Adottare a distanza coltivatori per salvare antiche tradizioni e vecchi borghi
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L’Italia è un paese ricco di biodiversità, di conoscenze e di tradizioni rurali: un patrimonio inestimabile che oggi è a rischio. Osservando l’attuale scenario di abbandono delle terre, spopolamento dei borghi e le difficoltà delle piccole aziende agricole, un gruppo di appassionati di natura, tradizioni ed enogastronomia ha lanciato nel 2016 il progetto Coltivatori di Emozioni, piattaforma italiana di social farming che promuove adozioni a distanza di coltivatori e tradizioni. Gli obiettivi sono proprio la salvaguardia delle tradizioni rurali, la tutela del paesaggio, il recupero dei terreni incolti e il ripopolamento dei borghi.
Per riattivare le microeconomie locali i Coltivatori di Emozioni hanno individuato negli ultimi anni degli agricoltori, custodi di antiche tradizioni, per promuoverne i prodotti, supportarli nelle lavorazioni sul campo offrendo un contributo per l’inserimento e il reinserimento lavorativo e per comunicarne le esperienze al fine di sensibilizzare i consumatori alla cultura e alle attività agricole.
Attualmente i produttori che collaborano con i Coltivatori di Emozioni sono presenti in 13 regioni. Si passa dal riso Carnaroli della Lomellina nel pavese al farro della Garfagnana, per poi scendere al peperone di Pontecorvo DOP di Frosinone e ai grani antichi siciliani, come il Timilia, il Senatore Cappelli, il Maiorca e il Percia Sacchi. Tradizioni agroalimentari dunque, ma non solo.
Nel piccolo borgo molisano di Ripalimosani, per esempio, i Coltivatori di Emozioni hanno collaborato con i produttori, il comune e le associazioni del territorio al fine di recuperare un piccolo canapaio di 2,5 ettari: una tipicità del luogo che, dopo aver a lungo trainato un’economia locale fortemente connotata dalla produzione delle funi e dalla lavorazione dei tessuti, meritava di essere nuovamente valorizzata. Qui, ripartendo dalla canapa è stata avviato un orto collettivo e solidale attraverso la formazione professionale di soggetti in condizioni di fragilità, utilizzando terreni incolti e abbandonati. L’attenzione per la natura si intreccia così con una sensibilità sociale.
Le aziende agricole che collaborano con i Coltivatori di Emozioni sono perlopiù a gestione familiare o singoli produttori attivi nel preservare uno specifico prodotto del proprio territorio. «Nella selezione delle aziende agricole cerchiamo, oltre a prodotti di alta qualità, un’attenzione ai valori della sostenibilità e della tradizione. Poi chiediamo coinvolgimento, perché i produttori non siano solo dei fornitori ma veri e propri partner del progetto, con cui instaurare un dialogo e svolgere insieme delle attività sul campo, com’è accaduto con il tartufo del monte Alpe», spiega il co-fondatore Biagio Amantia. Fra l’Oltrepò Pavese e l’Appennino Ligure, il borgo di Menconico si contraddistingue per un’importante produzione di tartufo nero, “sebbene pochi lo sappiano”, sottolinea Biagio. Insieme ai cavatori della zona, i Coltivatori di Emozioni si sono attivati sia per la riqualificazione del borgo sia per rendere nota la tipicità di questo prodotto.
«Secondo noi mettendo insieme produttori agricoli, amministrazioni comunali, associazioni, aziende sponsor, utenti, enti di formazione e istituzioni scolastiche è possibile dar vita a progetti che abbiano una valenza importante per lo sviluppo socio-economico del nostro territorio». ha ribadito Biagio. Nel futuro, dunque, i Coltivatori di Emozioni cercheranno di valorizzare ancor di più questo tipo di collaborazioni così da andare sul territorio con attività concrete a sostegno dei produttori agricoli.
Chi volesse sostenere il progetto è invitato ad adottare una delle piccole realtà agricole, acquistandone i prodotti o donando delle ore di lavoro. Le imprese che per finalità sociali o di sostenibilità vogliano collaborare con i Coltivatori di Emozioni possono attivarsi insieme a loro per sostenere una causa territoriale dai risvolti ambientali, dunque a sostegno della biodiversità, e sociali, favorendo l’occupazione, il recupero del territorio e contrastando lo spopolamento dei borghi.
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