4 Dic 2019

IT.A.CÀ, il primo Festival itinerante di Turismo Responsabile racconta l’Italia del futuro

Scritto da: Redazione

Un tour di 7 mesi e 16 tappe lungo la penisola italiana per costruire una nuova prospettiva di turismo: sostenibile, inclusiva e rigenerativa dei territori. Il racconto di quest’anno mostra un’Italia inedita, inaspettata e divertente. Il futuro sostenibile italiano passa da una ricettività consapevole e attenta alle diverse identità.

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Il futuro sostenibile italiano passa da una ricettività consapevole e attenta alle diverse identità. Lo conferma l’ultima edizione di IT.A.CÀ, il primo Festival itinerante di Turismo Responsabile, premiato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite con il Premio per l’eccellenza e l’innovazione nel turismo (UNWTO AWARDS).

Al termine di questo importante tour è stato pubblicato il racconto di 7 mesi di cammini ed eventi, 16 tappe dal nord al sud Italia per vivere e contaminarsi dentro un’Italia in cambiamento. Italia che Cambia ha scelto, come media partner, di partecipare e raccontare questo progetto.

Una staffetta serrata di eventi e appuntamenti che ha raggruppato migliaia di visitatori e operatori del settore, si è confermato anche quest’anno un punto di riferimento, un utilissimo network fra enti, nonché piattaforma d’innovazione sociale, grazie alla quale moltissime associazioni, gruppi di cittadini, ONG, strutture ricettive, enti, consorzi e imprese hanno potuto intrecciare reti di collaborazione e co- progettazione attiva e partecipata, lavorando e riflettendo su nuove potenzialità del turismo, sviluppo del territorio, soluzioni alternative di valorizzazione, inclusione, accessibilità, percorsi di salute e identità storica.

ITACA

Lungo la penisola si sono svolti centinaia di eventi: mostre, presentazioni di libri, tavoli di confronto, proiezioni, itinerari accessibili, percorsi alla scoperta del territorio, progetti innovativi, momenti di scambio, camminate lungo le cascate o al chiaro di luna e trekking storico culturali. Appuntamenti partecipati e apprezzati che hanno colorato di idee e riflessioni quello che sembra essere ormai un nuovo punto di vista sul turismo e che il Festival ogni anno, accoglie e raccoglie lungo il suo percorso.

IT.A.CÀ (non un acronimo, ma il suono di un’espressione in dialetto bolognese che significa: sei a casa?) si è presentato in questa XI Edizione di successo con due grandi novità: il tema condiviso della Restanza e l’attenzione alla cura e pulizia dei territori toccati dal passaggio del Festival. Quest’ultima, avvenuta grazie alla collaborazione con il partner ufficiale OWAY, azienda agricosmetica sostenibile e attenta alle coltivazioni biodinamiche, biologiche ed equo-solidali, che ha supportato IT.A.CÀ in tutta Italia e organizzato, fra i tanti eventi proposti dalle 16 tappe, con il coinvolgimento di volontari, turisti e cittadini, impegnati nel ripulire da residui di plastica e rifiuti, i luoghi che appartengono a tutti.

La Restanza: un nome singolare femminile, l’idea di esserci, di resistere, l’atteggiamento propositivo di chi decide di rimanere nel proprio territorio per valorizzarlo e sfruttarne al meglio le risorse, ovvero “un atto di rigenerazione e condivisione dei luoghi, per fare con i rimasti, con chi torna, con chi arriva, piccole utopie quotidiane di cambiamento”.

Ad esempio il Centro Italia, dopo i terremoti del 2016 e del 2017, non solo è un simbolo di restanza, ma anche di resistenza, come capacità di rimanere saldi e di ricostruirsi senza alienare la propria identità. È la riscoperta di memorie e tradizioni perdute per strada, con comunità che si prendono cura l’una dell’altra, appellandosi ad una responsabilità comune di accoglienza, tutela del patrimonio naturalistico e rivendicazione di servizi negati o perduti. 

Molto ricca la produzione culturale legata ai temi della creatività, sostenibilità, interculturalità, accessibilità, inclusione sociale ma anche della lotta alla criminalità organizzata.

Ad esempio nell’area dell’Appennino bolognese per due settimane, il festival ha accolto più di 30.000 visitatori nel fitto carnet di appuntamenti che ha previsto quasi un centinaio di iniziative, distribuite su 24 location. In questi luoghi, il Festival ha intensificato la sua azione di co-progettazione con la volontà di decentrare e destagionalizzare i flussi turistici, arginando così il fenomeno dell’overtourism che sta colpendo i centri di molte città italiane.

Grazie ad un servizio navetta, messo a disposizione del Festival, in collaborazione con le istituzioni locali, si è potuto viaggiare su e giù da Bologna verso le mete appenniniche del festival. 

In città, sparse a macchia d’olio per la penisola, IT.A.CÀ ha inaugurato rassegne fotografiche di respiro internazionale come Red Ants di James Oatway, ospite attesissimo del vernissage, ma anche concerti tra i quali Surgelati di e con Wu Ming2 & Contradamerla

Anche i tanti convegni organizzati hanno permesso di confrontarsi su temi fondamentali per l’Italia. Ad esempio quello dell’erranza verso la restanza. La rinascita dei territori in abbandono attraverso i racconti di chi resta, cui hanno partecipato i maggiori esponenti, al livello nazionale e locale, di pratiche di restanza volte allo sviluppo sociale ed economico del territorio.

Così come il tema alimentare è stato affrontato percorrendo i sentieri della Foresta Urbana di Lecce e arrivando nel primo Mulino di comunità della Puglia, simbolo di restanza, democrazia del cibo e strumenti di lotta allo spopolamento nelle aree rurali del Salento.

Testimonianze di partenze e di ritorni anche lungo il cammino lento da Arsita, in provincia di Teramo, alla fonte Torricella, nel quale a 1740 metri di quota, i partecipanti – fra i quali disabili che hanno potuto partecipare all’evento, grazie alle Joelettes messe a disposizione – si sono fermati all’ascolto.

Una condivisione di percorsi e valori, che ha poi simpaticamente trovato il suo punto di incontro nella cena multietnica di piazza, svolta in notturna in una piccola frazione ai piedi del Gran Sasso.

E poi ancora performance interattive, proposte di rigenerazione urbana, narrazioni, danze, cornici musicali e progetti di integrazione e mobilità sostenibile, insieme a moltissimi trekking a piedi e a pedali, in giro per l’hinterland di paesaggi mozzafiato.

Nel Monferrato i turisti hanno pedalato nei vigneti, lungo le Street Art o camminato all’interno delle trincee della grande guerra, in compagnia degli alpini.

Tutto il Festival ha visto una grande affluenza e tanti partecipanti in arrivo anche da lontano – ci dicono i coordinatori degli eventi – a fronte di una spesa organizzativa molto bassa ed di un impatto ambientale pari a zero, segno importante che viaggiare in modo sostenibile si può: basta avere la testa, più che la tasca. 

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