Matteo Ficara: “Con l’immaginazione può rinascere una specie felice!” – Meme #33
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«Chi sono? Una storia in divenire che sto scoprendo, un passo alla volta. Posso dire cosa faccio e qual è il mio lavoro. Mi occupo di formazione e conduco corsi incentrati su come riattivare la facoltà dell’immaginazione per promuovere un’evoluzione della specie verso la felicità». È così che si presenta a noi Matteo Ficara, scrittore e filosofo che i lettori di Italia che Cambia hanno già conosciuto attraverso i suoi articoli pubblicati sulle nostre pagine.
«Il mio modo di fare filosofia si basa sul concetto di filosofia della specie e la direzione verso cui mi piacerebbe andare è quella che riassumo nella definizione di “specie felice”. La filosofia della specie è l’interesse che si rivolge alla specie, ovvero a quello che siamo, che io ho scoperto essere un insieme di racconti e di immagini. Siamo abituati a raccontarci continuamente un’immagine di noi, ma quali sono le altre prospettive possibili? Questo il presupposto da cui è partito il percorso che mi ha portato ad approfondire l’immaginazione».
Matteo ci accompagna quindi a scoprire “Le stanze dell’immaginazione”, un codice per dialogare col profondo che ora insegna in tutta Italia. «Nel 2010 sono stato invitato a scoprire “le stanze dell’immaginazione”, che è una struttura all’interno della psiche organizzata in spazi diversi, ognuno dei quali ha una sua forma, un suo arredamento. Quando tu accedi a queste stanze riesci a vedere diversi aspetti di te, ognuno racchiuso in una stanza. Detta così sembra una cosa strana, “magica”, in realtà non è altro che un modo di vedere se stessi che non usa la logica ma l’analogia. Qualcuno lo potrebbe chiamare un sistema di pensiero laterale o creativo. In definitiva si tratta di un’esperienza che ti consente nuove opportunità di conoscenza e di crescita».
E l’immaginazione, secondo Matteo, è proprio la miglior capacità umana di conoscenza. «Noi siamo una storia continuamente raccontata da una sola parte di noi, che possiamo figurare come un sistema chiuso. La filosofia è tutto ciò che c’è oltre questa parte e lavora su tanti livelli diversi: uno di questi, il più libero fra tutti, è l’immaginazione, ovvero un canale di conoscenza che ti permette di conoscere tutto ciò che non riesci a sapere attraverso la logica ed il giudizio».
Aiutandoci a comprendere chi siamo e quali sono le nostre prospettive più felici, l’immaginazione può avere un forte impatto positivo sul mondo e aprirci a nuove opportunità e potenzialità inesplorate. «Se ci guardiamo attorno – continua Matteo – vediamo che siamo persi in una società smarrita. Abbiamo compreso che non esiste più un ordine e cerchiamo, a tentoni, di compiere il prossimo passo. Dovremmo invece capire che abbiamo bisogno di uscire dalle mura del pensiero lineare e dalla crisi della paura per guardare lontano e trovare un altro immaginario».
Approfondiamo quindi con Matteo un concetto che, anche nella visione di Italia che Cambia, è fondamentale per la costruzione di un futuro diverso. «L’immaginario è l’insieme delle immagini che ci vengono raccontate con più intensità e che ci sono entrate dentro più profondamente. Chiediamoci allora: cosa c’è adesso nel nostro immaginario? Perché continuiamo a raccontarlo? E perché non siamo ancora capaci di creare delle alternative? Dovremmo partire dalla consapevolezza di cosa c’è adesso e quindi indirizzarci verso un cambiamento di immaginario».
Che ruolo ha in questo la filosofia? «La filosofia può essere la miccia di una rivoluzione e quindi deve essere anche pratica, non solo teorica. La filosofia, intesa come chiave di apertura e di rottura, è sicuramente una risposta a diversi problemi di oggi, perché molti nascono proprio dal fatto che non siamo capaci di guardare oltre il nostro sistema di pensiero. La filosofia ci insegna invece ad accettare e accogliere una diversità, un’alternativa».
Voglio concludere quest’articolo con una frase di Matteo che a mio avviso riassume bene il suo lavoro di ricerca ed il suo approccio al cambiamento e all’evoluzione. «Guardarsi attorno per cercare narrazioni e immagini che ci dicono chi siamo, guardarsi indietro per capire dove eravamo e poi guardare lontano per capire, e immaginare, dove vogliamo andare».
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