La ripartenza ha bisogno di soluzioni green, non restituiteci le vecchie città
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«Per superare l’emergenza coronavirus e per far ripartire le città italiane servono risposte e soluzioni eccezionali. Per questo, cari Sindaci, non vi limitate all’ordinario, non restituiteci le vecchie città. Il vostro mestiere richiede visione di futuro, soluzioni inedite, capacità di guidare la comunità verso frontiere nuove. E oggi che tutti abbiamo sperimentato una condizione eccezionale è il momento migliore per osare lo straordinario. Insieme ce la possiamo fare».
È questo il messaggio di Legambiente, indirizzato ai sindaci di tutte le città italiane per ripartire insieme in questo periodo di crisi sanitaria, economica e sociale. E per ripartire non si può che ripensare ai nostri stili di vita e fare un passo avanti rispetto a quella “normalità” che ci ha condotti fino a questo punto di non ritorno. Perché per cambiare questa situazione dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi e molte delle “comode” abitudini quotidiane che ci hanno accompagnato fin ora. Da dove ripartire? La strada è lunga, eppure il vero cambiamento potrebbe partire proprio da quelle soluzioni attuabili nel breve termine, che sono al tempo stesso a basso costo e già contenute nelle leggi dello Stato.
In questa direzione Legambiente ha proposto ai sindaci delle città italiane cinque esempi per riorganizzare una nuova mobilità sostenibile, capace di facilitare la nostra convivenza col virus. Si tratta in questo modo di ripensare sin da ora una mobilità “per il dopo”, che permetta di rispettare il distanziamento tra le persone e che, al tempo stesso, porti altri ormai ovvi benefici: riduzione dell’inquinamento, restituzione dello spazio pubblico ai cittadini, promozione di un commercio di prossimità.
«Occorre intervenire subito su quelle misure che hanno una valenza sanitaria e ambientale e che possono dare delle risposte alle regole imposte dal Covid19», ha affermato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «Con queste 5 misure che proponiamo oggi ai sindaci, milioni di lavoratori, studenti e famiglie potranno muoversi da subito in maggiore sicurezza e libertà contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra. Per far ciò è indispensabile un impegno da parte di tutti, cittadini, sindaci, società di trasporto e governo, consapevoli che il Paese oltre ad un decreto Cura Italia, ha bisogno anche di provvedimenti che mettano al centro le città e i comuni perché è da qui che bisogna prima di tutto ripartire».
Quali sono dunque queste cinque misure concrete per ripensare la mobilità post Covid-19?
1. Sicuri sui mezzi pubblici
In uno scenario post covid-19 saranno molti coloro che eviteranno l’utilizzo di bus e treni, tram e metro, per timore del contagio. Per questo man mano che le città ricominceranno a muoversi, Legambiente suggerisce che si dovranno riprogrammare con attenzione le corse, garantire le distanze di sicurezza, ripensare gli orari della città per evitare congestione e traffico nelle ore di punta. Sarà fondamentale un continuo e attento monitoraggio, sia dei mezzi che delle stazioni, dove si dovranno introdurre controlli e tornelli per contingentare gli ingressi oltre a garantire una quotidiana sanificazione.
2. Più persone in bici e percorsi ciclabili nuovi
La bici, come ben sappiamo, rappresenta il mezzo che permette di mantenere il migliore distanziamento tra le persone: è proprio ora il momento di realizzare percorsi ciclabili temporanei (con segnaletica orizzontale e verticale) lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate, riservando lo spazio per poi dotarli di protezioni e passaggi esclusivi mirando a trasformarli nei mesi successivi in vere ciclabili. Parliamo di interventi a costo quasi zero e, secondo Legambiente, le risorse per realizzare delle vere ciclabili ci sono: nella Legge di Bilancio 2020 sono stati stanziati 150 milioni di Euro per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani.
3. Rafforzare la sharing mobility
Come spiegato, le più efficienti alternative all’auto privata in città, per chi non vorrà prendere i mezzi pubblici, dovranno diventare tutti i mezzi in sharing: auto (meglio elettriche), bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini. I Comuni dovranno stringere accordi con le imprese per avere più mezzi e in più quartieri, a costi molto più contenuti. Serviranno risorse, ma il servizio potrà avere grande successo e in parte ripagarsi. In ogni caso saranno soldi ben spesi quelli per potenziare il servizio (con controllo, sanificazione e ridistribuzione dei mezzi nelle diverse ore e luoghi della città) perché avremo offerto mobilità sostenibile a buon mercato a milioni di cittadini.
4. Aiutare i cittadini a rottamare l’auto e scegliere la mobilità sostenibile
Come affermato da Legambiente, «Qui i Sindaci devono farsi sentire, perché le risorse ci sono! Cosa aspetta il Ministero dell’Ambiente a mettere a disposizione i fondi per “Programma Buoni di mobilità” previsti dal decreto Clima approvato a dicembre scorso?». Si tratta di 1.500 euro alle famiglie che rottamano una vecchia auto che non può più circolare (Euro3 o più inquinante) oppure 500 euro per un vecchio ciclomotore, per acquistare abbonamenti, e-bike e sharing mobility. Si potrebbe così subito dimezzare la spesa media per i trasporti per 250 mila famiglie italiane (3.500 euro all’anno secondo l’Istat).
5. Più smart working
Ai Sindaci Legambiente chiede di spingere sul lavoro agile per riorganizzare il lavoro dell’amministrazione pubblica e aiutare tutte le attività che scelgono di andare in questa direzione. Serviranno risorse, ma soprattutto idee nuove. Esistono tutte le possibilità per premiare con vantaggi fiscali sia le aziende che i lavoratori che decideranno di puntare su soluzioni innovative di smart working e mobility management di comunità. Ad esempio, i vantaggi fiscali di cui oggi beneficiano le auto aziendali possono essere estesi anche a mezzi e investimenti organizzativi per il lavoro a distanza, ai mezzi pubblici, alla condivisione e alla mobilità elettrica o muscolare in tutte le sue forme.
Certamente, la strada da percorrere per andare in questa direzione è lunga. Ma è anche vero che non vi è momento migliore di questo per riflettere e agire per la nostra salute, il nostro benessere psicofisico e per ricostruire una città a misura di persona.
Proprio a Torino Bike Pride e diverse associazioni della Consulta della Mobilità Ciclistica e Moderazione del Traffico hanno chiesto al Comune e alla Regione di mettere in atto delle soluzioni sostenibili per l’avvio della fase 2.
Perchè se è facile prevedere che molti abbandoneranno il trasporto pubblico per scegliere di muoversi in automobile, è facile anche immaginarne le conseguenze, prima tra tutte un collasso della mobilità, in particolare nelle città metropolitane. La proposta delle associazioni è stata quindi quella di garantire altre forme di mobilità alternative all’auto, prevedendo di rendere i controviali della città ciclopedonali con accesso ai veicoli a motore solo per la svolta, il posteggio e l’accesso alle abitazioni e con limite di velocità massimo a 20 chilometri all’ora, oltre che la realizzazione di infrastrutture pedonali e ciclabili a basso costo e rapida attuazione.
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