3 Apr 2020

A Torino l’antirazzismo diventa un Bene Comune

Scritto da: Lorena Di Maria

Attraverso una nuova delibera, Torino diventa la prima città in Italia a riconoscere il forte valore del patrimonio di azioni e pratiche antirazziste dichiarandolo Bene Comune. Si tratta di un'importante novità che coinvolge tutta la cittadinanza in un piano d'azione cittadino contro i crimini d'odio e che lancia una chiamata pubblica per dare vita ad un “patto di collaborazione" sull'antirazzismo, rafforzando il principio fondamentale dell'uguaglianza.

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Torino - Può l’antirazzismo diventare un Bene Comune, al pari di un immobile, di una piazza, di un parco? La risposta di Torino, da anni impegnata su questo fronte, è sì.

In un momento come quello che stiamo vivendo, ansia e paura dovute al Coronavirus rafforzano odio e diffidenza verso “l’altro”. Lo sanno bene le persone di origine cinese e asiatica, vittime di attacchi razzisti nelle scorse settimane nel nostro Paese, così come lo sanno bene gli italiani e le italiane, discriminati adesso all’estero in quanto “untori”. Questi attacchi razzisti lacerano il tessuto sociale e isolano gruppi e singoli individui, creando un diffuso senso di insicurezza. La risposta, quindi, deve essere sistemica, cittadina, comunitaria: l’antirazzismo deve diventare un tema su cui tutta la cittadinanza viene chiamata a raccolta e si unisce per prendersene cura.

Antirazzismo5

Proprio per questo, la Giunta ha recentemente approvato un Piano d’azione cittadino contro i crimini d’odio razzisti e lanciato una chiamata pubblica per un Patto di collaborazione sull’antirazzismo.

Come ha affermato l’assessore Giusta e come riportato sul sito del Comune di Torino, «Si tratta di una necessità sempre più impellente di fronte alla situazione globale fatta di muri, paura e diffidenza: recentemente abbiamo visto aggressioni a danni di cittadini e cittadine italo-cinesi durante le prime fasi della diffusione del Coronavirus e attualmente siamo noi italiani e italiane le vittime di episodi di discriminazione all’estero.

In un momento in cui angoscia e paura dominano, la creazione di un diverso da temere e odiare è un meccanismo sempre più diffuso ma nient’affatto naturale. Occorre rispondere andando oltre le semplici campagne di comunicazione e i progetti-pilota: occorre un Piano cittadino e uno sforzo congiunto di tutti e di tutte».

Attraverso la delibera, la Città di Torino – prima in Italia – riconosce quindi il patrimonio di conoscenze, azioni, buone pratiche antirazziste sviluppato nel tempo nella nostra città e lo dichiara Bene Comune. L’iniziativa è possibile in virtù del nuovo regolamento cittadino, recentemente approvato, che permette la gestione anche di beni immateriali.

In pratica, il Comune compie due passi: da un lato, approva un Piano d’azione cittadino contro i crimini d’odio razzisti, scritto nell’ambito del Progetto europeo G3P-R e che verrà implementato dal neonato Ufficio Diritti. Tre gli obiettivi su cui la Città si impegna a lavorare nei prossimi anni: aumento della conoscenza e della sensibilità al tema; costruzione di spazi per il dialogo facilitato e lo scambio di pratiche; costruzione di strumenti per favorire l’emersione e il contrasto al fenomeno.

Contemporaneamente, viene pubblicata una chiamata pubblica, con scadenza il 14 aprile, per tutti quei soggetti (istituzioni, privati, associazioni, realtà informali e di altra natura) che lavorano sul tema per sottoscrivere un Patto di collaborazione cittadino.

Ogni interlocutore potrà portare i propri bisogni, le proprie competenze e le proprie progettualità a un tavolo comune, che servirà a coordinare gli sforzi, a co-progettare e a confrontarsi sulle priorità da adottare di anno in anno. Come affermato dall’Assessore Giusta, «Utilizzare il Regolamento dei Beni comuni per stringere un Patto su pratiche immateriali è una scelta innovativa, che da un lato valorizza l’enorme patrimonio di competenze e pratiche della società civile e dall’altro crea un impegno – duraturo e di lungo periodo – dell’Ente pubblico su questo tema. Si tratta di una “chiamata alle armi” per tutta la cittadinanza a confrontarsi e a lavorare insieme su un principio fondamentale, quello dell’uguaglianza».

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