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Torino - 2008, Val Malone. In questa valle a nord di Torino, tra la Valle di Lanzo e il Canavese, arriva l’onda della crisi italiana. Un sistema già fragile che, come molte zone montane del nostro Paese, ha vissuto nel secolo scorso lo spopolamento e l’abbandono, si rompe ancora di più.
Ma in mezzo alla tempesta un primo nucleo di persone coglie l’opportunità per fermarsi e chiedersi: «cosa possiamo immaginare, ipotizzare, per un territorio come questo?».
A raccontarci questa storia e la sua evoluzione fino ai giorni nostri è Mauro Salot, presidente dell’associazione Sentieri Alta Val Malone. «La nostra storia parte anche dall’originalità del luogo. Questa valle all’inizio del ‘900 aveva più di 9000 abitanti e adesso ne ha 3500. Il nostro territorio si sviluppa da 500 ai 2200m slm, in tutta la fascia montana vivevano 6000 persone che pochi decenni se ne sono andate abbandonando il territorio non solo fisicamente, ma anche culturalmente, direi addirittura antropologicamente. E la natura ha fatto il suo corso: tutto quello che era pascolo e zona di coltivazione è stato sommerso dalle foreste. Lo spopolamento è un evento abbastanza comune nel territorio pedemontano, meno comune il fatto che il nostro comune principale, Corio Canavese, abbia 187 borgate.
È un territorio molto bello che ha comunque conservato caratteristiche di originalità, elementi che abbiamo sentito potessero diventare strumento, volano, per uno sviluppo di una cultura di accoglienza. Tra l’altro questi luoghi erano un rinomato centro di villeggiatura per la borghesia torinese di fine ‘800, inizio ‘900, ci sono una ventina di ville storiche spettacolari, c’è una tradizione di turismo, di ricettività, poi scomparsa con l’avvento delle nuove forme di turismo».
In questo contesto così frammentato le principali frazioni o borgate hanno tutte piccole pro loco, associazioni, gruppi autonomi, spontanei che curano alcune strutture, i passatempi estivi, l’organizzazione di eventi. Sono proprio due gruppi informali composti da membri delle associazioni di borgata Amici di Piano Audi e Amici di San Lorenzo (Ritornato) a rendersi conto che non esisteva più un sentiero che le collegasse.
«Questi due gruppi di azione si sono messi d’accordo, autofinanziati e hanno risistemato il sentiero che è diventato presto molto frequentato. Allora abbiamo pensato di aprirne almeno un altro che creasse un anello però per farlo era necessario restaurare le passerelle. Questa valle è solcata da diversi torrenti, l’incuria e il passare del tempo aveva distrutto questo sistema di comunicazione che era capillare». Per comprenderne la vastità di sentieri e mulattiere che animava la valle, basta considerare la presenza di 187 frazioni per ognuna delle quali transitavano almeno tre sentieri.
Le due associazioni hanno continuato ad operare dal 2008 al 2012 arrivando a recuperare circa 20 percorsi, per un totale di circa 50 km di percorsi. Il tutto in collaborazione con la sezione Cai di Lanzo che oltre a fornire indicazioni e consigli, ha permesso l’inserimento dei percorsi nel catasto dei sentieri della regione Piemonte.
Al primo nucleo di associazioni se ne sono aggiunte altre (ass. degli alpini, commercianti, pro loco, ass. culturali, gruppi antincendio boschivo) in un buon clima di collaborazione con gruppi sparsi di attività. Era giunto il momento per fare un salto e formalizzare quanto stava accadendo.
«Abbiamo deciso di provare a capire se il tessuto sociale di questa valle fosse pronto per un’iniziativa più amplia e complessa – prosegue Salot – Abbiamo organizzato nel salone consiglio comunale una serie di incontri per parlare di opportunità, di turismo dolce, di accoglienza, di ristorazione, di coltivazioni particolari. I segnali che abbiamo ricevuto sono stati inequivocabili: a ogni incontro partecipavano 120/130 persone, c’era interesse.
Nel novembre del 2015 abbiamo decido di partire con l’associazione “Sentieri Alta Val Malone”. Abbiamo messo insieme 45 soci fondatori che rappresentavano membri di tutte le associazioni presenti sul territorio e rappresentanti delle maggiori borgate per radicare il più possibile l’associazione sia dal punto di vista geografico che associativo, per rappresentare tutto il nostro tessuto geosociale. Nessuno aveva competenze specifiche in questo settore, nello sviluppo del territorio, nel turismo, ma un grande amore per il territorio.
Per mantenere un’autonomia operativa, siamo partiti con un tesseramento annuale di 10€, considerando che se avessimo raggiunto un centinaio di soci saremmo riusciti a pagare le attrezzature necessarie e l’assicurazione per i soci volontari che lavorano fisicamente sui sentieri.
Alcuni dati che rendono evidente cosa è successo in questi anni: al 31 dicembre 2019 contiamo 740 associati di cui 70 volontari operativi. Ci organizziamo tramite la nostra pagina fb in cui diciamo cosa facciamo, dove andiamo, come ci muoviamo, la situazione dei percorsi, dei sentieri, le attività e gruppi whatsapp, mailing list. I sentieri recuperati sono 42, tutti costantemente manutenuti, dotati di segnaletica orizzontale e verticale, tutti inseriti in una cartografia che viene ristampata una volta all’anno, dove sono descritti con altimetria, tempi di percorrenza, difficoltà, che viene distribuita gratuitamente in tutti gli esercizi della valle e non solo. E in cui pian piano abbiamo iniziato a inserire i posti per mangiare, i posti tappa, i luoghi dove acquistare prodotti locali, i prodotti che puoi trovare nei sentieri, strutturando un’economia che percorre i sentieri. Le ore di lavoro annuali sono passate dalle circa 3500 iniziali a 7000 nel 2019. Ore dedicate gratuitamente alla comunità che sono una grande ricchezza».
Il restauro delle passerelle sui fiumi e torrenti è stato uno dei lavori più complessi, realizzato grazie ad un modus operandi basato sul coinvolgimento diretto della popolazione: «restaurare le passerelle comporta una spesa di 4-5000€ solo di materiali. Abbiamo deciso di parlare con gli abitanti delle due frazioni che venivano riconnesse: “se mettete i soldi per materiali noi ci mettiamo il lavoro”. E ha funzionato, le persone si sentivano coinvolte e noi abbiamo restituito un’opera praticamente e storicamente importante».
Oggi mancano due sentieri da recuperare e sono tanti i progetti sviluppati oltre al recupero dei sentieri. «Per vivere un posto in benessere ci si aspetta che sia bello e accattivante, che ci sia aria e acqua pulita, di essere accolti, di mangiare bene a un prezzo onesto, che sia possibile comprare cose interessanti e genuine e sopratutto ci si aspetta che il territorio venga raccontato».
Per questo è nato il progetto “Ogni sentiero racconta una storia”, con cui sono state raccolte storie, leggende, tradizioni, aneddoti su ogni sentiero, illustrate poi da Gianni Chiostri e riportate all’inizio di ogni sentiero insieme a pannelli sulla flora e la fauna locale.
Con il progetto “Sentiero natura, il sentiero condiviso”, l’associazione porta le classi delle scuole ogni anno su sentieri differenti con un tema annuale, coinvolgendo circa 500 ragazzi anche nella produzione di materiali.
«È importante pensare al futuro, creare un ponte, una connessione con le generazioni che verranno, abbiamo bisogno di loro per fare un ragionamento su dove vogliamo portare questa comunità. Per questo stiamo anche creando e formando un gruppo di giovani tra liceali e universitari.
In questi 5 anni abbiamo dato una svolta al territorio, riconosciuta da tutti. Abbiamo una presenza di camminatori e sopratutto di bikers che è cresciuta in modo esponenziale. Abbiamo la fortuna di avere ancora ristoranti e trattorie, due rifugi e empori di montagna che sono passati in mano alle nuove generazioni. Sono state aperte piccole strutture ricettive e si sta creando un percorso di recupero di alcune delle ville storiche, chi è già attivo ha una presenza costante di clientela, sopratutto straniera.
Ma quello che ci ha reso più orgogliosi è il risultato di amalgama sociale. Basta pensare alla trasversalità dei soci e volontari, persone di ogni età, genere e estrazione sociale, culturale, economica, che altrimenti non avrebbero avuto modo di conoscersi e collaborare, unite in un progetto comune».
“Quando un uomo lungo il suo cammino
incontra un fiume che gli sbarra la via,
o torna indietro o costruisce un ponte.“
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