18 Dic 2019

La Repubblica degli Stagisti: “Stage vuol dire sfruttamento? Cambiamo le regole!” – Io faccio così #272

Scritto da: Paolo Cignini
Intervista di: Daniel Tarozzi e Paolo Cignini
Video realizzato da: Paolo Cignini

Dalla passione e determinazione di Eleonora Voltolina è nata nel 2009 La Repubblica degli Stagisti, un giornale online che da dieci anni dà voce agli stagisti e alle imprese virtuose, promuove i diritti dei giovani lavoratori ed esercita pressione politica per cambiare le regole di una forma di lavoro che, piuttosto che opportunità di crescita e inserimento aziendale, è spesso sinonimo di sfruttamento legalizzato. I risultati raggiunti in questo decennio? La consapevolezza è molto cresciuta e sono state promulgate delle leggi che hanno impedito lo stage gratuito extracurriculare.

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Milano - Eleonora Voltolina è dal 2017 tra i Fellow di Ashoka: imprenditori sociali che offrono soluzioni innovative per affrontare i problemi più urgenti della società. Ha ricevuto questo riconoscimento per gli importanti risultati ottenuti dalla Repubblica degli Stagisti nel cambiamento della normativa legata agli stage, e più in generale per il ruolo determinante nel cambio di consapevolezza riguardo a questo tema.

Eleonora Voltolina rappresenta alla perfezione una delle frasi su cui si basa Italia che Cambia: “Prendere la propria vita in mano senza aspettare che qualcuno lo faccia al suo posto”.

Giornalista, blogger e con un passato da stagista (ne ha fatti cinque), in alcuni di questi ha vissuto esperienze non gratificanti. Da qui la decisione di unire le sue due passioni più grandi – scrivere e occuparsi dei temi legati al lavoro, nella fattispecie agli stage appunto – per aiutare i giovani che si affacciano al mondo del lavoro ad avere un punto di riferimento, fornendo tutte le informazioni necessarie riguardo la normativa, i propri diritti ed i doveri.

La ‘bussola’ in questione si chiama Repubblica degli Stagisti, un progetto nato nel 2007 sotto forma di blog curato da Eleonora e poi divenuto nel 2009, grazie alla sua ferma volontà, una vera e propria testata giornalistica online che si pone l’obiettivo di informare e approfondire la tematica dello stage in Italia e di fornire uno spazio di confronto per i giovani stagisti.

Il sito della Repubblica degli Stagisti è diviso in quattro diverse macroaree: una parte giornalistica, una seconda area dedicata alle aziende, una terza di servizio riguardante la normativa vigente, e l’ultima «ma non meno importante – sottolinea Eleonora – anzi una di quelle che adoro di più, nella quale troviamo il Forum, uno spazio dove i giovani possono raccontarsi le proprie esperienze, porre domande e consigliarsi a vicenda».

Attualmente, nella Repubblica degli Stagisti, Eleonora è affiancata da una serie di collaboratori professionisti che spaziano dal giornalismo, alla programmazione web. Altre persone vengono coinvolte per iniziative ed eventi speciali.

«In dieci anni, il mondo dello stage in Italia è cambiato, anche grazie al nostro contributo», ci spiega Eleonora. «La battaglia più grande che noi abbiamo fatto, fin dal primo giorno della nostra attività, è stata quella contro gli stage gratuiti. E l’abbiamo parzialmente vinta: da circa cinque anni ci sono delle leggi che vietano lo stage gratuito quando è extracurriculare. Sono delle leggi regionali, ed è un aspetto molto importante perché la prima istanza di tutti i nostri lettori è stata quella di battersi contro l’ingiustizia degli stage gratuiti. Adesso noi dobbiamo continuare la battaglia, perché rimane in ballo l’altra metà della mela: gli stage curricolari, che sono ancora gratuiti.

foto voltolina con presidente mattarella
Eleonora Voltolina con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Ci preoccupa molto soprattutto l’aumento di certi tipi di utilizzo degli stage. Ad esempio il settore turistico-ricettivo ha incrementato in maniera molto forte l’utilizzo degli stagisti, così come il settore della piccola e grande distribuzione. Questo è un problema, perché così nascono gli stagisti cassieri, gli stagisti magazzinieri, quelli al supermercato, gli stagisti barman negli hotel. Queste sono tutte mansioni che hanno bisogno di una formazione molto più breve dei tre o sei mesi classici dello stage, e quindi noi pensiamo che dietro a stage così lunghi vi sia un utilizzo non sano dello strumento.

Noi stiamo lavorando per questo, ma non possiamo non osservare come in dieci anni sia cambiato, e di molto, il sistema degli stage: è aumentata di molto la consapevolezza, sia da parte delle aziende che da parte degli stagisti».

Insomma, ne è passato di tempo dalla frase del giornalista Beppe Severgnini che definiva l’Italia come “una Repubblica fondata sullo Stage” e da cui Eleonora si è ispirata per il nome del giornale.

La Repubblica degli Stagisti, per sostenersi economicamente, ha adottato un modello molto particolare, quasi un “unicum” nel suo genere: offre uno spazio e visibilità alle aziende che si comportano bene riguardo al tema dello stage, documentandone le pratiche virtuose. In cambio l’azienda dà un contributo alla Repubblica degli Stagisti, pagando una quota annuale. Ma non si illudano le aziende che vogliono fare “stage washing”: come ci tiene a chiarire Eleonora, «non basta che l’azienda ci paghi: deve sottoscrivere con noi un impegno ben preciso riguardo le condizioni di trattamento degli stagisti. Se non lo fa, noi rinunciamo ai soldi e diciamo all’azienda di andare da un’altra parte».

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Come si può sostenere il lavoro della Repubblica degli Stagisti? I modi sono diversi. Come ci racconta la stessa Eleonora: «Innanzitutto leggendoci e condividendo il più possibile i nostri contenuti. Per noi la cosa importante è “conoscere per deliberare”: quanti più giovani noi riusciamo ad informare, fornendo loro strumenti idonei per decidere meglio del loro futuro, quanto più il nostro lavoro assume senso. Discorso complementare si può fare per le aziende: possono aiutarci aderendo al nostro network, per dimostrare che si può usare lo strumento dello stage anche e soprattutto in modo etico.

Le istituzioni, da parte loro, possono aiutarci coinvolgendoci il più possibile nella rimodulazione del quadro normativo, in modo da poter migliorare lo status degli stagisti. Questo si può fare non solo promulgando leggi, ma anche effettuando delle ricognizioni, perché i dati riguardo gli stage sono pochi, mal raccolti e non sistematizzati. Noi come Repubblica degli Stagisti, come successo nel 2018 insieme al Comune di Milano, siamo a disposizione per fare delle ricerche sugli stage e trovare dei dati importanti, sui quali poi i decisori politici possono valutare le proprie mosse legislative».

La determinazione di Eleonora le è valsa un riconoscimento prestigioso: nel 2017 è stata nominata Ashoka Fellow: «Un grande riconoscimento per il lavoro che ho svolto e del cammino di valore fatto dal nostro gruppo. L’altro fattore importantissimo è stato, per me, entrare in contatto con delle persone straordinarie: gli altri Ashoka Fellow. Tutti fanno delle cose molto diverse tra loro, ma ci sono delle sinergie forti e splendide tra di noi».

«Noi del giornale La Repubblica degli Stagisti fin dal primo giorno abbiamo lavorato con una convinzione – ci spiega Eleonora – ed è quella che se non esiste una legge apposita per gli stage, il sistema sarà sempre ingiusto. È anche vero che la legge non comporta un cambiamento sistemico permanente, però il fatto di avere vietato gli stage extracurriculari gratuiti ha fissato un punto fermo di non ritorno verso il non sfruttamento nei confronti degli stagisti».

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