Bar papà, la community di padri che si raccontano e supportano
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Terni - Il ruolo del padre sta mutando? Quali connotazioni sta assumendo? Sono visibili o ipotetiche? Come sono i padri di oggi e come li percepiamo? Ma soprattutto, qual è il loro punto di vista?
A questo proposito ho avuto il piacere di intervistare Patrizio Cossa, cofondatore del progetto Bar papà, che mi ha permesso di avere una visione più larga e anche più consapevole di come può sentirsi un padre oggi.
Cominciamo dal principio. Patrizio qualche anno fa scopre che diventerà padre. Questa scoperta accende in lui una grande curiosità che lo spinge a cercare fonti, studi, esperienze in rete che possano aiutarlo e ispirarlo per meglio muoversi in questa nuova avventura. Con sua grande sorpresa scopre però che in merito non c’è praticamente nulla: Patrizio fatica a trovare vere e proprie storie, insegnamenti o “manuali” che potessero guidarlo, aiutarlo, ispirarlo. Sceglie così di usare la sua esperienza per cominciare a creare il materiale che lui stesso cercava.
Da qui crea un blog chiamato “Niente Panico! Come sopravvivere alla paternità”, che in un secondo momento diventerà anche il titolo del suo primo libro sull’argomento. Questo blog nasce quindi dalla voglia di creare uno spazio, una sorta di porto franco della paternità, un posto virtuale nel quale mettersi in contatto, incontrarsi, scambiarsi opinioni con altri papà che come lui hanno sentito l’esigenza e la mancanza di uno spazio di apprendimento, di condivisione ed infine di ascolto.
Con sua grande sorpresa la pagina inizia ad essere attivissima e scopre che come lui ci sono tanti altri papà blogger che hanno voglia di raccontarsi. Il progetto quindi si allarga e con la collaborazione di Beppe Lamberto di “Papà travel experience” e quella di Marco Fagnani di “Giorni da papà” prende la forma che ha oggi, un sito dedicato alla paternità: Bar papà.
Si crea da qui una grande community di papà blogger italiana che per ora si muove ed opera attraverso tre canali d’azione principali. Il primo è l’organizzazione di attività ricreative come fiere, spettacoli ed eventi attraverso i quali la comunità finanzia la seconda area del progetto: lo sportello. Questo è prima di tutto un ancora, un punto di ascolto sia giuridico che psicologico in cui professionisti come psicologi, psicoterapeuti e avvocati aiutano e orientano padri in difficoltà o semplicemente bisognosi di un consiglio e/o consulto legale.
Lo sportello è totalmente gratuito, viene sostenuto grazie ai proventi che la community ottiene tramite gli eventi che organizza e le vendite dei libri che i papà scrivono. I libri rappresentano infatti il terzo canale d’azione. Grazie a tutti coloro che hanno deciso di raccontare la propria esperienza e in collaborazione con la casa Editrice Ultra, è nata la collana di libri chiamata proprio Bar Papà: una vera, onesta e concreta letteratura della e sulla paternità.
Oggi questa community di papà blogger, nata nel 2018, è tra le più grandi che esiste in Italia e sta dando tanti risultati: primo fra tutti lo sportello, insieme alla condivisione delle storie dei papà, che hanno letteralmente inondato la casella di posta! Questi papà hanno creato uno spazio fino ad oggi quasi inesistente esprimendo la loro voglia ed il loro bisogno di mostrarsi per quello che sono: uomini e padri con fragilità, desideri, paure, dubbi ed emozioni.
I ruoli esistono ancora? Forse sì, ma i confini non sono rigidi e netti. Madri e padri di oggi possono supportarsi e collaborare per arrivare a svolgere un ruolo che nessuno può davvero insegnare, se non la curiosità, il buon senso, l’esperienza e la condivisione.
Vi lasciamo con il Manifesto del papà 2.0, scritto dalla community di Bar Papà, con la speranza che possa darvi forza nel sapere che si può essere semplicemente papà!
“Se lavo i piatti a casa, non sto aiutando mia moglie.
Sto semplicemente lavando i piatti.
Se cambio un pannolino a mio figlio, non sono un mammo.
Sono semplicemente un papà.
Non vogliamo essere definiti super eroi perché stiamo con i nostri bambini.
Siamo semplicemente papà e vogliamo dirlo a gran voce.
Vogliamo dire che dare la pappa, fare il bagnetto, portarla a danza o a calcio sono cose da genitore, chiunque esso sia.
Ma per farlo dobbiamo cambiare tutti.
Deve cambiare la società che vede ancora la donna a casa e l’uomo a lavoro.
Che da al padre pochi giorni di paternità perché poi deve tornare al suo ruolo.
Ma il suo ruolo, quando nasce un figlio, è stare insieme alla mamma e al bambino.
Deve cambiare la nostra mentalità che è oppressa da un concetto di machismo e che ci fa essere meno maschi se portiamo in giro nostra figlia.
Ma se a qualche uomo basta girare con un passeggino per perdere di mascolinità, forse il problema non è il passeggino.
Deve cambiare come ci vedono le donne, che hanno pregiudizi su di noi e sulle nostre capacità.
Se ci lasciate da soli con i figli non serve scriverci l’elenco delle cose da fare, non serve stare preoccupate tutto il tempo chiamandoci ogni 10 minuti, non serve prenderci in giro con le amiche perché abbiamo messo alla bambina il maglioncino rosa con i pantaloni marroni.
Stiamo imparando, è la prima volta che lo facciamo, aiutateci, non parlateci alle spalle.
Siamo per la parità di genere sotto tutte le forme, sia da una parte che dall’altra.
Siamo dei papà paritari.
La paternità è parte integrante della vita di un uomo e oggi per la prima volta nella storia, vogliamo dirlo a gran voce.
Non siamo mosche bianche in un mare di nero.
Non siamo eccezionali se ci dividiamo i compiti.
Siamo semplicemente papà”
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