Rivelazioni degli attivisti sui crimini ambientali in Brasile
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L’11 dicembre, durante la COP25 di Madrid, la delegazione di giovani brasiliani Engajamundo ha organizzato un’azione per denunciare i crimini ambientali e le stragi degli indigeni per l’acqua che stanno avvenendo in Brasile.
La manifestazione è avvenuta all’ingresso della Conferenza. Le persone, entrando, sono state avvicinate dagli attivisti, che hanno distribuito bottiglie di acqua minerale contenenti un liquido particolare che rappresentava i disastri ambientali e il genocidio degli indigeni.
Il liquido, di colore rosso, è simbolo del sangue dei popoli nativi e delle minacce e invasioni costanti che stanno subendo da secoli da parte dei tanti che intendono occupare i territori indigeni ed eliminare ogni forma di cultura e tradizione ancestrale.
L’“acqua fangosa” distribuita durante la manifestazione rappresenta i crimini ambientali che si stanno verificando in Brasile, come ad esempio il disastro della diga di Brumadinho – avvenuto nel gennaio di quest’anno, che ha causato 228 morti e 49 dispersi – e il cedimento della diga Mariana, che ha rilasciato 43,7 milioni di metri cubi di fanghi tossici e causato 19 morti. Secondo gli scienziati e gli ambientalisti, l’inquinamento potrà essere smaltito dall’ambiente marino nel corso di circa 100 anni.
L “acqua trasparente” simboleggia il mistero, la mancanza di conoscenza sullo stato delle acque brasiliane. Molte regioni sono infatti contaminate da vari inquinanti invisibili alla vista, ma di questo non si hanno informazioni certe e tanto meno si sanno gli effetti di queste acque sulla popolazione. Ad esempio, un’analisi microbiologica dell’acqua nel villaggio di Alter do Chão, a 40 km da Santarém, nello stato di Pará, ha rivelato una contaminazione da coliformi totali e termotolleranti in quasi 80% dei siti studiati. Il comune di Santarém sta affrontando un’epidemia di epatite A, che potrebbe essere causata proprio dall’acqua contaminata.
L “acqua nera” rappresenta il petrolio rilasciato su alcune spiagge del Brasile nord-orientale e sud-orientale. Il petrolio è stato rilasciato nell’ambiente in 546 zone di 112 comuni e 10 stati nel Nord-Est e Sud-Est del Brasile. La fuoriuscita ha causato gravi danni agli ecosistemi dello Stato. Secondo Ibama (Istituto brasiliano dell’Ambiente e delle risorse naturali rinnovabili), il disastro petrolifero ha colpito anche tanti animali, molti dei quali sono morti. Inoltre, Ibama ha prelevato preventivamente oltre 3.400 cuccioli di tartaruga da Bahia, Sergipe e Rio Grande do Norte. L’ICMbio (Chico Mendes Institute for Biodiversity Conservation) ha dichiarato che il disastro ha colpito ben 14 aree federali protette.
Paulo Ricardo Santos/ Engajamundo, partner di Agenzia di Stampa Giovanile
Traduzione: Giulia De Paoli
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