La comunità resistente di Scampia e il mutuo aiuto nelle periferie
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Campania - Nessuno deve essere lasciato solo: per superare insieme quest’emergenza e le insicurezze cui siamo esposti, il mutualismo e la solidarietà sono la vera cura. È da questa considerazione che è nata a Scampia la BAM – Brigata di Mutuo Appoggio, un’organizzazione autonoma di supporto agli abitanti e alle abitanti per fronteggiare l’epidemia del COVID-19. Le BAM nasce dall’unione di realtà di base, associazioni, attivisti, religiosi, volontari e volontarie del quartiere dell’Area Nord di Napoli. La struttura è in crescita grazie al contributo di risorse e competenze che si intrecciano per portare avanti la sua mission.
«In questo momento ci è richiesto di stare in casa per proteggerci e proteggere, in molti però non hanno le adeguate tutele sociali ed economiche, dunque ci stiamo adoperando affinché nessuno venga lasciato indietro, nessuna venga lasciata sola – scrivono i promotori dell’iniziativa – Sappiamo che questa crisi sanitaria, economica e sociale durerà a lungo e a pagarla saranno tutte le categorie escluse dal Cura Italia e gli ultimi e le ultime della società. È giunto il momento del mutuo aiuto e della solidarietà. Insieme, con le dovute precauzioni, con il sostegno di tutte e tutti, vogliamo combattere la paura e le difficoltà, sostenendoci a vicenda».
“Andrà tutto bene! Ma a chi?”
Tutto è partito da una campagna di crowfounding lanciata dall’associazione Chi rom e…chi no insieme alla rete dei Gesuiti, delle Suore della Provvidenza, della comunità del Lasalliani. La campagna dal titolo “Andrà tutto bene! Ma a chi?”, pone l’accento su tre temi fondamentali: casa, reddito, istruzione.
Rispetto alla casa bisogna sottolineare la fragilità che vivono tantissime persone che vivono in territori di periferia come Scampia, della provincia, dei quartieri popolari del centro storico rispetto ai quali la casa rappresenta è un luogo poco sicuro per la presenza di nuclei familiari numerosi in pochi metri quadrati o per la presenza di persone fragili, disabili, o un luogo di sofferenza per le donne e bambini vittime di violenza di genere, o un luogo fortemente precario o inesistente come nel caso delle tante comunità rom che vivono nei campi.
Per quanto riguarda il reddito, questa crisi rischia di creare nuove disuguaglianze e far crescere isolamento, depressione e rabbia nelle persone, come ha denunciato tra gli altri il Forum Disuguaglianze Diversità, in un quartiere come Scampia, (ma certamente ce ne sono tantissimi) con il 40% del tasso di disoccupazione ci sono intere famiglie che basano il proprio reddito su lavori informali, saltuari e a nero, di ogni tipo: ambulanti, garzoni, pulizie a domicilio e che non hanno accesso al reddito di cittadinanza. Come faranno queste fasce popolari a sbarcare il lunario?
Tantissime famiglie e persone sono in grave emergenza da quasi un mese e i tempi, purtroppo per la fine dell’emergenza non appaiano ancora chiari ma certamente ci aspettano ancora alcuni mesi difficili.
Non ultima la questione dell’istruzione. Le scuole si attrezzano con lezioni online. Come faranno quelle famiglie più vulnerabili e fragili che non hanno un pc o in quelle aree dove non arriva la copertura del WI FI come un campo rom? Tutti quelli che non riescono ad accedere al sistema di istruzione a distanza, per assenza di mezzi o perché con poche risorse culturali sono tagliati fuori?
Una rete di mutualismo e solidarietà
«Partendo da queste riflessioni raccolte dalla nostra azione di prossimità come comunità al fianco di chi vive situazioni di marginalità, sentiamo fondamentale da un lato contribuire ad una narrazione che metta a fuoco situazioni che rischiano di restare sommerse e per le quali è necessario che le istituzioni preposte si attivino con programmi chiari e con azioni tempestive, dall’altro però sentiamo necessario contribuire attivando e consolidando la rete di mutualismo e solidarietà umana e sociale intorno a chi in questo momento vede acuire le proprie difficoltà vivendo già in una situazione di grande precarietà e disagio.
Per questo con una struttura che si arricchisce con il contributo di tanti che stanno sostenendo il nostro appello affinché nessuno resti indietro e solo, abbiamo lanciato in successione al crowdfunding per l’acquisto di beni di prima necessità (cibo, prodotti sanitari e per l’igiene, medicine, le BAM – Brigate di Appoggio Mutuo, abbiamo attivato un centralino, uno sportello di consulenza legale, e saranno presto attivi sportelli di consulenza professionale (medici, pediatri, psicologi, educatori). La rete di solidarietà si estende inoltre con il coinvolgimento diretto di produttori di alimenti».
Uguaglianza e giustizia sociale: un richiamo alla responsabilità collettiva e istituzionale
«Come associazione chi rom e… chi no e Centro Chikù – dichiarano Barbara Pierro, Biagio Di Bennardo e Emma Ferulano – in relazione da sempre con le fasce più precarie della popolazione, in particolare le comunità rom residenti nei campi e in case della città metropolitana, vittime di sistematiche discriminazioni e violazioni dei diritti umani, e comunità italiane residenti nei rioni popolari, in particolare bambini, giovani e donne, colpiti da una cronica disoccupazione e normalmente esclusi dai circuiti lavorativi e sociali, denunciamo quanto con i nostri occhi e orecchie sentiamo, vediamo e raccontiamo accadere sulla pelle di tanti, troppi, sempre gli stessi esclusi.
Contemporaneamente insieme alle realtà con cui da sempre ci confrontiamo e operiamo, facciamo un richiamo alla responsabilità collettiva e istituzionale per allargare sempre di più e consolidare in questo momento di particolare crisi, una rete di solidarietà per sostenere chi vive ai margini, in baracca, in luoghi remoti e fuori dall’orbita di azione delle amministrazioni, soprattutto durante una emergenza mai vista prima, che esaspera isolamento e povertà».
«Come cittadini e attivisti – aggiungono – richiamiamo l’attenzione in primis della politica affinchè si faccia carico di chi vive forme di esclusione sociale e le sensibilità di tutti, di ciascuno e ciascuna per sostenere in questo momento preciso quanti vivono sulla soglia della sopravvivenza e rischiano di non farcela. È giunto il momento, ora più che mai, di sovvertire, piantare semi di solidarietà per essere più forti e pretendere maggiore uguaglianza e giustizia sociale nel futuro».
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