Tre uomini, tre cani e un camper di aiuti verso l’Albania post terremoto
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Era il 27 novembre scorso quando una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.5 colpì le zone circostanti la città di Durazzo. Il bilancio fu di circa 40 morti, alcuni dispersi sotto le macerie e numerosi danni agli edifici. Tante le scosse di assestamento nei giorni successivi e svariati i problemi alle città, alcune delle quali rimaste senza corrente.
Fu così che accolsi positivamente l’iniziativa promossa dalla Parrocchia Maria Santissima dell’Addaura che prontamente avviò una raccolta straordinaria di coperte e indumenti invernali da destinare ai terremotati. Don Fabrizio Fiorentino, parroco e coordinatore del progetto, nonché mio grande amico, mi raccontò l’idea e subito iniziammo a lavorarci.
Tante le reti sociali coinvolte e le persone mobilitate. Immediata, infatti, fu la risposta, anche al di sopra delle nostre aspettative. In poco tempo la chiesa si riempì di tutto il necessario e grazie al contributo in denaro della Caritas affrontammo i costi del viaggio. Prezioso poi l’aiuto di uno storico volontario, Eugenio Arena che, avendo fatto lo stesso percorso per diversi anni, riuscì a metterci in contatto con le suore basiliane figlie di Santa Macrina.
Stipato il più possibile il mio camper, messo a disposizione per la spedizione, rimasero però fuori molti indumenti. Così 12 ore prima della partenza il mitico Andrea Ghia (che fino a quel momento non conoscevo), appresa la notizia da alcuni amici, mi scrisse in privato e in poco tempo divenne parte della nostra avventura solidale. Con Andrea nella ciurma e con il suo mezzo di trasporto, un Vauxhall Bedford del 78’, senza revisione (ormai possiamo ammetterlo) partimmo destinazione Albania.
A bordo c’era anche Gentian Bibaj, il figlio di Eugenio, un ragazzo albanese originario proprio delle zone colpite dal sisma e, infine, i nostri tre inseparabili cani.
Il viaggio è stato lungo, come si può immaginare, i camper erano pesanti e l’andatura lenta. La nebbia e la pioggia incessante fino a Bari ha fatto il resto. Dopo una notte trascorsa in un autogrill nei pressi di Reggio Calabria, aver dormito in mezzo alle coperte di cui i camper erano stracolmi e aver perso per strada un cerchione, siamo arrivati in orario per la nave da Bari a Durazzo. Sul posto ci attendeva un responsabile della Caritas che ha provveduto a svolgere le formalità burocratiche utili a proseguire il viaggio senza intoppi, anche se non sono mancati numerosi controlli e lunghe attese.
Ad accoglierci nel villaggio di Gurez le suore basiliane che subito si sono messe a disposizione, insieme ad altri operatori, per aiutarci a scaricare l’intero carico. Riempite due stanze di coperte e indumenti, davanti ad un the caldo con spezie locali, ci raccontano i drammi dei giorni precedenti. Ci spiegano come a breve verranno distribuiti gli indumenti, tramite la Caritas albanese, nei villaggi maggiormente colpiti dal sisma.
Stanchi e felici, finalmente giunti a destinazione, riposammo soddisfatti. Anche quella sera però la terra continuò a tremare, seppur con scosse di minore entità.
La mattina seguente, dopo un breve giro al mercato della domenica e aver visto alcuni danni causati dal terremoto, era già tempo di tornare. Salutata la comunità che ci ha accolto, con del “burek” da asporto e un ricordo nel cuore salpammo.
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