delle altre persone, che da soli non possiamo arrivare dappertutto ed è fondamentale utilizzare questo momento per aprirci, fidarci e affidarci agli altri».
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