10 Feb 2020

Fridays For Future porta la crisi climatica alla Camera dei Deputati

Scritto da: Redazione

“C'è un elefante nella stanza e sta per sedersi sopra di noi”. Intervenuti pochi giorni fa alla Camera, gli attivisti di Fridays for Future hanno portato all’attenzione dei deputati presenti l’enormità della questione climatica che il nostro paese si trova ad affrontare.

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Da ormai quasi un anno le ragazze e i ragazzi di tutto il mondo riempiono le piazze chiedendo azioni urgenti e concrete contro la crisi climatica, e anche il nostro paese ha visto un’enorme partecipazione di giovani e giovanissimi, con oltre un milione di partecipanti al climate strike di settembre. Nella giornata del 5 febbraio, per la prima volta, le richieste del movimento Fridays For Future e della scienza sono arrivate nelle aule del potere: la VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha audito ieri i portavoce del movimento a proposito di alcune correzioni e integrazioni alla legislazione relativa alle limitazioni dell’emissioni inquinanti legate agli impianti di combustione medi.

Una discussione tecnica, ma che è stata occasione per Marianna Panzarino, 25 anni, studentessa e attivista romana, e Giovanni Mori, 28 anni, ingegnere energetico e attivista bresciano, di portare all’attenzione dei deputati presenti l’enormità della questione climatica che il nostro paese si trova ad affrontare.

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Il quarto sciopero globale per clima a Roma

«Riteniamo assolutamente marginale il lavoro su questi atti – afferma Marianna Panzarino – se al contempo il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) contiene ancora ingenti finanziamenti al gas fossile, non riporta informazioni chiare sulla conversione energetica e prevede obiettivi imbarazzanti, come la riduzione del 37% delle emissioni entro il 2030, quando lo stesso Green New Deal Europeo – a sua volta insufficiente per rimanere entro l’aumento di 1.5°C – ne prevede il 55%».

«E siamo qui oggi anche per chiedervi: quand’è che renderete l’emergenza climatica tema prioritario nelle vostre agende? Non sappiamo se lo sapete o avete letto da qualche parte negli ultimi 30 anni, ma siamo sull’orlo di una crisi climatica. L’unica speranza è regolare il mercato, inserire delle regolamentazioni e governare questa transizione. E non lo dicono gli “ambientalisti”, ma ad esempio Christine Lagarde, già nel 2015, ex presidente della Banca Mondiale, ora della BCE.  Signori, stiamo rischiando il collasso economico-finanziario prima ancora di quello climatico. E ancora insistete a vederlo come un problemuccio da ambientalisti, da ragazzini perditempo!».

«È complicato? – continuano gli attivisti – Certo. Nessuno ha mai detto che sia facile. Sembra tutto assolutamente incrollabile e tutte le nostre economie sembrano intoccabili. Fino a che ad un certo punto non esplode un vulcano, come in Islanda, bloccando le connessioni in europa per giorni, oppure compare un nuovo virus dall’altra parte del mondo, e tutto il pianeta si blocca in 2 secondi. Non sarà facile, ma questo non potrà mai essere un alibi. E soprattutto se verrà considerato solo e unicamente un problema da “ambientalisti”. 

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Forse penserete che siamo qui per noi stessi. O penserete che siamo qui per un gruppo di ragazzi ambientalisti. O solo per i tantissimi lavoratori che rischieranno il posto di lavoro in questa delicata transizione se non verrà adeguatamente governata. Ma siamo qui invece anche e soprattutto per noi tutti, per voi, per urlarvi che questa crisi climatica riguarderà tutti. E che abbiamo meno di 9 anni per invertire totalmente la rotta. Abbiate il coraggio di guardare in faccia la realtà, e di dire che qualcuno ha molta più responsabilità di altri per tutto il tempo che abbiamo buttato finora. Non anni, ma decenni.
 
Ponetevi obiettivi ambiziosi, ma soprattutto realizzateli. È l’opportunità più grande che abbiamo: vedere crollare tutto il mondo per come lo conosciamo, oppure creare un mondo migliore. Se una ragazzina di 16 anni seduta fuori da un parlamento è stata in grado di scatenare tutto questo, in meno di un anno, cosa potrebbe fare un parlamentare davvero motivato? O un’intera commissione? O un intero parlamento di una nazione? O un intero continente?
 
Finché la risposta a queste domande sarà fare ciò che è politicamente possibile, allora non sarà mai minimamente sufficiente. Dovremo essere in grado di fare ciò che è necessario. Siamo di fronte a una svolta della storia. Decidete da che parte stare. C’è un elefante nella stanza – direbbero gli inglesi, rispetto a un problema enorme per il quale si fa finta di nulla. Il problema di questo elefante, signori, è che si sta per sedere sopra di noi», concludono.

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