Lasciare il lavoro per un sogno: il Sud America zaino in spalla
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Viaggiare a tempo pieno con lo zaino in spalla o lavorare e guadagnare in una grande società? Al giovane 24enne Tommaso Cherubini è bastato qualche mese per capire che alla vita in ufficio preferiva quella da vagabondo. Lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato il perché di questa scelta e del sogno che oggi sta realizzando: girare il Sud America per conoscere da vicino, fotografare e raccontare un mondo che lo ha sempre affascinato.
Puoi presentarti?
Mi chiamo Tommaso Cherubini, ho 24 anni e sono originario di Macerata, nelle splendide Marche. A 18 anni mi sono trasferito a Bologna per studiare Informatica all’Università e dopo 2 anni lì e uno in Erasmus a Valencia, in Spagna, mi sono laureato. Subito dopo, mi sono spostato a Torino per lavoro ma la mia esperienza non è durata molto. Infatti dopo soli nove mesi ho dato le mie dimissioni per intraprendere la vita che sognavo e che tutt’ora sto vivendo.
Che lavoro facevi e come mai hai deciso di licenziarti?
Ho lavorato come programmatore Android per una grande società. Grazie alla mia laurea non ho avuto problemi come tanti dei miei coetanei a trovare un buon lavoro con un buon salario, ma il breve lasso di tempo passato in ufficio mi è bastato per capire che non sarei riuscito a vivere così. La vita lavorativa e la routine mi limitavano, mi sentivo rinchiuso in una gabbia costruita dalla società, non vivevo più e non volevo abituarmi a tutto ciò. Così ho mollato tutto, mi sono licenziato e ho lasciato la mia amata casa torinese, per non averne più una.
Cosa hai fatto dopo esserti licenziato?
Sono voluto subito partire per il Camino de Santiago, un po’ perché da anni volevo farlo, un po’ per mettermi alla prova e provare a me stesso di aver preso la decisione giusta. Dopo questa fantastica esperienza ho continuato a viaggiare e a muovermi, tra giugno e settembre ho visitato Estonia, Lettonia, Finlandia, Russia, Ungheria, Repubblica Ceca e Francia prendendo parte a progetti e lavori molto interessanti. Tutto questo in attesa del Viaggio, quello con la “V” maiuscola che ho aspettato da una vita intera, il Sud America.
Cosa puoi dirci del viaggio appena intrapreso?
Sono arrivato il 15 novembre a Buenos Aires, dove c’era una famiglia di vecchi amici ad aspettarmi. Da qui l’idea è quella di portarmi a nord dell’Argentina per qualche giorno e varcare il confine con il Brasile. In seguito vorrei spostarmi in Uruguay, sempre per un breve periodo, per poi tornare a Buenos Aires ed iniziare la vera e propria “recorrida” del sud dell’Argentina. Non ho piani precisi, voglio visitare la meravigliosa Patagonia fino all’Ushuaia, villaggio all’estremo sud del continente nel bel mezzo della Terra del Fuoco, per poi percorrere le strade cilene da Sud a Nord.
Perché hai scelto il Sud America?
Da una vita sogno di girare da Backpacker questo vastissimo continente, così nel momento in cui ho deciso di dare una svolta alla mia vita non ho avuto dubbi. L’America Latina mi attrae perché mi è sempre stata raccontata come diverso rispetto a quello che noi consideriamo “la normalità”. Ho viaggiato molto nella mia vita finora, ma visitando soprattutto Paesi che hanno molto in comune con il nostro in quanto a società e stili di vita. Dirigendomi qui, invece, oltre alla natura incontaminata del territorio Patagonico, spero di conoscere modi di pensare e di affrontare la vita diversi da quelli occidentali.
Come viaggerai e che realtà vorresti visitare?
Mi muoverò principalmente in autostop e bus, dormirò in tenda e cucinerò con un fornelletto da campeggio. Il mio viaggio è volto a scoprire le civiltà e la vita locale dei luoghi in cui passerò, mi concentrerò sulle persone e cercherò di raccogliere racconti sullo stile di vita, le abitudini e le difficoltà dei popoli incontrati sulla mia strada. Cercherò di fare delle esperienze di volontariato e lavoro, per immergermi il più possibile nel mondo latinoamericano.
Quanto dovrebbe durare il tuo viaggio?
Non ho un biglietto di ritorno, non mi piace pensare alla fine di un viaggio. L’avventura durerà finché sarà affamato e avrò voglia di continuarla.
Racconterai il tuo viaggio?
Sì, ho deciso di creare un piccolo blog con foto e racconti dei miei viaggi passati e futuri. Lì pubblicherò articoli sotto forma di diario, con esperienze, incontri e, naturalmente, i problemi in cui mi imbatterò. Da sempre scrivo diari di viaggio ed ho la passione per la fotografia, quindi ho pensato che a chi non ne ha la possibilità, potrebbe far piacere leggere delle mie esperienze e viaggiare un po’ con me. Il blog si chiama tomminicherubaso.it e sarà possibile seguire il mio viaggio anche su Instagram e su Facebook.
Cosa vorresti portare a casa?
Cosa intendi per casa? Parli della mia tenda? A parte gli scherzi, questo viaggio ha un grande significato per me, sia per l’esperienza in sé, sia dal punto di vista personale: sarà il vero e grande strappo che darò alla mia vita, partire con lo zaino in spalla, una tenda e pochi euro (ora pesos) in tasca per me significa libertà.
Questa mancanza di sicurezze è quello di cui ho bisogno in questo momento e “a casa” vorrei tornare con più consapevolezza sugli stili di vita e sulla situazione in Latino America, ma soprattutto con la sensazione che la scelta di non seguire la via classica imposta dalla nostra società è stata quella giusta.
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