Cleaning for a reason: le volontarie che puliscono gratis le case delle donne malate di cancro
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“Non posso permettermelo adesso, mi sto curando da un cancro”. Questa è stata la risposta di una donna che Debbie Sardone, proprietaria di un’impresa di pulizie del Texas, si è sentita dare dopo aver mandato un preventivo a una potenziale cliente.
Era il 2005 e la sanità privatizzata americana – i cui limiti stanno drammaticamente emergendo proprio in questi giorni – non consentiva a questa donna malata di tumore di affrontare anche una spesa contenuta come può essere quella di un servizio di pulizia domestica, poiché tutti i suoi risparmi servivano per le costose terapie anti-cancro.
Tuttavia Debbie, che conosceva bene quella situazione avendo avuto anche la madre malata di cancro, ha deciso di attivarsi in prima persona per sostenere tutte le donne che avevano bisogno di supporto, trovandosi in quella condizione economicamente e psicologicamente critica. Ha condiviso il suo desiderio di sostenere le pazienti oncologiche con i colleghi e le colleghe dell’associazione di categoria, che hanno appoggiato l’idea e da qualche anno l’hanno anche arricchita, fino a includere raccolte fondi e giornate di volontariato, il tutto rivolto a qualsiasi famiglia con donne, uomini o bambini malati di tumore.
È nato così Cleaning for a reason, un programma di portata nazionale che mette in contatto donne malate di tumore con domestiche di professione che possono occuparsi gratuitamente della cura della loro casa. Sino a oggi, il progetto ha messo in rete 1200 agenzie di pulizia e 40000 ammalate bisognose di sostengo su tutto il territorio americano, erogando prestazioni gratuite per un valore di più di tredici milioni di dollari.
Addirittura alcune aziende fornitrici di prodotti per le pulizie hanno deciso di sostenere la causa, contribuendo anche a farla conoscere, come ad esempio Swiffer, che ha realizzato e commercializzato in tutto il paese uno spazzolone rosa dedicato a Cleaning for a reason. Questo sostegno è stato molto importante poiché, come confessa la stessa Debbie, il problema principale del progetto è che troppe donne non ne sono a conoscenza e non sanno come usufruirne.
Dopo essersi diffusa anche in Canada e Nuova Zelanda, qualche mese fa l’iniziativa è sbarcata anche in Italia grazie eventi organizzati a Roma e Milano e all’iniziativa di un gruppo di donne di Benevento, a cui nel giro di pochi giorni hanno aderito decine di volontarie. «Quando una donna si ammala di cancro cambia tutto, anche a livello famigliare. Dal punto di vista fisico e psicologico si sta male. È importante cercare di mantenere la propria routine quotidiana, ma spesso non ci si riesce», ha commentato una delle promotrici dell’iniziativa, anche lei con una sorella paziente oncologica.
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