La finanza etica in Europa rende e sostiene l’economia reale
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Nell’ultimo decennio (2008-2018) le 23 banche etiche e sostenibili europee hanno reso il doppio rispetto al sistema bancario europeo nel suo insieme, con una redditività media annua del 3,57% contro l’1,79%. Non solo: le banche etiche hanno confermato la loro maggiore efficacia nel sostenere l’economia reale e sostenibile e la creazione/mantenimento di posti di lavoro in settori green e socialmente responsabili. Per questo anche i fondi pensione dovrebbero investire utilizzando i criteri della finanza etica: così la previdenza integrativa potrebbe diventare un motore di sviluppo sostenibile e rilancio dell’occupazione.
È quanto emerso durante l’incontro promosso da Banca Etica e Fondazione Finanza Etica intitolato “Una finanza utile al lavoro – Come gestire il denaro per favore occupazione, diritti e ambiente” che si è svolto a Roma, con la partecipazione del segretario generale della CGIL, Maurizio Landini.
«Oggi la finanza influenza fin troppo la politica; anche l’industria e l’economia sono diventate funzionali agli obiettivi della finanza. La CGIL condivide con la finanza etica l’idea che sia indispensabile, oggi più che mai, indirizzare le risorse – incluse quelle dei fondi pensione versate da lavoratori e lavoratrici – verso un sistema produttivo e sociale attento all’ambiente e ai diritti delle persone», ha detto Landini.
La finanza etica in Europa sostiene imprese e occupazione (…e rende il doppio!)
Durante l’incontro Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica, ha presentato la terza edizione del Rapporto sulla Finanza Etica in Europa a cura di Fondazione Finanza Etica. Il rapporto presenta alcune novità: nel confronto su struttura, crescita e rendimenti delle banche etiche europee con quelle delle altre banche, questa volta non sono state prese come riferimento le sole banche sistemiche (cd “too big to fail”) ma l’insieme delle circa 4.500 banche che operano nell’area Euro, sulla base dei dati forniti dalla BCE. La ricerca contiene poi alcuni approfondimenti sulle retribuzioni di manager e dipendenti delle banche europee; sull’evoluzione del quadro normativo europeo in materia di finanza sostenibile e sulle attività di azionariato critico svolto da ONG, movimenti, campagne dalle due fondazioni italiane e spagnole del gruppo Banca Etica.
Banche etiche vs. sistema bancario UE – Numeri e impatti
– ROE – Nell’ultimo decennio (2008-2018) le banche etiche e sostenibili europee hanno reso il doppio rispetto al sistema bancario europeo nel suo insieme, con una redditività media annua (in termini di ROE) del 3,57% contro l’1,79%.
– Credito all’economia reale – Le banche etiche hanno confermato la loro maggiore efficacia nel sostenere l’economia reale e la creazione/mantenimento di posti di lavoro in settori green e rispettosi dei diritti umani: nel 2018 la concessione di crediti rappresentava, in media, quasi il 76,11% delle attività totali per le banche etiche e sostenibili ma solo il 39,80% per il sistema bancario europeo.
– Volumi – Dal 2008 al 2018, gli attivi (e quindi il totale di investimenti, crediti e liquidità) delle banche etiche sono cresciuti mediamente del 9,91% all’anno contro il -0,31% annuo delle banche europee. Nel 2018 sono saliti a 51,26 miliardi di euro (+ 11% rispetto al 2017), quando erano pari a 46,22 miliardi di euro. Lo stesso vale per i crediti alla clientela: +10,55% all’anno in media per le etiche contro il +0,39% delle banche europee.
Se la previdenza integrativa sposasse la finanza etica
Un ruolo cruciale per la crescita della finanza etica e dei suoi effetti benefici su lavoro, ambiente e diritti potrebbero averlo i fondi pensione. Le ingenti risorse finanziarie gestite dalla previdenza complementare in Italia potrebbero essere uno strumento formidabile per sostenere lo sviluppo dell’economia reale nel rispetto dell’ambiente e per alimentare un durevole patto intergenerazionale. Ma oggi questo non avviene: di 100 euro gestiti dalla previdenza complementare, solo 24 restano nel nostro territorio e solo 3 vanno a finanziare imprese e attività produttive. Questo approccio sta soffocando quello che avrebbe dovuto essere il circuito virtuoso che, tramite la previdenza integrativa, potrebbe favorire gli investimenti e con essi lo sviluppo del tessuto produttivo del paese, creando occupazione che a sua volta produce risparmio per alimentare nuovi investimenti. È quanto emerge da uno studio di Banca Etica, illustrato dal direttore generale, Alessandro Messina.
“Ogni giorno che passa perdiamo opportunità preziose per la collettività. Se i fondi pensione – a partire da quelli gestiti dai sindacati – scegliessero la finanza etica potremmo avere effetti tangibili e numericamente importanti: stando al report di impatto 2019 di Etica sgr, non selezionare gli investimenti dei fondi pensione con rigorosi criteri ESG significa rinunciare ad un moltiplicatore aggiuntivo di nuovi posti di lavoro generati pari a 2,42 (+142% quelli creati nelle aziende ESG rispetto al benchmark) e ad un fattore di maggiore riduzione delle emissioni di CO2 pari a 1,7 (+69% nel paniere ESG). Sono scelte possibili, attuabili da subito. Il Fondo pensione aperto promosso da Banca Etica già lo fa”, ha dichiarato il direttore generale di Banca Etica, Alessandro Messina.
“Nel 19° e 20° secolo il lavoro ha creato la previdenza – ha detto il responsabile previdenza complementare di CGIL, Salvatore Casabona – . Oggi viviamo una fase in cui è la previdenza ad avere la possibilità di contribuire a creare lavoro. Abbiamo avviato un percorso di confronto e collaborazione con il Gruppo Banca Etica per integrare sempre più i criteri sociali e ambientali nelle scelte finanziarie del sindacato”.
Qui è possibile scaricare il Report sulla Finanza Etica in Europa e lo studio di Banca Etica sui fondi pensione.
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