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Torino - «Conosci qualcuno di fiducia che possa aiutarmi a…?». Quante volte, alle prese con piccoli problemi quotidiani, ci è capitato di fare questa domanda. A volte senza giungere a una soluzione abbiamo finito con l’arrangiarci da soli, altre volte, arrendendoci, abbiamo chiamato specialisti, investito soldi ed energie. Eppure, spesso la soluzione è più semplice e vicina a noi di quanto pensiamo. Prendiamo l’esempio di un condominio e delle persone che lo abitano: quante competenze e abilità diverse ogni singola persona può offrire e mettere al servizio dei propri vicini? Centinaia, probabilmente. E se estendessimo la riflessione al quartiere in cui viviamo?In quel caso diventerebbero potenzialmente… infinite!
E proprio a un passo da casa, o meglio, a un passo dalla propria porta, in ogni comunità vivono e crescono “saperi” grazie alle abilità e alle capacità delle persone che ne fanno parte. Spesso però questi saperi sono sconosciuti e si finisce per non valorizzare il grande potenziale che hanno.
Da questo presupposto nasce a Torino la “Portineria di Comunità“, un luogo fisico, virtuale e itinerante che “spaccia cultura” e che nasce per aiutare e far risparmiare tempo a chi tempo non ne ha. È un luogo di incontro e di scambio in cui ricevere l’aiuto di cui si ha bisogno per svolgere le faccende quotidiane e, allo stesso tempo, è uno strumento per aiutare gli altri.
«Le case non sono tutte uguali e nelle case non siamo tutti uguali. Non abbiamo tutti le stesse opportunità: dall’accesso al wifi all’attenzione che possiamo dare ai nostri figli aiutandoli coi compiti. La Portineria vuole provare a colmare quei divari che proprio un’emergenza come questa non fa che evidenziare». È quanto afferma Chiara Saraceno, presidente della Rete Italiana di Cultura Popolare, come riportato sulla nota stampa del progetto.
E come ogni portineria che si rispetti, i suoi protagonisti sono proprio i portinai, che si occupano di aiutare le persone a trovare soluzioni per risolvere le piccole faccende quotidiane. Tra queste aiutano i cittadini a trovare un aiuto per le piccole commissioni alla posta, per fare la spesa al supermercato o per dare un supporto informatico. Forniscono aiuto per i compiti a casa, offrono un supporto psicologico e traduzioni in lingua straniera.
Il progetto è stato ideato dalla Rete Italiana di Cultura Popolare, cofinanziato dall’Unione Europea – Fondi Strutturali di Investimento Europei – Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020; in partenariato con l’ Ufficio Pastorale Migranti e Nessuno è Straniero.
La “portineria” ha come obiettivo mettere in rete le risorse commerciali, professionali, artigianali e del terzo settore, del territorio affinché diventino fornitori primari di beni, favorendo la partecipazione alla costruzione di un progetto di comunità. Chi è interessato può diventare “portinaio di comunità” per aiutare chi ne ha bisogno, specialmente in questo momento delicato che stiamo affrontando.
Come si legge sulla pagina facebook, «Quando iniziammo a pensare alla “Portineria di Comunità” sognavamo uno spazio che fosse un luogo un po’ magico, dove potere trovare ciò che si cercava: persone, servizi, cultura, oggetti e affinità. Poi è arrivato questo strano periodo, dove la pandemia ci ha costretti a chiuderci nelle nostre case, per chi ha la fortuna di avere una casa. Ed è nata così la primavera de “Lo spaccio di cultura”, un portale che in questo periodo offre servizi completamente gratuiti. Fino a quando tutto questo non passerà».
Quest’esperienza virtuosa va quindi a sommarsi alle diverse iniziative avviate in altre città italiane come il bar “Portineria 14”, pensato a Milano da un gruppo di amiche per rispondere alle varie esigenze quotidiane degli abitanti della zona, oppure il progetto della portineria di quartiere di Matera o ancora il Caffè Bistrot Letterario Portineria 21 di Bari, di cui vi abbiamo parlato nei precedenti articoli.
Sono tutti progetti che nascono dalla considerazione che una comunità di prossimità debba essere valorizzata a partire dalle buone relazioni che in essa si riescono a coltivare, mettendo in atto azioni di welfare di comunità capaci di generare attività sociali, culturali ed economiche che aiutino le persone a sentirsi più a casa.
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