Toutcourt: “Dopo la malattia ho realizzato il sogno di aprire una casa editrice”
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La casa editrice indipendente Toutcourt, nata a Roma dalla determinazione di Stefania De Matola, laureata in matematica e grafologa, compie un anno da quando ha iniziato a muovere i suoi primi passi. In un momento storico che vede le librerie chiudere e i lettori diminuire, verrebbe da chiedersi che cosa porti qualcuno – soprattutto una donna, in Italia, senza aiuti e sovvenzioni – ad imbarcarsi nel traballante mondo dell’editoria.
La risposta di Stefania è una risposta personale, è la storia di una malattia che l’ha cambiata. Sebbene intorno alla malattia e alla guarigione venga spesso costruito un mito di rafforzamento, Stefania ci tiene a chiarire che «non è vero che dopo una malattia si diventa più forti, più coraggiosi. Io sono diventata più fragile e più consapevole di quanto sia effimera questa nostra vita. Quindi succede una cosa strana, l’orologio del tempo che passa comincia a diventare martellante e si sente il bisogno di fare qualcosa di importante per se stessi, senza poter più rimandare. In questo stato d’animo ho deciso di realizzare un progetto che avevo da tempo nel cassetto: aprire una casa editrice e vivere circondata dai libri».
Il primo passo, in quest’avventura, è stata la progettazione – «ho fatto un piano come quando gestivo i progetti informatici, perché i progetti sono tutti uguali anche se cambia il contesto» – che poi ha lasciato spazio al vero e proprio lavoro editoriale. Ad oggi il catalogo di Toutcourt comprende classici, saggi e romanzi di autori emergenti.
La selezione non è stata facile, un po’ perché il numero di richieste supera di gran lunga il numero di libri che la casa editrice può pubblicare, e un po’ perché quando si scrive ci si rende vulnerabili, e i no sono difficili da ricevere. Questa vulnerabilità dello scrittore, che Stefania conosce perché in passato è stata lei stessa autrice, apre tuttavia la porta alla costruzione di un rapporto speciale fra l’editore e lo scrittore. «Io leggo i loro testi, ma in realtà leggo dentro di loro. È un rapporto speciale, forse l’aspetto più bello del progetto editoriale, è quello che ti rimane: l’aver conosciuto degli autori, aver assistito al loro sorriso nel momento in cui hanno toccato con mano la loro opera realizzata o alla prima presentazione davanti a un pubblico amico», ha raccontato.
Ci sono poi i saggi, alcuni dei quali sono stati tradotti dal francese dalla stessa Stefania. Fra questi “Misteri di scrittori”, una raccolta di aneddoti e curiosità sulla vita dei grandi scrittori. “La martellata in testa al gatto”, una serie di articoli di cronaca dietro cui l’autore pone una spiegazione scientifica e al contempo scherzosa. Tra i saggi letterari, invece, ci sono “I luoghi della Londra vittoriana”, che accompagna l’autore in un viaggio fra le strade di Londra che sono state lo scenario di quasi tutta la letteratura dell’Ottocento, dove hanno camminato Sherlock Holmes, Oliver Twist o Jack lo Squartatore, e Pennywise che esamina l’opera IT di Stephen King.
Fra i libri raccontati da Stefania, tuttavia, emerge con particolare affetto “Matematica delle Parole”, in cui l’autore prende spunto da uno dei grandi problemi matematici irrisolti per riflettere sulla matematica della vita e sulle parole, ma soprattutto sull’amore e sulle relazioni fra le persone.
Perché «dietro a tutto quello che facciamo, dietro a tutto ciò di cui stiamo parlando ci sono le persone – ha raccontato Stefania – Ma non le persone ognuna per conto suo, persone che sono in relazione, che possono essere conoscenze occasionali oppure amicizie che durano una vita. Sono le persone che in ogni situazione fanno la differenza. E allora bisogna coltivare l’interazione positiva con gli altri, salvaguardare questi legami. Farlo attraverso i libri, la cultura e la condivisione di argomenti importanti, come per esempio la salvaguardia del nostro pianeta – argomento cui è dedicato il romanzo “La marcia dei frigoriferi”, ci consente di esprimere la parte migliore di noi».
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