The Walking DAD Story: “Racconto l’avventura di essere padre”
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Bari, Terni, Puglia - Esistono luoghi, nel web, dove ti è possibile fare due passi in compagnia, al fianco di chi vive la sua vita, magari anche geograficamente lontano da te, e la condivide in rete, creando non solo una vicinanza al sapore di umanità, ma anche diventando un vero e proprio compagno di un qualche possibile viaggio.
È questo il potere delle storie: grazie al racconto delle proprie esperienze, delle scelte e delle difficoltà, degli incontri e delle lezioni apprese, uno sconosciuto diventa più vicino. Confidandosi ti permette di accedere al suo mondo e, magicamente, così facendo permette anche al tuo di ampliarsi: una storia ti fa conoscere nuovi orizzonti e ti apre la via a possibilità che non conoscevi. Allarga il tuo mondo e ti fa sentire più grande e anche meno solo.
È un po’ questo “The Walking DAD Story”, il progetto che Giovanni Abbaticchio porta avanti da circa 3 anni, da quando – cioè – ha iniziato ad affrontare l’avventura di essere padre. Ricorda bene il momento in cui tutto è iniziato.
«È nato per caso, in un momento particolare della nostra crescita genitoriale, sia per me, che per mia moglie e mio figlio: quando ho accompagnato mio figlio la prima volta per l’inserimento e dopo solo due giorni mi son sentito dire dalla maestra: “Bene, papà, puoi andare a casa, tuo figlio se la cava egregiamente da solo”.
Quindi quelle aspettative che avevo sul seguire il bambino, aiutarlo, passare del tempo con lui sottraendolo al lavoro, quelle aspettative e fantasie che un padre si crea, essendo anche molto attento a queste fasi ove gli piacerebbe esserci, tutti quei sentimenti contrastanti, si sono scontrati con un “non c’è bisogno di te” e mi sono chiesto: “Perché ci rimango così male? Come mai sale questo sentimento? Chissà quanti altri genitori come me hanno vissuto gli stessi sentimenti… sarebbe bello sentirli, sapere cosa hanno vissuto”. Sarebbe bello vedere se trovo qualcuno che mi dice la sua. E così ho iniziato, dicendo la mia».
Così inizia l’esperienza di “The Walking DAD Story”, ovvero “papà in cammino” che possiamo prendere anche come “il cammino di un papà”, perché è un po’ questo il messaggio che Giovanni invia raccontando delle sue esperienze: cosa significa essere padre. «Io me lo chiedo ogni giorno – ammette Giovanni, Ludovico e Chiara, marito di Annarita e videomaker – Mi chiedo se sono un buon padre, se sto facendo tutto il meglio che si possa fare per essere all’altezza del ruolo che ho desiderato così tanto.
Giovanni è laureato in pedagogia e si occupa di videomaking per promuovere la sua regione, la Puglia. Forse è anche per questo che i suoi racconti, oltre ad essere articoli, sono diventati anche video divertenti, semplici e densi di storie, che si possono trovare sulla sua pagina Facebook.
L’idea di parlare delle avventure di paternità nasce dal momento in cui, divenuto padre, egli stesso cercò online qualche idea, suggerimento o storia che gli potesse dare un supporto, qualche spunto per affrontare meglio questa nuova avventura. Si rese presto conto che, però, di siti sulla paternità ce n’erano veramente pochi e non i rispondevano alle sue necessità. E allora ebbe inizio The Walking DAD Story.
«È cambiata la società, il modo di lavorare, di vivere e di relazionarci, anche con i sentimenti, abbiamo stimoli nuovi, anche più forti. Sicuramente siamo molto più partecipi alla vita famigliare e dei nostri figli, ma è una sensazione, non una constatazione. Dipende da ognuno di noi. Da come è, da come si pone, da cosa percepisce e da cosa sa trasmettere. La maturità con la quale arriva incontro al percorso genitoriale».
In The Walking DAD Story puoi trovare storie reali, di come questo papà si è approcciato allo spannolinamento, i momenti del gioco insieme con le Lego, le esperienze con la scuola e la preparazione dello zaino o le feste, come il vestito per Halloween. Ma non solo.
L’impegno di Giovanni si è poi spostato sempre più dalla figura del padre verso il sociale e ha iniziato a raccontare non solo di sé ma anche di famiglia, di relazioni e di umanità, cercando altre realtà di cui narrare, come enti, associazioni, altri genitori, creando contenuti su temi forti come: i vaccini, la logopedia, l’allattamento, la disabilità e gli sport integrati.
Ha dedicato anche spazio ad intervistare padri separati, per cercare in parte di comprendere, ma soprattutto per narrare che esistono genitori soli, che “camminano” cercando di essere presenti e di dare il meglio ad ogni passo: «Lo ripeto ogni giorno a me stesso: esserci sempre, anche quando si è distanti, questo conta, viversela, sbagliare, gioire, piangere, ridere, prendersi responsabilità. Questo per me è essere genitore».
Giovanni affronta questo cammino con semplicità e profonda umiltà: non ci sono “risposte” in quello che racconta, ma domande, ricerca di relazione e confronto reali. Un continuo mettersi al fianco di chi guarda ed ascolta, per fare – appunto – un passo insieme in questa camminata.
«Prima ancora dei nostri figli, forse, siamo noi genitori che dobbiamo acquisire consapevolezza. Prima di tutto ricordiamoci che nessuno di noi nasce imparato: voglio dire che nessuno nasce genitore. Dobbiamo formarci per bene durante la nostra crescita personale o attraverso la sana educazione (si spera) ricevuta dai nostri genitori, che a loro volta non sono nati genitori e così via. Poi dobbiamo essere consapevoli che desiderare di diventare genitori è ben diverso da esserlo, e qui ci scontriamo con il primo disagio, psicologico, che nasce dal timore di non essere capaci di assolvere a tutto l’impegno che ne deriva».
Abbiamo apprezzato molto anche l’etica con cui questo giovane padre conduce il suo impegno: nonostante il successo dato dai più di 10mila follower e dalla nomination al Macchianera Festival come miglior sito per genitori e figli, Giovanni ha rifiutato proposte, provenienti da brand famosi, di intrufolarsi nei suoi video per questioni di business ed ha preferito semplicemente continuare a raccontare storie.
«L’obiettivo del mio progetto è “dire la mia”, testimoniare. Raccontare la vita genitoriale vista dai miei occhi, quelli di un padre. Quando non avrò più niente da dire, smetterò».
Alla domanda di lungo termine su come il suo progetto potrà “cambiare il mondo” Giovanni risponde nel migliore dei modi: «Non sono in campagna elettorale (scherza) voglio solo che i miei figli possano vedere la vita come l’ho vista io. Non so “domani” – aggiunge – semplicemente “Walking”».
E così Giovanni Abbaticchio ci saluta riassumendo in poche parole il suo impegno quotidiano di “padre in cammino”: «Per prima cosa cerco di essere autentico e comportarmi normalmente, ovvero essere il più normale possibile, già questo in sé vuol dire educare, educare secondo uno stile di vita quotidiano, essere da esempio, essere UN esempio, conoscersi e ri-conoscersi reciprocamente, educare alla fiducia, alla cooperazione, al coinvolgimento e non al delegare, “schiavizzare”, e… se ci penso bene tutto questo vuol dire mettere in atto piani di azione condivisi contro un fare onnipotente, tipo padre padrone, agire in una logica di partenariato. Concedetemelo».
E noi diremmo: concediamocelo.
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