Casa Oz, un luogo che restituisce quotidianità a chi è in difficoltà
Seguici su:
Torino - Il progetto Casa Oz nasce nel 2005 da un pensiero e da una esperienza personale di Enrica Baricco, quando la malattia della figlia irruppe nella propria quotidianità. Nacque così l’idea di creare un luogo accogliente e di supporto per le famiglie con bambini malati, ospedalizzati o disabili dai zero ai sedici anni.
Non è solo un luogo residenziale, è una casa aperta tutto il giorno, dalle 9.00 alle 19.00 per chi ha bisogno di riposarsi, leggere o stare in compagnia e soprattutto ricevere aiuto. C’è chi si occupa degli altri figli delle famiglie perché non stiano troppo spesso in ospedale, chi li segue per i compiti, chi trova giochi e amici. Si può alleggerire il carico delle famiglie in difficoltà in molti modi, qui puoi trovare chi ti accompagna per la città e chi ti ascolta.
Quando hai problemi di questo tipo hai bisogno di tutto, soprattutto di una quotidianità così difficile da mantenere quando c’è un figlio malato. Enrica la chiama quotidianità che cura perché fatta di un ambiente accogliente, familiare e colorato in cui poter ristabilire relazioni di amicizia, anche tra chi non si conosceva prima.
A casa Oz si svolgono molte attività, laboratori, sostegno scolastico, pranzi, feste. C’è uno staff qualificato di 14 persone e una novantina di volontari coordinati da una organizzazione di ferro.
Chiediamo ad Enrica come sia riuscita a creare questo progetto: «Con cinque amici a cui ho proposto il progetto abbiamo lavorato per strutturare l’idea e proporla a fondazioni, aziende, enti e privati cittadini. Ci abbiamo messo due anni, poi siamo partiti. Purtroppo ogni anno ripartiamo da zero perché i finanziamenti non sono duraturi e continuiamo a creare opportunità di sostegno. I progetti di comunicazione costano molto e per noi è importante che la raccolta fondi sia coerente e di senso rispetto al progetto.»
Così cinque anni fa sono nati i Magazzini Oz, una cooperativa sociale che fosse il progetto di visibilità per Casa Oz, in pieno centro a Torino. Qui si può fare attività commerciale, si può mangiare a pranzo e a cena o prendere un tè alla caffetteria; è un luogo di cucina, un emporio di oggetti e di incontri culturali. Tutto per Casa Oz.
«In più il cuore sociale dei Magazzini Oz è l’impiego lavorativo di ragazzi svantaggiati con difficoltà fisiche o mentali che usciti da Casa Oz avevano bisogno di un lavoro. Dopo un processo di formazione ora lavorano con noi. E’ il nostro progetto di comunicazione più grande e riesce a sostenere alcuni costi di Casa Oz quando ci sono degli utili.
I Magazzini sono un luogo di incontro, per fare rete; chi passa può lasciare i propri contatti rimanendo così “rintracciabile” rispetto a chi sostiene solo con la donazione economica. Infatti entrando o partecipando alle iniziative si ha la possibilità di mantenere la relazione e noi possiamo ricordare gli eventi, il 5 per mille o aggiornarli su altri progetti. Così si crea una rete di persone afferenti a diversi contesti sociali ed economici che possono entrare in sinergia facendo evolvere continuamente questo progetto o crearne altri.»
Chiedo ad Enrica quale difficoltà incontra più spesso nel percorso:« a volte è doloroso, voler continuare ad aiutare chi nel frattempo cresce, diventa più adulto; è difficile separarsi, lasciarsi andare. Non riusciamo a rispondere a richieste ulteriori che questi o nuovi ragazzi e ragazze ci pongono. Speriamo sempre che altre persone si mettano in gioco per trovare altre risposte. Ad esempio le famiglie chiedono progetti per il “dopo di noi” o aiuto per il lavoro, per una casa adatta o soluzioni sostenibili nel tempo.»
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento