“Salviamo Venezia ed il mondo dai negazionisti del clima e dagli speculatori” – GUARDA LE FOTO
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Venezia, Veneto - “Siamo le ragazze e i ragazzi di Fridays for Future Venezia-Mestre, siamo quelli che, ogni venerdì e non solo, scendono in piazza contro i cambiamenti climatici, per la giustizia climatica. La nostra città, come molte volte abbiamo detto, è il simbolo e l’emblema di ciò che combattiamo ogni giorno: gli ultimi eventi per quanto possano sembrare straordinari non hanno più niente di eccezionale, anzi si stanno facendo sempre più frequenti.
Da due giorni ci siamo messi a lavoro per portare solidarietà e mutuo aiuto a tutta la cittadinanza, ci siamo messi a disposizione per dare una mano nelle calli, nelle botteghe, nelle case, nelle scuole e nelle biblioteche. Abbiamo voluto ricreare un senso di comunità reale, che davanti alla tragedia non si affligge, ma si rialza e resiste. Se, però, c’è chi vuole dividere e categorizzare gli interventi fra chi fa e chi invece parla, noi siamo pronti ad accettare la sfida e fare entrambe le cose.
Dopo giorni difficili, passati a contare e sistemare i danni di una città che sembra in guerra, una guerra contro il tempo che manca sempre più, crediamo sia giunto il momento di fare il passo seguente e raccogliere coraggio, perché solo il coraggio può far superare tragedie come questa e far si che non succedano più. Il coraggio di tirarsi su le maniche ed aiutare, e allo stesso tempo di indicare i colpevoli della devastazione che ha colpito molte zone del paese, la nostra città e le nostre vite.
Nei giorni scorsi siamo stati ringraziati e chiamati angeli e salvatori da molti politici, nella speranza forse che etichette suadenti potessero annebbiarci la vista, potessero fermare il nostro senso critico; certo, siamo fieri del lavoro svolto tra le calli veneziane insieme ai tanti e alle tante che si sono attivati, e siamo soddisfatti del riconoscimento avuto dalle persone che abbiamo incontrato. Ma tutto questo non può farci dimenticare come e perché siamo giunti a questo punto.
La nostra città ha vissuto e sta vivendo un fenomeno ai limiti della realtà. Solo nel 1966 l’acqua fu così “granda”, eppure le differenze rispetto a quella data sono evidenti: i giorni di inferno successivi, con la marea che non scende mai davvero, e il rischio che maree di portata eccezionale (sopra i 150 cm) possano divenire quotidianità, smettendo di fatto di essere eventi rari e circoscritti a eventi di forza maggiore. I cambiamenti climatici e l’innalzamento del livello del mare ci pongono davanti all’evidenza di una Venezia sempre più a rischio, alla faccia dei negazionisti (anche nostrani) del climate change.
Queste giornate tuttavia ci dicono di più: urlano che la nostra città è del tutto impreparata a tutto questo, si ritrova sguarnita di fronte all’emergenza climatica che il mondo intero sta attraversando. Ci parlano di decenni persi, un enorme lasso di tempo (più di mezzo secolo) dall’ultima alluvione eccezionale, in cui si è preferito ignorare il problema della crisi climatica, in cui si è scelto di allargare e cementificare le bocche di porto con progetti inutili e dannosi come il Mose, in cui si sono lasciate morire centinaia di barene (fondamentali per “difendere” la laguna dal mare), in cui si sono scavati canali enormi per le grandi navi, aprendo al mare vere e proprie autostrade dentro la laguna.
Più di mezzo secolo, e l’unica risposta che le istituzioni hanno saputo dare a chi sceglie di vivere in questa città è uno scheletro giallo (il MOSE) che non funziona e che anche un giorno arrivasse a funzionare decreterebbe la morte dell’ecosistema lagunare (con le previsioni attuali tra non molti anni a causa dell’innalzamento del livello del livello medio del mare il MOSE dovrebbe rimanere alzato per moltissimi giorni all’anno, impedendo il normale ricambio tra mare e laguna, andando quindi a soffocare quest’ultima).
Attorno a questo progetto sono stati gettati al vento miliardi, tra corruzione e finanziamento ad un’opera criticata e bocciata da tutti coloro che corrotti non erano. I cittadini e le cittadine, in questi 50 anni, hanno sempre saputo da che parte stare: contro il Mose, contro le grandi navi, contro ogni scavo in laguna utile a questi mostri. Come Fridays for Future siamo sempre stati al fianco di queste persone e di quei comitati e associazioni che hanno lottato per una città diversa, libera dalla morsa speculativa di chi l’ha sempre gestita solo come una miniera d’oro da cui ricavare più ricchezza possibile per pochi, sulla pelle di tante e tanti.
Per questo, dopo aver passato giorni a pulire questa città dalla macerie che l’hanno sommersa, ora vogliamo ripulirla dalla macerie morali e politiche che la affliggono da anni. Non possiamo che ritenere inaccettabili le passerelle politiche di questi giorni, fatte da chi fino ad oggi ha negato, nei fatti e nelle parole, l’esistenza di un’emergenza climatica. Ricordiamo che pochi mesi fa il Parlamento italiano ha rifiutato di dichiarare l’emergenza climatica in Italia. Sappiamo bene che è per colpa di politici negazionisti se abbiamo dovuto vedere le nostre case allagate e le nostre scuole chiuse. Il fatto che ognuno di loro sia giunto in città per chiedere l’immediato completamento del MOSE dimostra ancora una volta quanto questi politici siano distanti dai nostri territori, incapaci di comprenderne le reali necessità di tutela e salvaguardia.
Di certo la passerella che più ci ha disgustato è stata quella del Sindaco Brugnaro: dichiarazioni inaccettabili, oscillanti tra la volontà di incolpare tutto tranne che l’operato politico della sua amministrazione (e di quelle precedenti) e la scioccante richiesta di un veloce completamento del MOSE. Brugnaro si dimostra ancora una volta per ciò che è: una speculatore, pronto a chiedere altri fondi per un’opera che sa benissimo di non poter completare, di fronte invece ad una necessità economica reale per tutte le famiglie e le attività colpite che meriterebbe molta più attenzione.
Non solo, con 1,90 metri di acqua alta il MOSE sarebbe stato inutile in ogni caso, dato che la marea ha inondato Pellestrina e buona parte della “striscia di terra” che separe mare e laguna. Di cosa parla dunque Brugnaro, il sindaco che vorrebbe scavare ancora nuovi canali in laguna per far passare le sue amate navi da crociera? Noi non possiamo dunque accettare lo sciacallaggio e le dichiarazioni del Sindaco, che in questi giorni si sono succedete come ulteriore flagello sui nostri animi già piegati dalla catastrofe.
Venezia in questi giorni è sulle prime pagine di tutti i giornali e sui notiziari di tutte le televisioni, locali e internazionali, non solo perché è un gioiello patrimonio dell’umanità minacciato dal cambiamento climatico e dalla malapolitica umana, ma anche perché ci mostra prepotentemente che siamo nel bel mezzo di una crisi climatica, qui e ora. Venezia è un termometro degli effetti del cambiamento climatico, Venezia ci mette di fronte a uno scenario disastroso in cui sempre più spesso ci troveremo immersi, Venezia ci parla delle conseguenze dell’azione antropica sul pianeta.
Quello che vediamo poco sui giornali e sui vari media è che in Veneto l’ondata di maltempo non ha colpito solo l’isola del centro storico ma anzi, ancora più danni hanno interessato Pellestrina, Chioggia e tutto il litorale.
I due uragani mediterranei che hanno interessato tutta la Penisola colpendo la nostra città e le città di Matera e Licata aono fenomeni del tutto inabituali per la nostra regione, sono fenomeni che invece di solito dovrebbero interessare le regioni tropicali. Questo evento ci parla di un clima del tutto caotico e imprevedibile.
È fondamentale continuare a portare aiuto e solidarietà a chi ne ha bisogno, ma è altrettanto importante indicare i responsabili di questa crisi e chiedere provvedimenti seri e radicali per la salvaguardia della nostra città e del mondo intero. Rilanciamo momenti di discussione, mobilitazioni di solidarietà e aiuto diretto per i prossimi giorni”.
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