6 Dic 2019

Lo Yoga della Risata con i sordi a Torino ed Avigliana

Scritto da: Paolo Cignini

Vi raccontiamo l’esperienza di Laura Ribaldone e Massimo Ambrosio, a Torino, e di Valeria la Torre e Tania Failla, ad Avigliana, che stanno avvicinando le persone sorde allo Yoga della Risata e che, tramite questa pratica, stanno incentivando la nascita di Club della Risata dedicati a persone udenti e non.

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Torino - «Nonostante tutto, siamo tutti uguali nella nostra diversità». Mentre giro per le stanze che ospitano i vari workshop del Congresso Italiano dello Yoga della Risata 2019, presso il Parc Hotel di Peschiera del garda, rifletto sulla frase che ho pronunciare da Laura Ribaldone, teacher di Yoga della Risata formatasi con uno dei motori di questa attività in Italia, l’inarrestabile Lara Lucaccioni.

Al Congresso incontriamo due storie piemontesi che stanno lavorando sul tema dell’integrazione tra udenti e sordi, tramite lo Yoga della Risata.

#SentiAmociridere: il progetto di Laura Ribaldone e Massimo Ambrosio

Sorda dalla nascita, Laura, che tutti chiamano Lalla, mi racconta, insieme a Massimo Ambrosio, del progetto pilota “#SentiAmociridere #yogadellarisataSordi” che hanno avviato in collaborazione con la sezione provinciale di Torino dell’Ente Nazionale Sordi (ENS), grazie alla collaborazione con l’ex presidente Serafino Timeo. Si tratta del primo esperimento in Italia di Yoga della Risata all’interno di un ENS attraverso una serie di sei sessioni aviate all’interno dell’ente e adattate per persone sorde.

«Ho sofferto sin da bambina la mia disabilità, con un forte senso di isolamento e frustrazione» ci racconta Lalla «e non voglio che i bambini vivano questo tipo di emozioni. Lo Yoga della Risata è stata occasione di rinascita per me, dunque ho voluto mettere in piedi questo progetto insieme a Massimo Ambrosio».

Massimo, al contrario di Lalla, non è sordo: è un teacher anche lui di Yoga della Risata, formatosi con Lara Lucaccioni. «Sono legato a Lalla da un’amicizia molto stretta” ci racconta “e non potevo non dare il mio contributo con questa collaborazione. Sono un operatore Shiatsu e posso affermare che lo Yoga della Risata mi ha cambiato letteralmente la vita, in termini di resilienza e gestione delle emozioni».

Lalla ci racconta che, dopo un primo esperimento, i risultati per chi ha partecipato al progetto “#SentiAmociridere #yogadellarisataSordi” sono già notevoli: «all’inizio c’erano alcuni partecipanti che erano più ostici, chiusi, poco inclini alla risata. Lentamente sono riusciti a lasciarsi andare. Una ragazza che era completamente chiusa, alla fine del percorso, ha cominciato a sorridere.  Un altro ragazzo sordo ci ha raccontato che, dopo l’esperienza dello Yoga della Risata, ha trovato il coraggio per andare a vivere da solo a Londra, dove si è costruito una nuova vita. L’ex presidente Serafino Timeo, dopo un anno di sperimentazione, riesce a vedere in maniera più positiva la vita e a vivere al meglio le situazioni in famiglia e sul lavoro».


Proseguendo in questa direzione, Lalla Ribaldone sta inoltre portando avanti un altro progetto con i bambini sordi. Venuta a conoscenza del libro di Silvia Martorelli “Jonkey The Monkey”, si sta occupando della sua traduzione in LIS (La lingua dei Segni Italiana), per fare in modo che i bambini, udenti e sordi, possano integrarsi con maggiore facilità.

Il Club della Risata di Avigliana e il lavoro di integrazione di Valeria la Torre e Tania Failla

A proposito di integrazione tra udenti e non udenti, ci spostiamo da Torino ad Avigliana, dove scopriamo un altro interessante progetto a cura di Tania Failla e Valeria La Torre, entrambe Teacher di Yoga della Risata.

«Anni fa ho studiato la lingua dei segni per un mio interesse personale. Da allora ho iniziato a conoscere persone non udenti, con le quali ho stretto amicizia. Un giorno, parlando con una mia amica sorda, le ho comunicato dell’esistenza del nostro club della Risata ad Avigliana e lei si è incuriosita, così come alcuni suoi amici sordi. Abbiamo così integrato, al nostro Club, anche loro». 

Tania e Valeria hanno adattato le sessioni di Yoga della Risata in maniera tale da integrare al massimo le esigenze dei nuovi amici non udenti: hanno creato nuove attività e nuovi giochi, incentivando la disposizione in cerchio, in maniera tale da sfruttare al meglio il contatto visivo e la lettura del labiale. 

«Il rilassamento, che è la parte finale di una sessione di Yoga della Risata, normalmente  si pratica con gli occhi chiusi o da sdraiati” ci racconta Valeria La Torre. “Facendolo per necessità ad occhi aperti e guardandoci l’un altro, abbiamo scoperto, dopo un breve imbarazzo iniziale, che il rilassamento è uno stato mentale. Siamo riusciti comunque a raggiungerlo, ed è stato bellissimo farlo, insieme».

I risultati notati dopo questo tipo di sessioni sono stati, anche in questo caso, sorprendenti: «Il club è attivo da quasi due anni e un paio di mesi fa una ragazza ci ha scritto di essere riuscita, finalmente, a sbloccare le proprie emozioni». mi raccontano. “Riso e pianto hanno la stessa radice, e ci ha raccontato che in casa, all’improvviso, ha pianto per due ore consecutive ed ha poi iniziato a ridere. Qualcosa in lei era cambiato e non era riuscita con nessun altra attività ad ottenere certi risultati » .

Nel gruppo è presente un signore sordo che soffre di sintomi legati alla depressione. Va da sé che difficilmente ride spontaneamente. Quando abbiamo praticato la meditazione della risata ha cominciato quasi subito a ridere. La moglie e gli amici, increduli, non smettevano di guardarlo mentre rideva, perché non lo avevano mai visto così. Ci sono dei cambiamenti più immediati, altri più a lungo termine, ma sono tutti ugualmente affascinanti”.

I risultati di Valeria e Tania sono stati molto apprezzati e sono state presto contattate da una scuola materna di Cossato, vicino Biella, un asilo sperimentale che pratica il bilinguismo e permette a bambini udenti di imparare la lingua dei segni, comunicando coi bambini sordi: lo scopo è stato quello di costruire un progetto legato allo Yoga della Risata anche per la scuola.

«Non abbiamo fatto altro che impostare la prima sessione adattandola ai bambini: abbiamo cantato alcune canzoni sia in lingua dei segni, che con le parole”. Perché, nonostante tutto, siamo tutti uguali nella nostra diversità.

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