“Legno Vivo. Xylella, oltre il batterio”: esce il documentario!
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Puglia - Hanno attraversato secoli di storia, hanno sfamato generazioni di popoli del Mediterraneo. Gli antichi Greci avevano emanato addirittura una legge che prevedeva la pena di morte per chi abbatteva un olivo. Oggi per la pianta sacra per eccellenza, ricca di simbologia e misticismo, i tempi sono cambiati: in Puglia chi non abbatte gli ulivi rischia multe salate, attacchi e ritorsioni. Per quale ragione sta succedendo tutto questo? Come possiamo salvare questi monumenti della natura? Cosa rischiamo perdendoli? Con questo documentario vogliamo far luce su ciò che sta accadendo agli ulivi, alla terra e alle persone.
A queste e altre domande si è cercato di rispondere con “Legno Vivo – Xylella, oltre il batterio”, un docu-film che vuole essere spunto di riflessione e approfondimento sulla questione Xylella, una delle tematiche che negli ultimi anni ha imperversato maggiormente nel dibattito pubblico, mediatico e politico, assumendo preoccupanti risvolti non solo agricoli ed economici ma anche ambientali, sanitari, giuridici e sociali. Il documentario, di cui Italia che Cambia è mediapartner, verrà presentato il 26 novembre a Roma al Senato, unendo alla visione un incontro sui temi trattati nel docufilm, che appunto van ben oltre la questione Xylella.
Sebbene, ad oggi, non più di un 2% di ulivi sia stato trovato positivo al batterio (fonte: monitoraggi ufficiali della Regione Puglia), per contrastarne la diffusione sono state decise drastiche misure di emergenza: abbattimento degli ulivi e spargimento di pesticidi per il controllo dei vettori sulle piante ospiti. Si è chiesto di abbattere oltre 3 ettari di uliveto per ogni pianta colpita, a prescindere dal contagio e di irrorare gran parte della Puglia con prodotti fitosanitari. Questi trattamenti chimici eseguiti in un’area così vasta, hanno forti ripercussioni sulla biodiversità, sugli insetti impollinatori e su tutto l’ambiente, oltre che sulle aziende biologiche e sulla salute degli abitanti.
Agostino Di Ciaula, medico e presidente del comitato scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment), da noi intervistato ha affermato “La vicenda Xylella in Puglia è uno dei tipici esempi di come possano essere prese decisioni ad elevatissimo rischio ambientale e sanitario, senza tenere in alcun conto le evidenze scientifiche disponibili e le conseguenze delle proprie scelte”. Ad oggi infatti non vi sono prove scientifiche che dimostrino l’efficacia di queste pratiche. Come ha affermato Efsa già nel 2013 infatti “non è nota alcuna strategia precedente che abbia avuto successo nell’eradicazione di Xylella fastidiosa, una volta insediatasi all’aperto”.
Malgrado ciò, da ormai sei anni, questo è il piano messo in pratica da amministrazioni locali e governi nazionali. Con tutto ciò che ne consegue. Gli effetti catastrofici di queste politiche non riguardano infatti “solo” gli ulivi eradicati, ma anche la sicurezza dei territori. Molti espianti avvengono, infatti, in zone con vincolo idrogeologico e paesaggistico e in terre già pesantemente compromesse dall’utilizzo smodato e costante di agro-farmaci, che inevitabilmente hanno inquinato suoli e falde acquifere.
Ma ad essere a rischio è anche il futuro dell’olivicoltura e di un’eccellenza del Made in Italy: il piano di riconversione in atto prevede la piantumazione di cultivar brevettate o autosterili, idonee all’intensivo e al super-intensivo di bassa qualità. Anche in questo caso senza alcuna base scientifica che ne dimostri la resistenza al batterio.
A tal proposito Alberto Lucarelli, prof. di Diritto Costituzionale Università di Napoli Federico II, ha affermato: “Per il momento l’impressione è che con la scusa del presunto morbo si vogliano controllare i semi, la terra e l’acqua. Si voglia introdurre un nuovo modello di produzione intensivo realizzato anche e soprattutto con l’uso di prodotti chimici e con l’innesto di piante che producono royalties. Si tratta di un progetto orientato esclusivamente allo sfruttamento del suolo e della natura con nefaste conseguenze sull’ambiente e sulla salute che segna la fine dell’attività agricola svolta da piccoli proprietari. Il caso Xylella è paradigmatico del percorso dell’agricoltura nei nostri tempi. Distruzione dei piccoli contadini a favore della chimica delle grandi multinazionali. Una nuova forma di land grabbing”.
In Spagna, nella provincia di Almeria, dove il modello agricolo che oggi si sta imponendo alla Puglia ha già preso piede dagli anni ’90. Qui in pochi decenni l’agricoltura tradizionale è stata soppiantata da quella industriale e in soli 25 anni il paesaggio è cambiato drasticamente così come la vita di chi abita quei luoghi: falde acquifere prosciugate; fiumi che fino al 2000 portavano 90 litri di acqua al secondo oggi non arrivano a 4; pozzi da cui non si tira su neanche una goccia di acqua; suoli sempre più sterili e devastati da fitofarmaci e fertilizzanti; emigrazione altissima e paesi abbandonati; terre svendute a due lire; acqua desalinizzata dai rubinetti delle abitazioni; campagne vuote, di uomini e di animali; ulivi resi improduttivi dalla potatura meccanizzata dopo neanche 10 anni anni dalla messa a dimora. Il sistema agricolo è stato stravolto e i paesi sono stati abbandonati. Qui oggi l’acqua è il nuovo oro. Questo è il progresso che stanno imponendo anche alla Puglia. Un guadagno per pochi a discapito del bene di tutti.
Un modello agricolo causa dell’iper-sfruttamento dei terreni, della contaminazione delle falde acquifere e dell’inquinamento dei suoli, resi sempre più sterili e ostili alla vita. Durante il convegno, grazie all’intervento di esperti e professori universitari, saranno presentate le nuove scoperte scientifiche in ambito di microbiologia del suolo e di correlazione tra lo stato di salute del microbiota terrestre e quello umano.
Tanti cittadini, associazioni, scienziati e ricercatori, organizzazioni e comitati che presidiano il territorio, da anni combatto contro tutto questo, “pagandone le conseguenze in termini economici quando non in termini di minacce fisiche o psicologiche” come ha sottolineato anche il III Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia nel capitolo “Lo strano caso della Xylella fastidiosa” del 2015. A loro abbiamo voluto dar voce. A tutti coloro che in questi anni si sono schierati dalla parte degli ulivi, della terra, della biodiversità e della vita. Contro ogni forma di sfruttamento e di monocultura (in primis, mentale).
Il documentario è stato autoprodotto, con il sostegno della campagna gofoundme.
Tra gli intervistati:
Stefano Mancuso, Neurobiologo vegetale;
Vandana Shiva, Scienziata e attivista, Presidente Navdanya Internetional;
Agostino Di Ciaula, Dirigente Medico, ISDE;
Marco Nuti, Microbiologo, professore emerito dell’Università di Pisa e affiliato alla Scuola Sant’Anna di Pisa;
Marco Scortichini, Microbiologo, dirigente di ricerca Crea-OFA;
Margherita Ciervo, Dipartimento di Economia – Università degli Studi di Foggia;
Margherita D’Amico, Patologa vegetale;
Massimo Blonda, Ricercatore del CNR, già direttore scientifico ARPA Puglia;
Patrizia Gentilini, Oncologa, ISDE;
Pietro Perrino, Genetista, già dirigente di ricerca del Cnr;
La squadra di produzione è composta da Elena Tioli, da anni impegnata sul tema Xylella, dalla giornalista Francesca Della Giovampaola (Bosco di Ogigia), dal giornalista e regista Filippo Bellantoni e dal videomaker Simone Cannone.
Elena Tioli – Scrittrice, autrice e collaboratrice parlamentare. Da tanti anni si occupa di comunicazione nelle sue forme più disparate (tv, radio e giornali) trattando soprattutto temi legati alla politica e all’ecologia. Freelance per scelta, collabora con diverse realtà ecologiche e solidali. Cura il sito www.viveresenzasupermercato.it in cui si trattano temi legati al consumo critico e consapevole.
Francesca Della Giovampaola – Giornalista e permacultrice. Cura il Bosco di Ogigia, un progetto editoriale che tratta temi di agricoltura naturale, cibo sano, tutela ambientale e permacultura. In Toscana coltiva il suo bosco commestibile. A Roma promuove e organizza attività di permacultura urbana, con il gruppo PURO. Ha lavorato per 12 anni a Romauno, televisione della Capitale, dove ha condotto programmi d’attualità e il telegiornale.
Filippo Bellantoni – Giornalista, videomaker. Esperto di nuovi media e strategie social. Ha ideato, sviluppato e gestito siti d’informazione e d’attualità. Ha lavorato come videoreporter, dal 2005 al 2015, per il Tg di Romauno Tv. Cura il progetto editoriale online Bosco di Ogigia, occupandosi della parte di produzione video e delle strategie di comunicazione digitale.
Simone Cannone – Fotografo e videomaker. Ha partecipato a vari concorsi di fotografia e videografia. Nell’ambito del premio letterario “Miglior Borgo”, il suo corto “Subiaco” è stato premiato nella sezione video. È pilota certificato di droni con attestato riconosciuto dall’Enac.
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