La Quercia Vallonea, l’albero più antico del Salento è il più amato in Italia
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Campania - Ha più di 700 anni di età, è alta oltre 18 metri, ha una circonferenza del tronco di 4 metri e mezzo e sfoggia una chioma che copre ben 700 metri quadrati di superficie. Stiamo parlando della Quercia Vallonea di Tricase, l’albero più antico della sua specie, eletta nel 2019 in Italia “albero dell’anno” e che ora si trova a competere, per tentare di aggiudicarsi il titolo di European Tree of the Year, con i vincitori degli altri round tenutisi nei diversi Paesi europei.
Erano state scelte quattro diverse querce a rappresentare le quattro macroregioni italiane: Quercia di Fossalta per il nord, quercia delle Checche per il centro, Quercia Vallonea per il sud e Leccio dell’Etna per le isole. A metà gennaio scorso, il team della Giant Trees Foundation, promotrice del contest, si è recato in Salento per studiare la pianta, arrampicarla e realizzare alcune foto e video, visibili sia sul sito della fondazione, che su quello dello European Tree of the Year.
Il concorso su scala internazionale è nato nel 2011 e quest’anno vede la partecipazione di 16 stati europei. Le votazioni resteranno aperte fino al 29 febbraio.
Il contest europeo ha come principale obiettivo quello di valorizzare la storia delle piante e la loro connessione con territorio, ambiente popolazione, premiando gli alberi che più sono riusciti e riescono tutt’oggi a coinvolgere in maniera emotiva ed affettiva le loro comunità di appartenenza.
Albero più antico della sua specie e candidata patrimonio Unesco, la Quercia Vallonea di Tricase Candidata patrimonio Unesco, nel 2000 è stata eletta dal WWF albero simbolo pugliese. Tra storia e leggenda viene chiamata “Quercia dei cento cavalieri”: si narra infatti che Federico II abbia incontrato il suo esercito sotto di essa.
Un tempo dalle sue ghiande i conciatori ricavavano il tannino che serviva per lavorare il pellame, colorandolo. Per secoli ha contribuito allo sviluppo dell’economia locale e oggi è un importante riferimento per le sue genti, sotto la tutela della sua proprietaria e della comunità, che con il loro affetto e la loro tutela ne garantiscono la continuità.
«Quando mi si chiede cosa la Vallonea rappresenta per me o, mi si fa notare la responsabilità che ho verso la pianta, solitamente rispondo che lei è qui da molto prima di me, quindi è lei la proprietaria del luogo che occupa e sono io che le appartengo, non fosse altro che per una questione di rispetto verso chi è più grande di me e data la sua età va trattato con riguardo», afferma Mila Boso De Nitto, proprietaria della quercia e Mediatrice Aree Parco. «È una pianta monumentale e la mia famiglia l’ha trattata così da sempre, prima ancora dell’attuazione delle vigenti norme».
«RaccontandoLa in occasione del contest italiano prima ed europeo poi, ho fortemente voluto una partecipazione ampia, dalla vigilanza privata all’attenzione di enti pubblici, associazioni territoriali e semplici cittadini che hanno messo a disposizione la loro professionalità. Tale movimento ha prodotto un cortometraggio, nato per l’occasione, in cui parla Lei, le cui musiche sono state create appositamente pensando a Lei ed a quello che verrà».
Mila Boso De Nitto fa riferimento al cortometraggio “La Vallonea – Tricase Italy 2020”, con la regia di Biagino Bleve, qui di seguito.
«Biagino Bleve ha curato con me la scrittura la produzione del cortometraggio, oltre le riprese e la regia dello stesso – continua Mila – suo figlio Donato per la parte informatica per il video e la promozione sui social, Agnese e Michele dell’Abate per le musiche con il brano originale “Early growth”, Leandro Damiani e Daniela Radovàn per le riprese video, Renato Capece per il montaggio. Ringrazio inoltre Andrea Maroè presidente di Giant Trees Foundation per la candidatura dell’albero nel contest, e, tutti coloro o quali sono intervenuti a sostegno della campagna pubblicitaria del contest europeo.
Anzi colgo l’occasione per rinnovare l’invito al voto. Spero che questo concorso possa far parlare i nostri alberi tutti, farli urlare come se fossimo noi ed i nostri polmoni ad urlare… ed un pochino già lo facciamo».
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