6 Feb 2020

Nasce la mappatura dei borghi in Piemonte per un ritorno alla montagna

Scritto da: Lorena Di Maria

Si tratta della prima mappatura scientifica dei borghi alpini e appenninici quella che Uncem ha realizzato in Piemonte e che nasce dalla necessità di stimolare il recupero e nuovi investimenti per le aree montane, affichè privati cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni tornino a puntare sulle risorse che le Terre Alte mettono a disposizione e combattendo il progressivo spopolamento, per rendere possibile il ritorno alla montagna.

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Una montagna che rinasce attraverso borghi abbandonati ora recuperati. Luoghi che raccontano storie del passato e che guardano al futuro. Case, botteghe, antichi mestieri che tornano a far rivivere un paese, per risentire la vita rinascere attraverso il profumo del pane appena sfornato, il rumore del falegname indaffarato nella lavorazione del legno o le voci di bambini che tornano allegri dalla scuola.

Tutto questo ora può diventare realtà grazie alla mappatura dei borghi alpini realizzata da Uncem – l’Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani che, all’interno di un volume online di circa 600 pagine, raccoglie dati ed esperienze locali a conclusione di un lungo lavoro iniziato ben 15 anni fa.

L’obiettivo? Realizzare uno strumento che metta in luce il grande patrimonio che sulle montagne piemontesi conta centinaia di borghi che necessitano di tornare ad essere il fulcro di economie locali generando una nuova crescita economica.

Si tratta infatti di borghi e borgate, gioielli incastonati nei più suggestivi paesaggi del Piemonte che hanno visto progressivamente diminuire la propria popolazione fino quasi ad essere dimenticate, tra riduzione dei residenti, contrazione dei servizi essenziali, diminuzione del potenziale di reddito e di consumo locale ma anche declino dell’agricoltura e della pastorizia che hanno indebolito sempre più il sistema insediativo storico, riducendo intere zone allo stato di abbandono.

Centinaia di borghi abbiamo detto. Ma diamo un po’ di numeri: solo nelle Unioni montane del Torinese i borghi di montagna sulle Alpi e gli Appennini raggiungono i 1845 mentre sono 1450 quelli del Cuneese. Segue poi la montagna biellese con 573 insediamenti, il Verbano Cusio Ossola con 208 e infine l’appennino dell’astigiano e dell’alessandrino che ne conta 155.

Il progetto guarda in grande e vuole rendere reale la rinascita della montagna. Sempre più numerosi sono infatti coloro alla ricerca di risorse per ristrutturare le proprie abitazioni nei borghi, per individuare immobili da acquistare o alla ricerca di nuove soluzioni per cambiare vita, per aprire un’azienda agricola o turistico-ricettiva.

La nuova mappatura non rappresenta una guida turistica o un catalogo immobiliare, ma bensì di una fotografia dell’esistente, sulla base di dati pubblici inviati dalle Unioni montane in questi anni alla Regione. Un lavoro collettivo e condiviso che può essere considerato uno strumento potenziale per concentrare l’attenzione istituzionale ed economica sui borghi alpini e appenninici per attrarre nuovi investimenti e rivitalizzare così le aree interne.  

Borghi Alpini2

Il lavoro di Uncem si è concentrato sulla realizzazione di schede compilate da tecnici e consulenti delle Unioni montane con il supporto dei Sindaci. Suddivise per province, contengono dati di riferimento delle varie borgate, andando a creare un racconto dettagliato dei diversi insediamenti. Tra le informazioni emergono i servizi presenti all’interno dell’edificato, viene indicato lo stato di integrità dei borghi o viene quantificato il numero di manufatti che necessitano di interventi di ristrutturazione. I dati riportano anche le epoche di costruzione dell’edificato e i fabbricati di rilevanza architettonica, storica e artistica.

Il lavoro di mappatura andrà ad integrare il sito dei Borghi Alpini, precedentemente realizzato da Uncem, che raccoglie esperienze e buone pratiche di rivitalizzazione attraverso la schedatura di tutti i borghi del Piemonte.

«Per la montagna, il progetto risponde a una chiara necessità di tornare a puntare sulle risorse che le Terre Alte mettono a disposizione, ricreare imprese, occasioni di una vita stabile, 365 giorni l’anno, secondo la tradizione sì, ma anche unendo temi forti che accompagnano la modernità degli insediamenti». Si legge sul sito. «Domotica, green economy, fonti energetiche rinnovabili, utilizzo del legno per il recupero e opportuno uso della pietra, nuovi stili progettuali che conservino volumi carichi di storia, ma che allo stesso tempo sappiano guardare al futuro».

Si tratta nel complesso di un documento rivolto a tutti, affinché tutti possano essere stimolati ad investire capitali per far rinascere i borghi e ridare un’opportunità di sviluppo alle Terre Alte. Ma rappresenta anche una dimostrazione della vitalità degli Enti locali e del loro impegno sul territorio in questi anni.

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