Seguici su:
Torino - Gli Asili Notturni Umberto I furono fondati a Torino nel 1886 da un gruppo di persone ispirate da principi di fraternità e solidarietà. I primi ospiti delle sue strutture furono gli operai delle Scuole Officine Serali, giovani immigrati, prevalentemente dal sud Italia, che frequentavano presso le Scuole corsi di specializzazione e qualificazione per la piccola e grande industria.
Con il tempo la società, i bisogni e le necessità sono notevolmente mutati, ma questo luogo continua a offrire, senza distinzione di nazionalità e religione, un ricovero notturno temporaneo a persone residenti in questa città o di passaggio, sprovviste di mezzi e nell’intento di trovare asilo in altro luogo.
«L’asilo – ricorda Luca Arturi, psicologo volontario – in tutte le culture rappresenta l’ospitalità, il rifugio, che si tratti dell’infanzia o altro di più drammatico come i rifugiati». Qui si accoglie il disagio delle persone e lo si trasforma in qualcosa di propositivo.
E anche il disagio nel tempo è cambiato. Nell’antico edificio di via Ormea, completamente ristrutturato dopo la chiusura del 1981, non arrivano più solo persone senza fissa dimora, chi ha perso tutto, ma anche tante persone e famiglie in difficoltà e tante di origine italiana. Perché la povertà non è più solamente contraddistinta dalla prevalente mancanza di cibo, ma anche dalla carenza di strutture e di servizi. Luoghi come questo suppliscono attraverso la solidarietà dei privati cittadini laddove lo Stato è carente.
Questa realtà, come ricorda Sergio Rosso, è cresciuta intorno ai bisogni: «prima di tutto quello di un letto dove dormire, da cui poi l’esigenza di offrire un pasto caldo serale, ma per mangiare ci vogliono i denti», da qui l’apertura di un ambulatorio dentistico che cura ogni anno circa 5000 pazienti.
Oltre al dormitorio che può ospitare fino a trenta persone e alle cucine che offrono pasti caldi in loco e distribuiti alle famiglie bisognose, sono molti i servizi oggi offerti: dal parrucchiere alla distribuzione di vestiario, dall’assistenza legale e psicologica fino a quella medica con ambulatorio dentistico, di medicina generale, oculistico e di otorinolaringoiatria. Un modo per ribadire quel diritto alla salute e a ricevere cure adeguate che spesso rischia di essere tradito.
Nella struttura vengono curate malattie da raffreddamento, frequenti nei soggetti costretti spesso a inconsistenti ripari notturni (o diurni); malattie dentarie, riscontrate in particolar modo nei soggetti dell’Est Europa, frutto di carenze terapeutiche nei paesi di origine; malattie dermatologiche ed oculari. Vengono inoltre medicate contusioni, ferite varie, ulcere trofiche agli arti inferiori legate a problemi circolatori e di scarsa igiene.
Ma, come sottolinea Piero Digirolamo, medico volontario, oggi ad essere curate non sono più prevalentemente le “patologie da strada”, ma il poliambulatorio specialistico segue cardiopatici, diabetici, ipertesi e persone affette da altre problematiche mediche che non hanno nessuna possibilità di curarsi diversamente. Accanto a questo anche il progetto “Bambini Ridenti” che inizialmente offriva assistenza ai bambini in affidamento e che si è poi esteso a tutti i bambini le cui famiglie non potevano aver accesso ad altre cure.
Nel 1998 gli Asili Notturni, le Officine Serali e l’Università Popolare di Torino hanno fondato anche Piccolo Cosmo. Rilevando un altro importante bisogno, Piccolo Cosmo, nelle sue due sedi in via Ormea ai piani superiori degli Asili e in via Cosmo, offre ospitalità gratuita, su indicazione delle strutture ospedaliere torinesi, agli accompagnatori dei malati lungodegenti o a malati che che devono entrare e uscire frequentemente dagli ospedali della città.
Mini alloggi, per un totale di oltre sessanta posti letto, completamente arredati completi di bagno, cucina e lavanderia comuni, con saloni di ricreazione, oltre a tutte le attrezzature necessarie ai portatori di Handicap. Piccolo Cosmo nel suo complesso, risulta essere la più grande struttura italiana completamente gratuita per l’accoglienza dei familiari con scarse possibilità finanziarie, di malati lungodegenti curati in ospedali cittadini e dei pazienti stessi durante le cure in Day Hospital.
In una società che spesso mira alla massimizzazione dei redditi e monetizza i valori della vita, questa esperienza, resa possibile da centinaia di volontari e dalla generosità di privati, aziende, associazioni e fondazioni, ci racconta un’altra storia, quella di un’Italia che agisce e che cambia ciò che è necessario cambiare.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento