25 Nov 2019

Dall’Australia alla Basilicata: il “ritorno alla terra” di due fratelli lucani

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Giuseppe e Antonio sono due fratelli originari della Basilicata e fondatori della Biogastronomica Brigante Lucano. Dopo diversi anni passati lontani dalla loro terra hanno deciso di farvi ritorno per dedicarsi all'agricoltura biologica e all'allevamento di un'antica razza suina autoctona.

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Basilicata - Era il 2014 quando Giuseppe è partito per l’Australia, un luogo remoto non solo geograficamente, ma anche culturalmente. Mentre lui era immerso in questa esperienza agli antipodi del pianeta, suo fratello Antonio ne viveva un’altra in un territorio molto più vicino, ma per certi versi ancor più distante della ruspante ruralità australiana.

antonio avigliano brigante lucano
Antonio Avigliano

«Antonio è  restaurant manager e ha lavorato diverso tempo tra alberghi e ristoranti di lusso dell’arco alpino. Il Trentino dei VIP e delle piste sciistiche, per intenderci», ci racconta Giuseppe. Entrambi tuttavia sentivano che qualcosa non tornava e l’esigenza di fare un passo indietro è emersa una sera durante una conversazione telefonica: «Chiacchieravamo del più e del meno quando, mettendo a confronto le due realtà in cui eravamo calati, ci siamo chiesti: perché non puntare sulle potenzialità della nostra Basilicata e dei suoi straordinari orizzonti montani, che non hanno nulla da invidiare alle Alpi e all’Australia?»

Così i due hanno deciso di ritornare alle origini, tornare in quei posti dove sono nati e cresciuti, che profumano di passato e raccontano storie di vita contadina da cui entrambi sono sempre stati molto affascinati. «Siamo in Basilicata, sull’Appennino Lucano a 954 metri di altitudine in un piccolo borgo medievale chiamato Vaglio Basilicata, la cui storia ha origini antichissime:  tra queste montagne vivevano i Basileis, i re dell’era pre-romana», narra Giuseppe. «Sono luoghi magici, quando li vivi non puoi più farne a meno. Ma sono anche territori in cui si nascondono straordinari prodotti gastronomici, perché dunque non valorizzarli?»

Dopo un’attenta analisi, data la loro esperienza nell’allevamento di maiali e nella lavorazione dei salumi, complice anche il territorio montano e impervio, i due hanno pensato di dare valore ai terreni di famiglia incolti, ma soprattutto hanno voluto puntare su qualcosa di tipico del territorio lucano: «Perché allora – si sono chiesti – non allevare e valorizzare un’antica razza autoctona come l’Antico Suino Nero Lucano?».

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All’inizio degli anni 2000 questa razza di maiali era quasi estinta, ma grazie al parsimonioso lavoro di alcuni allevatori custodi, dell’università di Basilicata e dell’ARA, era riuscita a sopravvivere e a rifiorire su tutto il territorio regionale, anche se con tantissime difficoltà. «Non ci siamo scoraggiati; la voglia di fare e di riuscire era ed è tanta. Le nostre giornate infatti iniziano quasi sempre all’alba e non finiscono mai prima del tramonto. Giornate lunghe e intense che vengono suddivise per compiti e per priorità. A darci una mano è l’instancabile volontà di voler far bene, di valorizzare al meglio il nostro lavoro, ma soprattutto la voglia di aiutare lo straordinario territorio lucano a riscattarsi.»

L’azienda Biogastronomica Brigante Lucano è a conduzione prevalentemente familiare: Antonio si occupa soprattutto della gestione degli animali e del loro benessere, supportato molte volte dal “factotum”, papà Faustino, il braccio forte e la mente. «Gli animali – spiega Giuseppe – vivono allo stato semi-brado in boschi di Querce, di Cerro e di macchia mediterranea, liberi di pascolare durante tutto l’anno nutrendosi di quello che il territorio offre: ghiande, bacche, erbe spontanee e radici. Abbiamo instaurato accordi di filiera con alcuni cerealicoltori che ci forniscono solo materie prime lucane

Poi c’è Mamma Mimma, dedita alla cura dell’orto estivo in cui cresce il peperone cosiddetto di Senise, da cui viene ricavata una polvere macinata di peperone sia dolce che piccante con cui sono conditi i salumi. «Mamma inoltre è dedita anche alla raccolta del finocchietto selvatico e alla sua parsimoniosa selezione, tutta ovviamente manuale». C’è poi Silvia, la compagna di Antonio e mamma della piccola Sofia, che si occupa degli ordini dei clienti e della gestione delle spedizioni, ma soprattutto della burocrazia.

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«Infine ci sono io, che pur vivendo ancora in Australia, anche se non per molto, sono quello che gestisce indirettamente tutte le attività che servono a supportare l’azienda e renderla visibile via social e via web, mi occupo di public relations e gestisco il nostro e-commerce. Sono però soprattutto il norcino di questa azienda.»

«Il nostro – prosegue Giuseppe – è un lavoro che richiede molte cure e molta attenzione; non affrettiamo mai nulla e diamo il giusto tempo a ogni cosa. La nostra filosofia è basata su un concetto molto importante, siamo ritornati alle origini perché è per noi importante rallentare i tempi frenetici della vita moderna, riproducendo questo concetto in ciò che produciamo.»

La conclusione di Giuseppe è dedicata alla sua terra: «Viviamo in una delle regioni più belle d’Italia, poco conosciuta e riconosciuta dalla politica locale e dal lucano stesso, che a volte non si rende conto di vivere in un luogo straordinario. Noi crediamo fortemente in quel che facciamo perché conosciamo il valore aggiunto che può offrirci questo territorio. Il nostro sogno è veder rinascere il Sud e la Basilicata, perché le potenzialità sono altissime. Basta saperle coltivare valorizzandole».

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