Il messaggio degli eremiti italiani all’umanità in isolamento e alle generazioni future
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Udine - Era il 2016 quando Alessandro Seidita e Joshua Wahlen partivano per un viaggio lento tra le vie solitarie e insolite del nostro Paese sulle tracce degli eremiti italiani, per scoprire l’origine della loro scelta ed il significato dell’isolamento nell’esistenza di quelle persone. I due registi tornarono da quell’intensa esperienza ispirati da nuove riflessioni sulle nostre vite e arricchiti da quelle preziose testimonianze che hanno dato vita al documentario “Voci dal Silenzio”, premiato e apprezzato dal pubblico e dalla critica in Italia e all’estero.
A distanza di quasi quattro anni da quel viaggio che Italia che Cambia ha raccontato e in un momento in cui metà dell’umanità si trova in isolamento a causa del coronavirus e delle misure restrittive che sono state adottate per contrastarlo, Alessandro Seidita e Joshua Wahlen hanno deciso di raccogliere in un libro le storie degli eremiti e le loro lettere all’umanità.
Com’è nata l’idea di questo vostro nuovo progetto e di cosa si tratta?
Considerando i tempi che stiamo attraversando, in cui ci ritroviamo a vivere nostro malgrado quasi come eremiti, impediti all’interno delle nostre mura domestiche, abbiamo pensato che le parole di chi vive quotidianamente silenzio e solitudine potessero essere uno stimolo in più per provare a trasformare questo presente in una preziosa occasione. Nasce così l’idea del libro Voci dal Silenzio, pretesto per tornare ad incontrare gli eremiti che il pubblico ha conosciuto ed apprezzato grazie al documentario.
È un libro che ci porta a ragionare sulla qualità della nostra relazione con la realtà circostante, sia come individui che come comunità. Al suo interno stiamo immaginando molteplici registri narrativi: racconto intimistico, cammino di formazione, canto alla vita, diario di viaggio fisico e spirituale, e perché no, anche un manuale di sopravvivenza per noi e per le generazioni future.
Come stanno vivendo gli eremiti questo momento?
A differenza di quello che è successo a tutti noi, che da un giorno all’altro ci siamo ritrovati a dover trasformare le nostre abitudini, immaginiamo che per gli eremiti non ci sia stata una sostanziale differenza tra prima e dopo. Il loro rapporto con il silenzio e la solitudine probabilmente è rimasto invariato. Quello che tuttavia si è trasformato è il mondo intorno a loro e, di conseguenza, il loro sguardo si è fatto più raccolto, preoccupato.
Ognuno di loro ha risposto a questa chiamata in maniera differente. C’è chi ha momentaneamente lasciato l’eremo, indossando gli abiti da medico della vita passata, per andare in prima linea all’interno dei reparti di terapie intensive. Chi invece ha preferito garantire, con la propria presenza all’interno del luogo, quell’indispensabile sostegno spirituale per tutti coloro che ne hanno bisogno. E poi ci sono ancora quei piccoli gesti, quelli invisibili, che l’eremita rivolge all’altro attraverso un pensiero, una preghiera. Spetta a noi, forse, riuscire a vedere nella realtà la concretezza di queste altre loro piccole azioni.
Che differenza c’è tra la vita eremitica delle persone che avete conosciuto e l’isolamento che stiamo vivendo oggi?
Dipende da come ognuno di noi vive questo tempo. Come momento di solitudine o di isolamento? La differenza tra queste due definizioni è enorme. Sono le facce opposte e speculari dello stare da soli, l’ombra e la luce. Molte persone stanno trovando difficoltà ad interagire con il vuoto e l’assenza che sono apparse dall’improvvisa interruzione del proprio ritmo quotidiano. Il contatto con questo silenzio può spaventare. Se rispondiamo con una chiusura, ci ritroveremo improvvisamente ad essere degli isolati, incapaci di comunicare all’altro i nostri bisogni e accogliere quello che arriva dall’esterno. Se invece avremo la capacità di aprirci, potremmo ritornare a scoprire quelle stanze dimenticate dentro ognuno di noi, le parole non dette, la nostra nostalgia di infinito.
Dal vostro viaggio, e dagli incontri con gli eremiti, avete tratto strumenti utili per affrontare questo momento? Avete degli spunti da condividere?
Questo viaggio ha avuto la capacità di metterci di fronte ad esperienze completamente nuove. La nostra prima reazione è stata, come spesso accade, quella di provare ad imbrigliare queste esperienze all’interno delle nostre rappresentazioni mentali. Ma in questa maniera lo stupore nei confronti di ciò che si apriva allo sguardo non riusciva ad emergere in tutta la sua forza e bellezza. Solo col tempo abbiamo compreso che bisognava avere il coraggio di sapersi abbandonare agli eventi senza opporre resistenza, evitando di riportare tutto all’interno delle nostre aree di comfort, sicure ma limitate. Oggi più che mai, questa fiducia nei confronti del diverso e dello sconosciuto può essere l’opportunità per guardare la vita da altri punti di vista e comprenderla più in profondità.
Come hanno reagito gli eremiti alla vostra richiesta di partecipare al libro?
Hanno mostrato un grande entusiasmo. La loro reazione ci ha trasmesso coraggio nell’abbandonarci al progetto e nel metterci pienamente in gioco. È emozionante il sostegno che abbiamo ricevuto da queste persone, la loro apertura e fiducia nei nostri confronti sembra essere a priori, come se fosse guidata da quell’apertura nei confronti del nuovo di cui parlavamo prima.
Quando uscirà il libro e come è possibile sostenere il progetto?
Il libro uscirà a settembre. L’invito è quello di visitare la pagina di Produzioni dal Basso e, se interessati, prenotare in anticipo una copia del libro: un piccolo gesto che contribuirà concretamente alla sua realizzazione. Per chi invece si fosse perso la visione del documentario, di cui Italia che Cambia è media partner, Voci dal Silenzio è disponibile sia in download su Distribuzioni dal Basso che in dvd su Terra Nuova.
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