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Le piante sono da sempre parte integrante dei contesti in cui viviamo nel corso del nostro processo evolutivo. Verso la fine del ‘900 il biologo statunitense Edward O. Wilson valorizzò l’importanza di questi esseri viventi coniando il termine biofilia. Questa parola voleva descrivere l’innata e naturale attrazione da parte degli esseri umani verso le piante, come se ci fosse un legame atavico, viscerale, intrinseco tra noi e la natura che ci circonda.
A dire il vero non risuona così strano se consideriamo che sopravviviamo grazie alla natura e che non sarebbe possibile continuare a vivere senza di essa. Eppure, proprio la natura viene quotidianamente bruciata, inquinata, svalutata ed eliminata: un’emergenza che si fa sempre più forte e chiara.
Fortunatamente una parte cospicua di popolazione avverte il legame profondo con la natura e vuole valorizzarlo, rispettarlo, accudirlo e perché no, trarne anche un insegnamento. C’è infatti chi ci propone di vedere e sentire le piante come delle guide.
A questo proposito ho avuto il piacere di conoscere ed intervistare Stella Saladino che, ispirata dalle riflessioni del neurobiologo Stefano Mancuso e dalla sua esperienza personale, propone un approccio alle piante chiamato Plant inspirational Coaching. Le piante, in quest’ottica, possono diventare delle vere e proprie guide alle quali ispirarci per trovare nuove ed utili strategie per affrontare la vita di tutti i giorni. Incuriosita le ho posto alcune domande per comprendere meglio di cosa si tratta.
Come e da cosa nasce il tuo progetto?
Tutto è nato in maniera estremamente inaspettata, non avrei mai creduto di arrivare a proporre tutto questo (dice Stella ridendo, ndr). Nel 2015 mi sono formata in coaching a Bologna, solo un anno dopo, nel 2016, mi sono ritrovata a causa di una malattia a non riuscire più a muovermi liberamente. Una volta fatte analisi ed esami ho scoperto di avere una malattia cronica e degenerativa che non mi permetteva più di camminare e quindi di spostarmi come e dove volevo. Sono stata costretta per un periodo di quasi 2 anni alla stasi.
In quel periodo ho sentito tanto la mancanza della natura e ho deciso che se non potevo uscire e andare a respirare un po’ di natura l’avrei portata io da me. Nel giro di pochi giorni ho comprato tantissime piante con le quali ho riempito il mio balcone.
Ho cominciato così a prendermi cura di loro, ad osservarle, a contemplarle fino a sentirmi come loro. Mi sono resa conto che come loro non potevo muovermi: ero lì, costretta e ferma in un posto. Ho iniziato allora a prenderle come esempio in quanto la loro immobilità le costringe ad affrontare qualsiasi tipo di problema: non possono sfuggire, loro i problemi li affrontano, li attraversano e da lì evolvono. Sono quindi “costrette” dalla loro natura a trovare nuove soluzioni e idee.
Alla luce di questa constatazione, se in un primo momento le osservavo inconsapevolmente, col tempo, ho iniziato a guardarle diversamente, più consapevolmente, intenzionalmente e sistematicamente. Hanno iniziato ad ispirarmi a stimolarmi ed ho iniziato a fare ricerche e trascrivere tutto quello che stavano apportando alla mia esperienza di vita.
Da dove nasce l’idea di usare proprio le piante come strumento per trovare nuove soluzioni e strategie ai problemi di tutti i giorni?
Intanto le piante sono 500 milioni di anni che risolvono i problemi! Chi più di loro sa, e può essere esperto di problem solving?!
Come afferma lo scienziato e neurobiologo Stefano Mancuso: “Il mondo vegetale nella sua evoluzione ha impiegato 500 milioni di anni per risolvere problemi che interessano anche noi uomini.. le soluzioni che hanno trovato le piante sono diverse da quelle che abbiamo elaborato noi animali e spesso più vantaggiose. Qualunque sia il problema, gli animali lo risolvono spostandosi. Per le piante invece, che non possono muoversi, è più importante trovare una soluzione efficace al problema”.
Come concretizzi il tuo metodo? E a chi è rivolto?
Innanzitutto è rivolto a chiunque e per qualsiasi tipo di problema, come anche allo sviluppo di nuovi progetti e strategie. Può essere usato dai singoli individui, dalle aziende, dalle scuole, in generale oserei dire qualsiasi contesto in cui si voglia dare forma a nuove idee o in cui ci si trovi davanti a problemi e ostacoli.
Concretizzo il mio aiuto attraverso l’ uso di strumenti di coaching con la formulazione di domande efficaci, con l’accompagnamento della definizione del problema e/o del progetto e mi avvalgo di tecniche di mindfulness per l’aspetto contemplativo e dell’osservazione consapevole.
Infine invito lo sviluppo, per mezzo delle piante e della loro intelligenza, di una nuova strategia e di un nuovo approccio per permettere di guardare il problema con delle lenti diverse: più creative, più innovative, valorizzando le capacità e le risorse già presenti.
Cosa ha portato a te questo progetto?
In un primo tempo mi ha permesso di affrontare una situazione problematica personale e di uscirne fuori con una grande forza e con nuovi spunti, tanto da ideare questo progetto. Mi ha anche permesso di ritrovare una passione che avevo da bambina e che avevo dimenticato, o meglio messo da parte. Quando ero bambina passavo ore ad osservare le piante, le pietre e gli animali, il mio sogno era quello di diventare una naturalista, solo che poi col tempo e con la crescita l’ho accantonato fino a svolgere un lavoro che non aveva niente a che fare con tutto questo.
C’è qualcosa che vuoi dire al mondo?
Sì, vorrei invitare chiunque ad avere una pianta con sé, vorrei che le piante potessero entrare ovunque e in ogni posto possibile per poter permettere a tutti di fruire del loro incredibile esempio e della loro antica e infinita saggezza.
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